Pensioni, persi 9.600 euro in 10 anni per tagli sulle rivalutazioni

Dal 2014 al 2024, a causa dei tagli e dei blocchi sulle rivalutazioni delle pensioni all'inflazione, i cittadini hanno perso fino a 9.600 euro: l'appello di Uilp al governo Meloni

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 20 Febbraio 2025 07:00

Le pensioni in Italia hanno perso in 10 anni ben 9.600 euro a causa dei tagli e blocchi, anche parziali, sulle rivalutazioni delle somme all’inflazione. La conseguenza per i cittadini è l’erosione del loro potere d’acquisto. I dati indicati sono frutto di un’analisi che è stata eseguita dalla Uil pensionati facendo riferimento all’arco temporale compreso tra il 2014 e il 2024. La situazione ha spinto il sindacato a rivolgersi direttamente al governo di Giorgia Meloni, affinché possa presto essere riaperto un tavolo di confronto sulla previdenza.

L’erosione delle pensioni in 10 anni

Così come riportato nell’analisi di Uil pensionati, l’assegno pensionistico, che nel 2014 era pari a 4-5 volte il valore minimo (2.256 euro lordi mensili), avrebbe dovuto raggiungere nel 2024 la cifra di 2.684 euro lordi se indicizzato al 100% al valore dell’inflazione. Così non è stato, visto che i blocchi della perequazione hanno fatto fermare la cifra a 2.615,40 euro lordi. La differenza, su base annua, è di 888,61 euro, con una perdita complessiva in 10 anni di 2.067,48 euro.

Le cifre indicate subiscono evidenti differenze al variare dell’importo delle pensioni. Chi, per esempio, nel 2014 percepiva 3.500 euro lordi subisce nel 2024 un alleggerimento di 4.136,86 euro su base annua (2024) e una perdita totale di 9.619,74 euro nel decennio.

Sempre dai dati Uil pensionati emerge anche che l’erosione maggiore è stata registrata nel corso del governo di Giorgia Meloni, biennio 2023-2024. I tagli si rivolgono soprattutto ai trattamenti di importo più elevato, giudicati comunque come legittimi dalla Corte Costituzionale chiamata a esprimersi sul tema.

La calata del potere d’acquisto

Il mancato e corretto adeguamento delle pensioni al valore dell’inflazione ha portato, nel corso degli ultimi 10 anni, ha una netta riduzione del potere d’acquisto dei pensionati italiani. Le ripercussioni sulla vita quotidiana, come indicato dallo studio, sono molto evidenti, tanto che se nel 2014 con assegno netto di 1.738,29 euro si potevano comprare circa 1.931 caffè al bar, oggi, nel 2024, con la stesso assegno rivalutato (2.002 euro netti) se ne possono comprare soltanto 1.668.

Fatti i dovuti calcoli, si tratta di 262 caffè in meno. E ancora, tenendo fede allo stesso caso in precedenza descritto, nel 2024 si possono comprare 23 chilogrammi di carne in meno rispetto al 2014, con gli esempi che potrebbero andare avanti all’infinito.

Le richieste del sindacato: subito un tavolo sulle pensioni

Il segretario generale della Uil pensionati, Carmelo Barbagallo, nel commentare i dati dello studio prodotto dal suo sindacato non ha mancato di sottolineare che la perdita maggiore interessi “gli anni 2023 e 2024, in cui l’inflazione era molto alta e il metodo di rivalutazione più severo, non per fasce ma per importi complessivi”.

Si tratta del periodo in cui a Palazzo Chigi la poltrona più importante è stata occupata dall’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e, proprio per questo, la Uilp chiede al Governo l’apertura di un tavolo di confronto sul potere d’acquisto delle pensioni, considerando anche che gli italiani sono tra i pensionati più tassati in Europa.

“Noi chiediamo poche azioni concrete  – ha aggiunto Carmelo Barbagallo – la piena rivalutazione di tutte le pensioni, il taglio delle tasse anche per i pensionati, l’ampliamento della platea dei beneficiari della quattordicesima e l’incremento dell’importo per chi già la riceve”.