Il ritorno di Draghi: la ricetta su Ue e PNRR

L'ex Premier traccia la rotta nel suo discorso alla Martin Feldstein Lecture di Cambridge (Massachusetts): dal "Whatever it takes" al "volo del calabrone"

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Redazione

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Paralisi o uscita dal percorso di integrazione. Di fonte al bivio che si presenta all’Europa – indebolita dall’aggressione della Russia all’Ucraina, dalla Brexit e dagli strascichi della pandemia – l’ex presidente del Consiglio italiano ed ex numero uno della Bce, Mario Draghi, nel suo discorso alla Martin Feldstein Lecture di Cambridge (Massachusetts) cassa entrambe le alternative come “costose” e “impraticabili” e traccia la nuova rotta. Un percorso che dall’iconico “Whatever it takes” che ha contribuito a salvare l’Unione europea nel 2012 deve portare ora a creare i presupposti per il prossimo “volo del calabrone”, il sentiero verso una politica di bilancio comune nell’eurozona. Un salto che prevede un “processo politico” e non “tecnocratico”.

Una maggiore integrazione UE

Nel dettaglio, per Draghi è necessario accelerare l’integrazione Ue non più con un metodo “tecnocratico” come nel caso della nascita dell’euro che “ha avuto successo” ma attraverso un “genuino processo politico dove l’obiettivo finale sia esplicito sin dall’inizio” e “sostenuto dai votanti nella forma di un cambio dei trattati europei”. Una strada – ha sottolineato Draghi – “fallita a metà degli anni 2000 ma che ora ha “maggiore speranza” di successo. “Credo che gli europei – ha detto Draghi – siano ora più pronti, rispetto a venti anni fa verso una maggiore integrazione perché ora ci sono solo tre opzioni: paralisi, uscita o integrazione. I sondaggi – ha aggiunto – ci dicono che i cittadini sentono un crescente senso di minaccia esterna soprattutto dall’invasione russa e questo rende la paralisi inaccettabile. L’ipotesi di uscita è passata dalla teoria alla realtà con la Brexit con benefici molto incerti e costi tutti visibili. Per questo i costi di una ulteriore integrazione sono minori”.

Cambiare le regole di bilancio

Quando il Nextgeneration Ue terminerà, l’Europa – rileva Draghi – non disporrà più di uno strumento comune sugli investimenti per la transizione ecologica. In tale scenario la sola opzione è quindi quella di “ridefinire la Ue, il suo quadro di regole di bilancio e, con un ulteriore allargamento sul tavolo, anche il suo processo decisionale”. Per l’ex presidente del consiglio il “serio rischio” è quello di non raggiungere gli obiettivi sul clima e “forse perdere la nostra base industriale ad aree (del mondo ndr) che si impongono meno limiti”.

Nuove regole per rispondere agli shock comuni

Per Draghi l’Europa si deve dotare di nuove regole che le consentano di affrontare shock comuni piuttosto che, come accaduto nel passato, singole crisi. “La natura degli shock che stiamo affrontando sta cambiando. Con la pandemia, la crisi energetica e la guerra in Ucraina, – ha detto Draghi – ci troviamo sempre più di fronte a shock comuni e importati piuttosto che a shock asimmetrici, creati internamente. Ciò sposta il problema dal sostenere gli stati in difficoltà all’affrontare sfide condivise, creando così un diverso allineamento delle preferenze politiche. Se il grado di convergenza all’interno dell’area dell’euro è più alto, la frequenza degli shock asimmetrici è minore e il finanziamento comune di obiettivi condivisi aumenta, più rari diventeranno i casi in cui una capacità fiscale sarà davvero necessaria”. Appaiono, dunque, sempre più necessarie – ha proseguito Draghi – “regole che facilitino il massiccio fabbisogno di investimenti di cui abbiamo bisogno. E – ha aggiunto – dobbiamo garantire la credibilità a medio termine delle politiche fiscali nazionali in un contesto di livelli di debito post-pandemia molto elevati”.

PNRR: Italia rispetti i tempi con efficienza e integrità

“L’Italia – afferma Draghi – è il maggiore beneficiario del Next Generation Eu e quindi deve dimostrare di poter spendere le risorse secondo i tempi, con efficienza e con integrità”.

Una difesa comune europea

“Una immediata conseguenza” della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina è “che noi – afferma Draghi – dobbiamo realizzare una transizione verso una più forte difesa comune europea” e per questo occorre “raggiungere gli obiettivi minimi di spesa Nato del 2% del Pil”.