Non ci sono emendamenti in manovra che riguardano Opzione donna, l’uscita dal mondo del lavoro anticipata che riguarda le lavoratrici. Non potendo prorogare la misura per un altro anno alle condizioni attuali, il Governo aveva inizialmente previsto dei nuovi requisiti. Confermati proprio dall’assenza di modifiche, ma che, attraverso il nuovo decreto sul tavolo del Ministero del Lavoro e con il Milleproroghe, potrebbero cambiare ulteriormente.
Quali sono i requisiti per Opzione donna nel 2023: le categorie e il numero di figli
Opzione donna dal 2023 sarà destinata a tre categorie di lavoratrici svantaggiate.
- Caregiver.
- Invalide al 74%.
- Dipendenti di aziende in crisi.
I requisiti per accedere alla pensione anticipata riguardano l’età anagrafica e il numero di figli.
- 60 anni per le donne senza figli.
- 59 anni per le donne con un figlio.
- 58 anni per le donne con due o più figli oppure per le dipendenti di aziende in crisi.
Il sottosegretario Claudio Durigon ha spiegato alla stampa che al momento non ci sono alternative, considerando che una proroga dell’attuale Opzione donna costerebbe 80 milioni nel 2023. Non è stato possibile rimediare queste risorse con la manovra, e per questo bisognerà aspettare per vedere delle modifiche alla pensione anticipata destinata alle lavoratrici.
Il Governo cerca coperture nel Milleproroghe per rifinanziare ancora Opzione donna 2022
Lo scivolo pensionistico per le donne, che prevede l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con il ricalcolo contributivo dell’assegno mensile, è stato a lungo oggetto di dibattito tra la maggioranza e le opposizioni. E anche all’interno del Governo si sono registrate voci critiche sull’aspetto considerato più discriminatorio del testo contenuto nella bozza della legge di bilancio, ovvero il numero di figli.
Tuttavia la partita non è ancora chiusa, come confermato dallo stesso sottosegretario al Lavoro in quota Lega, che ha dichiarato che è in corso la ricerca delle coperture per finanziare una proroga dell’attuale versione di Opzione donna, che prevede l’uscita dal lavoro con 35 anni di contributi e a 58 anni anagrafici per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome.
Per finanziare nuovamente la misura serviranno 80 milioni di euro nel 2023 e ben 250 milioni di euro nel 2024, mentre la versione contenuta nella bozza della legge di bilancio costa poco più di 20 milioni. L’esponente del Carroccio si è detto rammaricato per il fatto che il Governo non sia riuscito a inserire una proroga di Opzione donna in manovra.
Proprio all’interno della discussione che riguarda la manovra è arrivato nel mentre il via libera al maxi emendamento che copre una serie di nodi chiave. Tra questi anche le pensioni minime, il reddito di cittadinanza e il limite all’uso del Pos, il taglio del cuneo fiscale e il Superbonus 110%.
Le coperture potrebbero arrivare dunque attraverso il decreto Milleproroghe o tramite un nuovo decreto apposito. Il Ministero del Lavoro sarebbe già all’opera, poi, per garantire l’uscita dal mondo anticipato a un bacino più ampio di donne, e non solo a quelle che rientrano in una delle tre categorie svantaggiate, con la discriminante del numero degli eventuali figli. Il governo presieduto da Giorgia Meloni starebbe valutando infatti delle modifiche a Opzione Donna.