Xi Jinping torna in Europa e vola da Macron: il vero obiettivo della Cina è l’Ue

La visita di Stato del presidente cinese comincerà in Francia e proseguirà in Serbia e Ungheria. A cinque anni dall'ultima, per tentare di incrinare l'allineamento strategico dell'Ue nei confronti degli Usa

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

L’Europa resta il Continente più importante del pianeta. Sembra rivelare soprattutto questa verità geopolitica la visita di Xi Jinping, in quello che è il primo viaggio istituzionale del presidente cinese dalle nostre parti in cinque anni, dai tempi della pandemia Covid. In un tour scandito da tappe inedite e storiche per un Capo di Stato del gigante asiatico: Francia, Ungheria e Serbia.

Xi vedrà per primo proprio il suo omologo francese Emmanuel Macron, ma il suo obiettivo trascende i confini transalpini. Pechino vuole evitare che si apra anche un fronte commerciale con l’Ue dopo quello con gli Usa, mentre l’atteggiamento di Bruxelles verso la Cina si inasprisce per i casi di spionaggio, le accuse di campagna di disinformazione, il rafforzamento delle relazioni bilaterali e il sostegno del Dragone alla Russia nella guerra all’Ucraina. Senza dimenticare il dossier Taiwan, la cui escalation darebbe il via alla Terza Guerra Mondiale non più a pezzi come quella attuale, teorizzata da Papa Francesco.

La visita di Xi Jinping in Europa: prima tappa in Francia da Macron

La prima tappa della missione di Xi Jinping sarà dunque a Parigi, col pretesto di onorare i 60 anni di relazioni ufficiali bilaterali. Lunedì sarà il giorno dell’incontro col presidente Macron e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Sarà invece assente il cancelliere tedesco Olaf Scholz che, malgrado le pressioni dell’Eliseo per un vertice congiunto, si recherà in visita in Lituania e Lettonia. Nella recente telefonata con il consigliere diplomatico di Macron, Emmanuel Bonne, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha lanciato un appello chiedendo alla Francia di spingere l’Unione europea “a perseguire una politica positiva e pragmatica nei confronti della Cina” sulla visione comune di “indipendenza e autonomia” (dagli Usa) e di opposizione “a divisione del mondo e scontro tra campi”, nel resoconto dato da Pechino.

Sempre rinviata, la tournée che porta il presidente cinese e la consorte Peng Liyuan in Francia vedrà un ricevimento in pompa magna all’Eliseo, con cena di Stato nei saloni del palazzo presidenziale. All’incontro parigino, come un anno fa in Cina a parti invertite, sarà invitata anche von der Leyen per un tavolo trilaterale. Il giorno dopo, le due coppie presidenziali viaggeranno insieme verso la regione dei Pirenei, dove il presidente francese intende avere un momento di maggiore riservatezza con il leader cinese. E non poteva scegliere location migliore di Bagnéres-de-Bigorre, luogo della sua infanzia in cui si recava molto spesso dall’amata nonna materna, Germaine Nogués, scomparsa nel 2013. Un luogo intimo per Macron, che vuole così ricambiare il gesto compiuto l’anno scorso da Xi, che lo ricevette a Canton per una cerimonia del tè nella residenza del governatore della provincia del Guangdong, dove suo padre Xi Zhongxun visse quando ricopriva quella carica, fra il 1978 e il 1981.

Secondo fonti della presidenza francese, i colloqui riguarderanno le crisi internazionali, in primo piano quelle della guerra in Ucraina e la situazione in Medio Oriente, le questioni commerciali, le cooperazioni scientifiche, culturali e sportive e le azioni comuni di fronte ai temi globali, in particolare l’emergenza climatica, la protezione della biodiversità e la situazione finanziaria dei Paesi più vulnerabili”.

Esattamente un anno fa, a Pechino e Canton, Macron chiese a Xi di “riportare la Russia alla ragione” riguardo l’aggressione all’Ucraina. Il presidente cinese, in un faccia a faccia con il capo dell’Eliseo, si era detto disponibile a telefonare al suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, circostanza che poi si verificò effettivamente dopo poco, senza però che ne siano scaturiti gli agognati passi avanti diplomatici sui quali contava Parigi. La Francia, ora, conta di riprovarci. L’Eliseo continua a considerare la Cina il principale alleato politico ed economico della Russia, con la quale il dialogo è congelato. I rapporti con Pechino diventano, di conseguenza, prioritari per quanto riguarda il conflitto ucraino: “Bisogna continuare a impegnare la Cina che, oggettivamente, è il soggetto internazionale che ha le leve più importanti per influire sui calcoli di Mosca“, ha fatto sapere una fonte diplomatica francese. Sempre con grande prudenza, sottolineando che in questi casi non ci si aspettano grandi svolte da un giorno all’altro.

Le altre tappe europee: Serbia e Ungheria

Dopo la Francia, Xi volerà in Serbia, dove il 7 e l’8 maggio intratterrà colloqui con il presidente Aleksandar Vucic. I due Paesi coltivano una lunga “amicizia”, soprattutto dal 1999, quando la Nato bombardò l’ambasciata della Repubblica Popolare a Belgrado, causando tre vittime cinesi. I leader commemoreranno i fatti di 25 anni fa, con prevedibili stoccate ad Alleanza Atlantica e Occidente. Le grandi potenze non fanno mai nulla per niente: la visita di Xi è il sintomo evidente della volontà di Pechino di strappare il Paese balcanico alla storica e pressante influenza della Russia, grande sorella maggiore slava e ortodossa.

Un ulteriore indizio di questa tattica è data dagli investimenti cinesi in Serbia, cresciuti negli ultimi anni (passando da 2 milioni del 2010 a 528,5 milioni di euro nel 2020). Nel 2009 i due Paesi hanno inoltre firmato un accordo strategico, rafforzato poi nel 2013 con una dichiarazione congiunta. La collaborazione spazia in molteplici settori come la cultura, i media e l’università, per non parlare dei fiumi di denaro finiti da Pechino nelle casse dei partiti serbi. Il Paese balcanico è centrale anche nel progetto delle Nuove Vie della Seta, il grande piano di controglobalizzazione cinese che vuole scalzare l’egemonia statunitense e collegare Asia ed Europa attraverso infrastrutture e traffici commerciali terrestri e marittimi.

Xi si sposterà poi a Budapest (8-10 maggio), dove il premier Viktor Orban è al potere da 14 anni con posture sempre più autoritarie. L’Ungheria si divide tra blocco Ue-Nato e legami diplomatici e commerciali con le autocrazie, in primis la Russia. Orban era inoltre l’unico leader Ue presente al Forum Belt and Road Initiative di ottobre 2023: qui incontrò sia il presidente cinese sia Vladimir Putin, rafforzando il ruolo dell’Ungheria di “portone europeo” della Repubblica Popolare, confermato dal progetto del maxi impianto di batterie per veicoli elettrici da 8 miliardi di dollari del colosso cinese Catl.

Cosa vuole la Cina dall’Ue

La leadership cinese è “abbastanza chiara su ciò che vuole”, ha osservato Abigael Vasselier, a capo delle relazioni estere di Merics, think tank tedesco focalizzato sulla Cina. Il Dragone “non può permettersi di subire sempre più restrizioni sul mercato europeo, ma allo stesso tempo non ha un’offerta per l’Europa in questo momento”. E la ragione è dovuta “alla vicinanza delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti”, ha notato Francois Godement dell’Institut Montaigne, in un forum organizzato dall’Atlantic Council. Xi Jinping, in altre parole, ha come priorità l’attività di lobbying contro le indagini anti-sovvenzioni dell’Ue, a partire da quelle sui veicoli elettrici che hanno preso di mira i produttori Byd, Saic e Geely, accusati di non aver fornito informazioni sufficienti e poco trasparenti. Pechino ha esportato verso l’Ue e-car per un totale di oltre 11,5 miliardi di dollari nel 2023, in base alle stime di Rhodium Group, e il varo di dazi rappresenterebbe un duro colpo. Al contempo Xi punterà a stabilizzare le relazioni bilaterali, in una fase di rapporti Usa-Ue molto stretti dopo l’invasione russa dell’Ucraina, per evitare una saldatura transatlantica anche sul fronte commerciale.

Mettendola giù in maniera più schietta: Xi punta a sfruttare il suo primo viaggio ufficiale in Europa da cinque anni a questa parte per tendere una mano al Vecchio Continente, e tentare di allentare il suo allineamento strategico agli Stati Uniti. Secondo Bloomberg, lo scopo principale del viaggio del presidente cinese è di “inserire un cuneo tra l’Europa e gli Stati
Uniti”. Pechino offre al blocco europeo “opportunità economiche assai maggiori di quanto gli Usa vogliano ammettere”. In questo senso il network economico reputa significativa la scelta dei Paesi in cui Xi farà tappa.

Francia, Serbia e Ungheria “cercano investimenti da parte della Cina, nonostante una serie di indagini avviate dall’Ue in merito alle politiche industriali del Dragone e gli avvertimenti dei funzionari di Washington in merito ai rischi”. Per riuscire nel suo intento, il Regno di Mezzo intende sfruttare i dubbi e le divisioni che attraversano la comunità europea, che fatica a orientarsi tra le opportunità e i rischi legati ai rapporti economici e commerciali con Pechino. Capitalizzando queste fratture, Xi sarebbe intenzionato ad allontanare l’Unione europea dagli Stati Uniti, e a configurare la Cina come partner indispensabile dell’Europa per il futuro.

I cinesi, che si dicono neutrali, non hanno mai condannato l’invasione russa dell’Ucraina, pur lanciando appelli alla pace. In questo quadro, emerge anche l’importanza della visita di Putin in Cina, programmata per il mese di maggio.

Cosa vuole l’Ue dalla Cina

Dall’altro lato del tavolo, la frustrazione delle istituzioni Ue verso la Cina è massima. L’Unione europea è parte della sfera d’influenza americana, è in tutto e per tutto immerso ne blocco occidentale a guida Usa. Una delle richieste di lunga data di Macron e Scholz (che poche settimane era a Pechino) alla Repubblica Popolare è quella di fare pressione su Putin per chiudere il conflitto contro Kiev.

“A due anni dall’inizio della guerra, gli europei hanno capito che questo non accadrà”, ha spiegato Vasselier. Anzi, sta avvenendo il contrario: Russia e Cina rafforzano i legami militari anche per quanto riguarda il dossier Taiwan. “Vediamo, per la prima volta, esercitazioni congiunte (anche con l’Iran) in relazione a Taiwan”, ha detto Avril Haines, capo del National Intelligence. La Francia, dal canto suo, tenta di mettere la sua agenda nazionale davanti a quella comunitaria manovrata dagli Usa, in un momento in cui la stanchezza imperiale americana sembra lasciare spazi vuoti che Parigi vuole dunque riempire con la propria influenza.