Usa, Obama lancia Kamala Harris: “Yes She Can”. Musk si candida a “ministro dell’efficienza”

Obama rilancia la campagna di Kamala Harris con un discorso energico, mentre Elon Musk provoca candidandosi per un ruolo nell’amministrazione Trump

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Nel pieno delle tensioni politiche americane, due figure di spicco, Barack Obama ed Elon Musk, scelgono strade opposte per influenzare il futuro della nazione. Da una parte, Obama torna in prima linea per sostenere Kamala Harris, cercando di riaccendere quel fuoco di speranza e cambiamento che aveva accompagnato la sua ascesa alla Casa Bianca.

Dall’altra, Elon Musk si presenta come protagonista inatteso, rispondendo all’invito di Donald Trump con la proposta provocatoria di un “dipartimento dell’efficienza”, scherzosamente chiamato D.o.g.e.

Tra un passato da riconciliare, simbolizzato dalla retorica unificatrice di Obama, e un futuro da costruire con la visione futuristica e paradossale di Musk, la scena politica americana non ha nulla da invidiare a serie tv come House of Cards.

Obama scende in campo per Harris: una mossa decisiva

Nella notte, Barack Obama è tornato sul palcoscenico politico per sostenere Kamala Harris, alleata di lungo corso. Il suo obiettivo è quello di riaccendere quella fiamma di fiducia e speranza che segnò la sua storica ascesa alla Casa Bianca. Un intervento mirato, pungente, che ha puntato a mobilitare la base democratica in vista del rush finale verso novembre. Obama ha dato vita a un discorso travolgente, risvegliando i ricordi del suo celebre “Yes, we can”, cercando di iniettare lo stesso ottimismo nella campagna di Harris.

Frecciate dirette a Trump

Obama non ha risparmiato colpi all’avversario repubblicano Donald Trump. Con affermazioni taglienti, ha smontato la narrativa di un miliardario che avrebbe ottenuto successo solo grazie ai privilegi ereditati. “Non abbiamo il lusso dell’affirmative action della ricchezza passata da generazione in generazione”, ha dichiarato con fermezza. Un attacco frontale che ha fatto vibrare le corde di un elettorato stanco delle disuguaglianze e pronto a reagire. Obama ha accusato Trump di aver alimentato paura e divisioni, un copione che – a suo dire – si ripeterà anche contro Harris.

Il ritorno di Obama: la chiave per Harris

Barack Obama si conferma un alleato fondamentale per Kamala Harris. La sua influenza non si è affievolita con gli anni: è stato il suo mentore politico e ora è pronto a spianarle la strada verso la presidenza. Obama è riuscito a evocare la potenza di una coalizione ampia, quella stessa che lo portò a trionfare nel 2008. Il richiamo è chiaro: Harris può rappresentare la speranza di un Paese stanco delle divisioni, proprio come lui lo fu anni fa.

Obama ha ricordato i suoi primi passi sulla scena nazionale, quando nel 2004 fece un’apparizione alla Convention democratica di Boston, lasciando tutti a bocca aperta. In quell’occasione, il suo discorso parlava di speranza e di un’America unita, un messaggio che colpì il cuore degli elettori. Sebbene John Kerry non riuscì a vincere le elezioni, la stella di Obama continuò a brillare. E quattro anni dopo, fu lui a conquistare la nomination e a rompere le barriere razziali alla Casa Bianca.

Ora, lo scenario sembra ripetersi: Obama è di nuovo in prima linea per spalancare le porte della storia, questa volta per Kamala Harris, con un obiettivo ben chiaro in mente: portare la prima donna alla guida del Paese.

Musk si candiderebbe per un nuovo dipartimento nell’amministrazione Trump

Se da una parte Barack Obama cerca di rilanciare lo spirito di coesione che lo portò alla Casa Bianca, dall’altra Elon Musk non riesce all’impulso di tenersi fuori dalla competizione elettorale e, con la sua consueta provocazione, si auto-candida per un ruolo nell’amministrazione Trump.

Elon Musk, fondatore di Tesla e icona dell’innovazione tecnologica, ha accolto l’invito di Donald Trump per un ruolo di rilievo nella sua ipotetica futura amministrazione. In un tweet pubblicato su X, la piattaforma che ha acquisito (ex Twitter), Musk ha dichiarato la sua disponibilità a “servire”, autoproponendosi come segretario di un nuovo “dipartimento dell’efficienza”. Accompagnando l’annuncio, una foto lo ritrae dietro un podio con l’acronimo D.o.g.e., in un evidente riferimento scherzoso alla criptovaluta Dogecoin, da lui spesso promossa, ma che come tutte le criptovalute negli ultimi anni è colata a picco.

Un ministero per l’efficienza?

La proposta di un “dipartimento dell’efficienza” sembra in linea con la filosofia imprenditoriale di Musk, sempre concentrata sull’ottimizzazione e sull’innovazione. Sebbene il D.o.g.e. rappresenti un chiaro gioco di parole con il mondo delle criptovalute, l’idea di creare un ministero che si occupi di rendere le amministrazioni pubbliche più efficienti potrebbe riscuotere interesse in certi ambienti. Ma avrebbe senso porre un altro miliardario tra le camere della Casa Bianca, creando un’oligarchia di ricchi imprenditori al potere? E soprattutto, è una soluzione che gli statunitensi accetterebbero? In ogni caso, come ogni volta che si parla di Elon Musk, il confine tra serio e faceto è molto labile, e per ora si naviga ancora nelle acque tranquille dei meme di X.

Con l’ironia che lo contraddistingue, Musk ha lanciato la sua candidatura non solo come provocazione ma forse anche per testare il terreno su come le sue idee di efficienza e ottimizzazione possano essere integrate nella politica americana, ma anche su come reagisce il popolo.

Un matrimonio difficile da concludere

Trump ha promesso grandi riforme in caso di vittoria, tra cui spicca la deregolamentazione in tema di ambiente e clima. Le proposte includono una drastica riduzione delle normative sul cambiamento climatico, una mossa che ha scatenato reazioni opposte. In questa visione, Elon Musk potrebbe rappresentare l’uomo giusto al posto giusto: una figura che, pur essendo impegnata nell’innovazione tecnologica, si è spesso scontrata con regolamenti considerati troppo restrittivi.

Ma, l’associazione di Musk con Trump e la sua potenziale entrata nel governo in una posizione di rilievo potrebbe cozzare. La visione politica dell’ex presidente repubblicano, inclusa la sua propensione verso misure protezionistiche come i dazi, si scontra con i principi di libero mercato che Musk ha spesso promosso attraverso le sue aziende, da Tesla a SpaceX.

Polemiche per il comizio in Michigan

L’annuncio di Trump su una possibile collaborazione con Musk arriva in un momento delicato. Prima di un comizio tenuto nello stato del Michigan, Trump ha parlato di Musk come una delle personalità chiave per una sua futura amministrazione. Ma la location scelta per l’evento ha suscitato numerose critiche. Howell, una cittadina di circa 10.000 abitanti, ha un passato controverso: in passato è stata legata al Ku Klux Klan e solo il mese scorso è stata teatro di una marcia di suprematisti bianchi che inneggiavano a slogan razzisti.

Questo episodio ha provocato indignazione e ha alimentato il dibattito sul perché Trump abbia deciso di tenere un comizio proprio in quel luogo, nella speranza sia solo un fortuito caso.