L’Ucraina prepara una svolta nella guerra, verso la mobilitazione totale?

L'arrivo dell'inverno rimanda le offensive alla primavera e l'Ucraina rischia di perdere la guerra se il fronte si congela. Zelensky ha due strade possibili: più armi o più truppe. Cosa sceglierà? Come cambierà il conflitto?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Nelle Russie l’inverno è il nemico più temibile per qualunque esercito. E lo è da tempo immemore, come ben dimostrano le fallite invasioni di Napoleone e Hitler. Senza sfociare nella propaganda filo-russa, ci siamo permessi di includere anche l’Ucraina nel novero storiografico delle cosiddette “Russie”, in quanto chiamata per secoli “piccola Russia”. Nulla di ideologico, ma puro accademismo.

Detto questo, con l’approssimarsi della stagione fredda, che in Ucraina arriva prima che da noi, gli eserciti si affrettano a sferrare le ultime offensive per poi congelare la situazione fino a primavera in una posizione di vantaggio. Nel tardo autunno, che ha già portato fango e gelo nell’Est Europa, hanno dunque luogo importanti scontri. Sia Mosca sia Kiev devono però fare i conti con la stanchezza di truppe e opinione pubblica, anche se la Russia può contare su mezzi e uomini in numero notevolmente superiore. All’Ucraina serve uno sforzo colossale per non mollare la presa, considerando anche la crescente insofferenza da parte di frange del fronte occidentale nel proseguire il sostegno militare a Kiev. Ecco perché il presidente Zelensky potrebbe essere spinto a una decisione epocale: dichiarare la mobilitazione totale.

L’Ucraina sta perdendo la guerra contro la Russia? Ne abbiamo parlato qui.

Guerra in Ucraina: a che punto siamo

Partiamo dalla situazione sul terreno. A quasi due anni dall’invasione russa, la linea del fronte non si è spostata di molto. Niente di nuovo sul fronte orientale, scriverebbe Remarque se fosse vissuto nel 2023. Una massima che rivela una situazione terribile, perché vuol dire che il sacrificio di decine di migliaia di uomini non ha portato alcun progresso nella guerra. Ci si è ammazzati per qualche chilometri di territorio, invischiati in una guerra d’artiglieria e di trincea e di bombardamenti su obiettivi civili.

L’Ucraina è comunque riuscita a riconquistare territori occupati dai russi. Dopo Kharkiv e Izyum, un anno fa, l’11 novembre 2022, le truppe ucraine entravano a Kherson e riprendevano il controllo della zona a ovest del fiume Dnepr. Da allora, però, la linea che divide i due schieramenti si è come immobilizzata, nonostante altre pesanti offensive da ambo le parti. Ne è stata un tragico esempio Bakhmut, ridotta a un cumulo di macerie da mesi di combattimenti. La Russia, bramosa di una vittoria da sbandierare in patria, ha investito ingenti risorse umane e belliche, dapprima per prendere la città e poi per resistere alla pesante controffensiva ucraina. Quest’ultima, scontratasi contro lo scudo difensivo di Mosca (al prezzo di ingenti perdite), ha orientato l’avanzata verso Robotyne. La strada che conduce alla città viene ormai definita “la strada della morte” (come l’omonima boliviana). Completa il quadro e chiude la linea del fronte Avdiivka, altro grande obiettivo russo che però ha rivelato l’ennesimo stallo bellico. Se si vuole leggere la situazione sotto un’altra ottica, tuttavia, si potrebbe anche dire che Mosca ora controlla oltre 500 chilometri quadrati in più di territorio rispetto a inizio anno.

La pioggia, il fango e il freddo hanno cristallizzato la mappa della guerra d’Ucraina, scolpendo la linea del fronte nel sud-est del Paese lungo i quattro punti (da nord-est a sud-ovest) Bakhmut-Avdiivka-Robotyne-testa di ponte ucraina sul fiume Dnepr. L’obiettivo di entrambi è la Crimea: gli ucraini la vogliono riconquistare, i russi la vogliono mantenere. Sarà la penisola sul Mar Nero il vero ago della bilancia del conflitto.

Qui abbiamo spiegato perché l’Ucraina vorrebbe finire la guerra entro marzo.

L’Ucraina prepara la mobilitazione generale?

Vista l’inefficacia della via diplomatica e negoziale per un percorso di pace, l’Ucraina e la Russia puntano tutto sui risultati militari. Mentre la seconda, però, ha portato più uomini e più mezzi sul campo di battaglia e possiede una potenza industriale (al netto di super partner come Cina e Iran) che può supportare lo sforzo bellico a oltranza, il Paese invaso non può far altro che bussare alla porta di Stati Uniti e Unione europea per approvvigionamenti, armi, mezzi e addestramento. La Russia può permettersi di chiudersi nelle sue roccaforti (Donetsk, Lugansk, Crimea) e resistere, senza strafare nella conquista di altri territori ma pensando piuttosto a difendere il territorio che già controlla. La strategia è: lasciare che l’onda ucraina si infranga contro gli scogli russi, in una guerra che favorisce i difensori.

Dopo un anno e mezzo di aiuti militari, sia Occidente che opinione pubblica ucraina appaiono decisamente più stanchi. I media del Paese, in particolare, sembrano insistere con sempre maggiore convinzione sulla mancanza di alternative alla mobilitazione totale. Uno dei membri della Terza Brigata d’assalto del Battaglione Azov, uno dei simboli eroici della resistenza ucraina, ha addirittura riferito che “è ora di iniziare finalmente a mandare i giovani di 18 anni al fronte”. Gli stessi rappresentanti delle Forze armate ucraine avrebbero parlato, durante riunioni ufficiali, dell’inammissibilità della protezione degli evasori alla leva e della possibilità di arruolare anche “tutte le donne” (attualmente sono 41mila le soldatesse mobilitate, di cui almeno 5mila impegnate direttamente nei combattimenti). Il governo Zelensky è davvero pronto a richiamare tutti gli ucraini maggiorenni a combattere contro la Russia, rischiando la bomba sociale?

Cosa succederà adesso?

Secondo molti analisti, se l’Ucraina vuole vincere sul campo questa guerra, sembra davvero non avere altra scelta. Le singole linee di difesa dei russi vengono rotte al prezzo di gravi perdite, ma finora non c’è stato un vero e proprio sfondamento da parte di Kiev. Con una spada di Damocle in più, rappresentata dalla supremazia aerea russa. Secondo il colonnello dell’esercito austriaco ed esperto militare Markus Reisner, l’Ucraina riceve dall’Occidente mezzi insufficienti per contrastare gli attacchi dal cielo, che prendono sempre più di mira infrastrutture critiche, aumentando la pressione sulla popolazione. Le truppe ucraine stanno perdendo inoltre i loro migliori soldati, mentre la Russia riesce agevolmente a rinnovare le proprie linee (e stringe un’alleanza che fa paura). Per non parlare del fatto che i nuovi droni sviluppati da Mosca, i Geran, si sono rivelati letali e temibilissimi, in quanto più difficili da rilevare, mentre i Lancet hanno aumentato la potenza di fuoco. Documenti del Cremlino indicano infatti che la spesa per la Difesa aumenterà a circa il 30% del bilancio statale nel 2024. Si tratta di una somma assurda: 10,8 trilioni di rubli, pari a circa 112 miliardi di dollari e al 6% del PIL (+68% rispetto al 2023).

L’Ucraina ha dunque due strade possibili per ribaltare le sorti della guerra: dotarsi di armi migliori e in quantità enormi oppure mobilitare più truppe. Gira e rigira, si torna alla mobilitazione totale, che appare sempre più come il naturale approdo delle misure in gran parte estreme intraprese dalla Difesa di Kiev. Negli scorsi mesi lo Stato maggiore ha infatti esteso la mobilitazione a categorie di cittadini precedentemente esentati come i “parzialmente disabili”. Come la Russia, l’Ucraina ha però un grave problema di corruzione che il governo Zelensky ha tentato di risolvere col pugno duro. Ciononostante, reclutatori e funzionari militari hanno continuato a intascare bustarelle per chiudere un occhio e depennare nomi sui registri dell’esercito. Serve un cambio di rotta totale. Vedremo se arriverà.