Tredicesima ai pensionati, ecco quando viene pagata e tutti gli aumenti

Per effetto della rivalutazione dei trattamenti previdenziali l'assegno di dicembre per i pensionati sarà più ricco, così come la tredicesima

Pubblicato: 17 Dicembre 2022 10:25

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Dall’1 dicembre sono partiti i pagamenti per le pensioni di dicembre con assegni più ricchi sia grazie alle rivalutazioni sia alla tredicesima. Le pensionate e i pensionati sono i primi a ricevere la cosiddetta “gratifica natalizia” che, per coloro che rientrano nei requisiti, sarà più ricca rispetto al 2021. Più consistente sarà anche la cifra del trattamento previdenziale per gli aventi diritto, in forza dell’adeguamento degli importi all’inflazione stabilito dal Governo Draghi.

Tredicesima ai pensionati: gli aumenti

Come stabilito dal precedente esecutivo nel Decreto Aiuti Bis, le pensioni lorde degli ultimi tre mesi del 2022 sono state aumentate del 2%.

L’incremento che riguarda anche la tredicesima è stato previsto solo per gli assegni previdenziali pari a 2.692 euro lordi al mese.

Conti alla mano, rispetto all’anno scorso la mensilità aggiuntiva è cresciuta però soltanto di qualche euro: circa 2 per chi riceve pensioni intorno ai 500 euro, 3,5 euro per chi ne prende intorno ai mille euro, fino a un massimo di circa 9 euro per chi ha un trattamento intorno ai 2.500 euro.

Così come nella maggior parte dei casi avviene per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti del pubblico e del privato, con contratti a tempo determinato e indeterminato (anche se l’importo dipende dai criteri stabiliti nei contratti collettivi), il calcolo della tredicesima si ottiene generalmente moltiplicando la retribuzione lorda mensile per il numero di mesi di lavoro, diviso 12, cioè circa un dodicesimo del totale ricevuto in un anno.

Pensioni di dicembre: gli aumenti

Per quanto riguarda gli aumenti sulle pensioni di coloro che rientrano nella soglia per la rivalutazione, da ottobre sono previsti circa 20 euro in più al mese per chi riceve un assegno da mille euro, di 40 per coloro che ne ricevono 2mila euro.

Per le pensioni comprese nello scaglione che va da 2.095,32 a 2.619,15 euro, l’importo della rivalutazione è invece ridotto al 90% per effetto del meccanismo a scalare dell’indicizzazione al crescere dell’importo del trattamento pensionistico: ad esempio, chi a settembre incassava 2.500 euro lordi di pensione ha avuto un aumento di 47,43 euro al mese.

Il nuovo Governo Meloni starebbe però pensando di allargare le maglie degli aumenti sulla pensione alzando la soglia degli assegni con una rivalutazione del 100% dell’inflazione.

L’esecutivo ha infatti modificato nella Legge di Bilancio 2023 il meccanismo di perequazione degli assegni eliminando i vecchi tre scaglioni e inserendo sei nuove fasce.

Secondo il nuovo sistema, dal prossimo gennaio le pensioni fino a 4 volte l’assegno minimo dell’Inps (del valore di circa 526 euro), pari a circa 2.100 euro, riceveranno una rivalutazione del 100%, che scende all’80% per i pensionati che ricevono intorno a 2.626 euro, circa 5 volte il minimo. Significa che vi saranno aumenti delle pensioni.

Il Governo starebbe però valutando un tasso di rivalutazione piena anche per questi ultimi che passerebbero da 153 euro a 191 euro in più al mese nell’assegno pensionistico.

Nell’ambito delle trattative all’interno della maggioranza, è stata avanzata una proposta che potrebbe comportare un impatto finanziario per lo Stato stimato intorno ai 250 milioni di euro. Inoltre, si sta considerando l’opportunità di aumentare le pensioni minime a 600 euro per gli individui di età superiore ai 75 anni. Questa ulteriore iniziativa, se attuata, potrebbe rappresentare un’ulteriore spesa per il bilancio statale. Entrambe le proposte, se adottate, potrebbero avere un impatto significativo sia sulle finanze pubbliche che sul benessere dei pensionati, offrendo una maggiore sicurezza economica soprattutto agli anziani che attualmente ricevono pensioni di importo inferiore.