Guerra Israele Hamas, perché ora si parla impropriamente di tregua

Israele istituisce pause umanitarie a Gaza per la vaccinazione, sotto pressione Usa, ma nega che si tratti di una tregua formale. Tensioni in Cisgiordania

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 29 Agosto 2024 08:11

La tregua per permettere la vaccinazione antipolio a Gaza è solo l’ultimo atto di una partita più ampia e complessa. Israele parla di “pause umanitarie“, negando che si tratti di una vera tregua, mentre a Gaza dichiara di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali.

Nel frattempo, in Cisgiordania, si intensificano le operazioni militari con pesanti ripercussioni diplomatiche: l’Europa valuta sanzioni, Israele corre ai ripari, e Hamas, dal suo angolo, minaccia di rispolverare i metodi più cruenti. Il fuoco incrociato non sembra destinato a spegnersi presto.

La tregua per permettere ai palestinesi di vaccinarsi esiste veramente?

Innanzitutto, si parla impropriamente di tregua, una tregua concessa dall’esercito israeliano per permettere ai residenti a Gaza di vaccinarsi contro la poliomielite probabilmente è fantascienza. Da una parte, il Ministero della Salute di Gaza ha dichiarato ad Al Araby TV di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale riguardo una tregua temporanea per la vaccinazione.

Dall’altra, media israeliani come Channel 12 e 13 hanno riferito che Israele avrebbe acconsentito a pause umanitarie per facilitare la campagna vaccinale, su pressione del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken. L’ufficio del Primo Ministro Netanyahu ha negato però che si tratti di una tregua, parlando invece di aree designate specifiche per l’operazione, con il consenso del gabinetto di sicurezza.

Operazioni militari israeliane in Cisgiordania: l’Onu esprime forte disapprovazione

Mentre in Gaza si cerca di facilitare la campagna vaccinale, in Cisgiordania la situazione rimane tesa. Le recenti operazioni militari israeliane hanno suscitato una dura reazione da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha criticato l’azione delle forze israeliane. Secondo l’Onu, queste operazioni rischiano di peggiorare ulteriormente le già delicate condizioni della regione.

Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro alcuni coloni israeliani, accusati di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania. Washington ha chiarito che queste azioni non solo causano sofferenze umane, ma minano anche la stabilità e la sicurezza di Israele, ostacolando i tentativi di raggiungere una pace duratura nella regione.

Josep Borrell, l’uomo di punta della politica estera europea, lancia un avvertimento che rimbomba tra le pareti della diplomazia internazionale: l’incursione militare israeliana in Cisgiordania non deve trasformarsi in una replica della devastazione già vista a Gaza.

Duro attacco anche da parte di Kenneth Roth, ex direttore di Human Rights Watch, che punta il dito contro Israele, accusandolo di trattare l’incursione in Cisgiordania come una guerra piuttosto che come un’operazione di polizia. Mentre le bombe cadono, le accuse si fanno più pesanti.

Mentre i bombardamenti israeliani continuano a mietere vittime tra i civili, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, lancia un appello disperato per fermare l’operazione in Cisgiordania. Le vite spezzate includono anche quelle di bambini, e la comunità internazionale non può più restare a guardare.

Israele e Unione Europea: tensione alle stelle

In un clima diplomatico infuocato, Israele tenta di bloccare le possibili sanzioni europee. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, cerca di costruire ponti con gli alleati europei, mentre in Belgio si parla apertamente di sanzioni contro i ministri ultranazionalisti del governo israeliano.

La pressione europea si fa sentire. Belgio in testa, si discute di sanzioni contro i ministri di estrema destra israeliani Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Bruxelles diventa il nuovo campo di battaglia della diplomazia, con un incontro che si preannuncia decisivo.