Perché la Francia si solleva contro la riforma delle pensioni? Un confronto europeo

Il sesto giorno di proteste ha chiamato in piazza oltre 1,2 milioni di persone per protestare contrp l'innalzamento dell'età pensionistica a 65 anni

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Redazione

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Sono scesi in piazza in Francia oltre 1,2 milioni di lavoratori per protestare contro la riforma pensionistica annunciata dal Presidente Emmanuel Macron e dalla Premier Elisabeth Borne lo scorso mese gennaio. Una furia che non si vedeva dai tempi dei gilet gialli, un movimento di protesta sviluppatosi sempre in Francia nel 2018, contro il caro carburanti ed il caro vita e contro le politiche fiscali che penalizzano la classe media.

Ed oggi che l’inflazione è tornata a crescere quella sensazione di disagio ed insoddisfazione ha spinto nuovamente la gente comune i piazza contro la crisi, contro l’inflazione e contro la riforma delle pensioni, volta a sanare il maxi buco del sistema pensionistico.

Oltre 1 milione di persone in piazza

Un “mobilitazione storica” l’ha definita il leader del sindacato CFDT Laurent Berger, a buon ragione visto che per parte sindacale si sono contati il 20% in più dei manifestanti della protesta svoltasi a fine gennaio, quando vennero conteggiati 1,27 milioni di partecipanti (secondo fonti ufficiali delle forze dell’ordine).

Si parla dunque di 1,4 milioni di persone sollevatesi per rivendicare il proprio diritto ad una vecchiaia migliore e in salute e per protestare contro politiche fiscali e di bilancio che colpiscono sempre il lavoro e la classe media.

Solo a Parigi sarebbero scese in piazza 700 mila persone e non sono mancati momenti di tensioni e scontri fra polizia e manifestanti, con il lancio di pallottole di gomma e gas lacrimogeni da una parte e di oggetti contundenti dall’altra. La giornata si è chiusa con nben 11 arresti nella Capitale.

La proposta di riforma

Da quando è stata annunciata a gennaio, la riforma pensionistica di Macron ha innescato un fiume di proteste, portando in piazza milioni di persone, decise a bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni.

La misura dovrebbe portare in cassa circa 17 miliardi entro il 2030 ed evitare l’aumento del deficit del sistema pensionistico.

Ma cosa accade nel resto d’Europa?

La riforma annunciata da Macron nasce anche dall’esigenza di allinearsi al la crescita dell’aspettativa di vita in tutta l’UE. In Francia, l’aspettativa di vita oggi è pari a 83 anni per le donne e 77 per gli uomini, ma si fa notare che l’aspettativa di vita “in buona salute” è sensibilmente più bassa e pari a 65 anni per le donne e 63 per gli uomini.

C’è poi l’esigenza di armonizzare gradualmente le condizioni di vita in Europa, riallineando anche l’età pensionabile vigente nei vari Paesi UE. Va considerato che in Germania e in Italia si va in pensione molto più tardi che in Francia a 67 anni (anche se il governo Meloni ha avviato il cantiere della riforma), come in Grecia e Danimarca, nei Paesi Bassi e Portogallo a 66 anni, in Spagna, Svezia, Belgio, Austria e Croazia a 65 anni. L?età più bassa in Slovacchia dove si può accedere alla pensione di vecchiaia a 62 anni, ma per le donne è più vantaggioso vivere in Polonia e in Romania, dove si esce dal lavoro rispettivamente a 60 e 61 anni.

Nell’Unione europea, in media, gli uomini vanno in pensione a 64 anni e 4 mesi, le donne invece accedono alla pensione a 63 anni e 4 mesi.

Avanti a oltranza

Il sindacato Confederation generale du travail (CGT), ha chiarito che andrà avanti ad oltranza. “L’obiettivo è che il governo ritiri il suo progetto”, ha insistito il segretario della CGT Philippe Martinez, aggiungendo “la responsabilità è unicamente del governo. Non si può restare sordi al movimento sociale”. Frattanto, i sindacati si apprestano a indire una nuova tornata di scioperi e proteste per sabato 11 marzo.