L’attesa conferenza stampa della presidente del Consiglio GiorgiaMeloni che avrebbe dovuto rivelare i dettagli dell’approdo della Manovra finanziaria in Parlamento è stata rinviata. Il testo preliminare è stato approvato dal Governo la scorsa settimana ma i dettagli tecnici stanno bloccando la legge di bilancio nei ministeri.
Molti i problemi ancora da risolvere, sia sulla raccolta dei fondi che sulla spesa. La trattativa con le banche per il contributo da 3 miliardi di euro è ancora in corso, mentre i medici e gli infermieri continuano a protestare per le poche risorse destinate alla sanità. Anche Confindustria non ha ancora concluso le sue discussioni con l’esecutivo e sta dialogando su una possibile riforma dell’Ires.
La conferenza stampa di Meloni è saltata
Nella serata del 21 ottobre avrebbe dovuto tenersi la conferenza stampa di Giorgia Meloni e di altri ministri del Governo sulla Manovra finanziaria. Il testo è stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri e sembrava poter approdare in Parlamento entro i limiti di tempo imposti dall’Unione europea, il 20 ottobre.
La ragione ufficiale del rinvio è l’assenza del vicepremier Antonio Tajani, impegnato in una riunione del G7, ma, secondo l’agenzia di stampa Ansa, dalla stessa maggioranza stanno emergendo problemi legati al testo della Manovra stessa. I tecnici dei ministeri stanno faticando a trovare le soluzioni necessarie all’applicazione delle norme pensate dal Governo.
Il testo deve inoltre ancora arrivare alla Presidenza della Repubblica, un passaggio rituale ma necessario. Nonostante abbia approvato la bozza preliminare con largo anticipo, quindi, il Governo è ora in ritardo nel processo di approvazione della Manovra, seppur soltanto di qualche giorno.
Tra le paure della presidente del Consiglio c’era anche quella che lo scontro in atto con la magistratura finisse per monopolizzare l’attenzione dei giornalisti e togliere spazio alla Manovra stessa.
Perché la Manovra non è ancora arrivata in Parlamento
Esistono però seri problemi che riguardano le norme contenute nella prima bozza della Manovra approvata dal Consiglio dei ministri. Il primo riguarda il contributo delle banche, chiesto dal Ministro Giorgetti e quantificato in un anticipo di 3 miliardi di euro in totale di alcune tasse, le imposte differite attive.
Al momento non sarebbe ancora stato trovato un modo di formulare questa norma affinché possa passare l’esame del Parlamento e della Presidenza della Repubblica. Il finanziamento di molte misure poggia su questo contributo, quindi senza di esso non è possibile procedere.
Continuano poi le proteste di medici, infermieri e operatori sanitari contro la scarsità di fondi destinati alla sanità nella legge di bilancio. Subito dopo l’approvazione della prima bozza del testo da parte del Consiglio dei ministri, sembrava che il fondo sanitario sarebbe stato aumentato di oltre 3 miliardi di euro, mentre in realtà ulteriori dettagli hanno rivelato che, per il 2025, il denaro a disposizione sarà poco più di 900 milioni di euro.
Che la Manovra non abbia ancora raggiunto una forma definitiva lo conferma anche il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che continua a premere per una riforma dell’Ires, oltre a manifestare una seria preoccupazione per il futuro del Piano Transizione 5.0 delle imprese italiane. La Lega promette battaglia in Parlamento per rimuovere l’aliquota maggiorata sulle criptovalute. Voci contrarie anche al taglio degli stipendi dei manager pubblici, mentre Confedilizia critica la riduzione dei bonus edilizi.