Com’è diventato presidente Nelson Mandela: dal carcere alla lotta all’apartheid

Dagli studi e dai consigli tribali alla guida del Sudafrica: Nelson "Madiba" Mandela ha lottato contro la segregazione ed è stato in carcere gran parte della sua vita. Ecco la sua storia

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Su 95 anni di vita ne ha passati ben 27 in carcere, ma le sbarre non hanno fermato la sua determinazione nella lotta al razzismo e per il rispetto dei diritti umani. Parliamo di uno degli uomini più celebri e influenti dell’intera storia umana, icona della resistenza all’apartheid in Sudafrica: Nelson Mandela.

L’11 febbraio 1990 Madiba, questo il suo soprannome, viene rilasciato dopo quasi tre decenni di reclusione, gran parte in regime di carcere duro e isolamento totale. Una punizione disumana, una tortura, come l’ha definita lui stesso. Ma dalle ceneri dell’abisso umano, Mandela è riuscito a risorgere trascinando l’intero mondo nella causa della fratellanza e diventando il primo presidente nero del Sudafrica.

Quando e perché Mandela è finito in carcere

“Ho accarezzato l’ideale di una società democratica e libera in cui tutte le persone vivano insieme in armonia e con pari opportunità. È un ideale per il quale spero di vivere e che spero di raggiungere. Ma, se sarà necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire”. Le parole dei grandi uomini che hanno fatto la storia non sono quasi mai banali, e Mandela non fa eccezione. Queste in particolare furono pronunciate dopo la condanna per alto tradimento inflittagli dal Tribunale di Johannesburg nell’aprile 1964, in quello che è noto come il “processo di Rivonia”.

Ma cosa aveva fatto Mandela per meritare il carcere? Il “grande condottiero” scherzava a volte sul fatto che il suo nome in lingua xhosa, un gruppo etnico africano, significa “attaccabrighe”. L’adolescenza “impegnata” all’interno dei consigli tribali e gli studi all’Università di Fort Hare (un’istituzione riservata alle persone di colore) hanno forgiato i suoi ideali antimperialisti contro il colonialismo occidentale dell’Africa. Fondò assieme ad altri l’ANC (African National Congress), un movimento che si opponeva all’oppressione imposta da decenni ai neri sudafricani.

Quando però, nel 1948, salì al potere il Partito nazionale di Daniel François Malan, fu istituzionalizzato il regime di apartheid e introdotte misure di esclusione e segregazione della popolazione nera e meticcia. Si sviluppò una disobbedienza civile che vide Mandela tra i protagonisti di manifestazioni e boicottaggi. Accusato di alto tradimento e processato, Madiba per venne liberato per mancanza di prove nel 1961. L’anno seguente non riuscì tuttavia a evitare la cella: rientrando da un viaggio di raccolta fondi, Mandela fu arrestato e condannato al carcere. Mentre era in prigione fu dichiarato colpevole di sabotaggio, tradimento e cospirazione violenta per rovesciare il governo. Malgrado si trovasse in prigione, quello stesso anno fu eletto presidente dell’ANC.

La lotta contro il razzismo e l’apartheid

L’influenza di Mandela si rivelò decisiva anche nell’assemblea popolare del 1955, la cui adozione della Carta della Libertà stabilì il fondamentale programma della causa anti-apartheid. Ispirandosi al Movimento 26 luglio di Fidel Castro durante la Rivoluzione Cubana, Mandela fondò insieme ad altri “Umkhonto we Sizwe” (“Lancia della Nazione”, abbreviato in MK), in pratica il braccio armato dell’ANC.

Nel 1962 viene arrestato una seconda volta e condannato a 5 anni di reclusione per aver organizzato manifestazioni di protesta e per essere uscito dal Paese senza autorizzazioni ufficiali. L’anno seguente l’accusa di alto tradimento, inclusa quella di cospirazione per aver cercato di aiutare altri Stati a invadere il Sudafrica, lo relega in prigione per oltre 26 anni, durante i quali Mandela viene sempre più coinvolto nell’opposizione all’apartheid. Lo slogan “Nelson Mandela Libero” diventa il grido di tutte le campagne anti-razziste del mondo.

Quelle prime elezioni rivoluzionarie

La svolta arriva nel febbraio 1990 quando Frederik de Klerk, presidente della Repubblica per il Partito nazionale, molla la presa e inaugura il percorso per abolire la segregazione razziale. L’ANC diventa un libero partito e Mandela viene rilasciato. Nel 1993 i due vincono insieme il Premio Nobel per la Pace e il 27 aprile 1994 Mandela viene eletto presidente del Sudafrica. Il primo nero a riuscire nell’impresa, in anni di fuoco.