Taglio pensioni d’oro, risparmi tra 115 e 200 milioni

Nessun passo indietro del Movimento 5 Stelle, che porta avanti la propria battaglia per i tagli alle pensioni d'oro

Il Movimento 5 Stelle garantisce ai propri elettori nessun passo indietro sulle pensioni d’oro. Sul fronte Lega però sorge qualche dubbio, pur con la voglia di trovare un terreno comune.

Prima della pausa estiva il Movimento Cinque Stelle ha depositato alla Camera la proposta di legge per il taglio delle pensioni d’oro. Lo spiega chiaramente Francesco D’Uva, capogruppo del partito alla Camera, attraverso il blog delle Stelle: “Il taglio è stato inserito nel Contratto di Governo. Il tetto indicato dei 4mila euro rappresenta la pietra angolare del testo di legge e non c’è bisogno di rivederlo. Non sarebbe giusto nei confronti di chi percepisce pensioni dieci volte inferiori”.

Nessun passo indietro dunque, anche se le dichiarazioni di D’Uva fanno discutere. A esprimersi, in contrasto con il capogruppo del M5S, è l’esperto di previdenza della Lega, Alberto Brambilla, che non vede nel progetto di taglio pensionistico la giusta strada da seguire. Intervistato dal Corriere della Sera, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, ha provato a mediare tra le parti, sottolineando però come nel Contratto la soglia indicata fosse di 5mila euro.

Nell’accordo firmato dalle parti, posto alla base del Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, è possibile leggere (pagina 48): “Riteniamo necessario un intervento finalizzato al taglio delle pensioni d’oro (superiori ai 5.000 euro netti mensili), non giustificate dai contributi versati”.

Anche i toni di Matteo Salvini, come quelli di Durigon, sono atti a trovare un terreno comune, piuttosto che generare una crepa potenzialmente dannosa per tutte le parti in causa. Nessun riferimento ai tetti da parte del leader della Lega, che preferisce discutere in privato di certe tematiche, pur appoggiando pienamente il tema di fondo sostenuto da Di Maio: “Non hanno senso d’esistere alcune mega pensioni, che non risultano coperte da contributi”.

L’idea avanzata da Brambilla era quella di un contributo di solidarietà della durata di tre anni, al quale sarebbero chiamati a partecipare i pensionati rientranti in determinate fasce agiate. Il Movimento però non cambia rotta, con gli organi tecnici che stanno ponendo la proposta al vaglio per i dettagli. D’Uva spiega come non ci sia alcuna intenzione punitiva in questo procedimento, bensì la chiara voglia di eliminare un privilegio.

Le stime della società di ricerca Tabula chiariscono intanto come andrebbero a modificarsi le prospettive di risparmio per l’erario, qualora il tetto dovesse essere alzato. Il tutto verrebbe limitato tra i 115 e i 200 milioni di euro, a seconda dell’opzione scelta (5mila euro netti o soglia sopra tale cifra). Ad ogni modo, tutto ciò rientra nel campo delle ipotesi, perché il partito di Di Maio non sembra intenzionato a fare sconti.