Pensioni: Quota 41 misura ponte nel 2023. Poi la vera riforma

La ministra del Lavoro ha annunciato che il Governo sta pensando a Quota 41 con età 62-63 anni. Una riforma organica del sistema è invere rimandata al 2024.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Come sottolineato dal ministro dell’Economia Giorgetti in Parlamento, la legge di Bilancio di quest’anno, scritta a 4 mani col governo Draghi, affronterà in primis le questioni emergenziali, a partire dal caro energia per cui verranno investiti 21 dei 30 miliardi a disposizione. L’eventuale Flat tax è limitata all’area incrementale, per una riforma pensionistica strutturale se ne riparlerà nel 2024.

Inanto, però, va neutralizzato il ritorno alla legge Fornero con una misura ‘ponte’. E’ già partito il confronto tra governo e sindacati, la base di partenza è una ipotesi di lavoro è quota 41 con età 62-63 anni, stanti i dubbi espressi in merito dall’Inps.

La ministra del Lavoro annuncia la riforma delle pensioni: quando si farà

La ministra, a margine dell’incontro con le parti sociali, ha dichiarato che il “punto di riferimento” per il 2023 sarà Quota 41. Tutta via è ancora presto per sapere in che modo verrà attuata. Allo stesso tempo si profila all’orizzonte la proroga di Opzione donna. In questa fase “stiamo studiando gli strumenti”, ha fatto sapere in conferenza stampa. Tradotto: l’Esecutivo sta cercando di capire se ci sono i fondi per evitare il ritorno della legge Fornero.

Sarebbe “per un solo anno nell’attesa ovviamente di fare invece una riforma sistemica e strutturale che vada anche ad interessare la previdenza complementare”. Perché – ha sottolineato Calderone – “qui non è solo in discussione il primo pilastro pensionistico ma ance il secondo, perché soprattutto per i giovani noi abbiamo bisogno di arrivare a pensioni che siano sostenibili”.

Quota 41, ma…

Sul tema pensioni, “in questo momento dobbiamo lavorare sulle ipotesi esistenti. Opzione donna e l’ape sociale sono per il Governo da riconfermare e poi quota 41 non può essere solo un 41 secco quindi e solo esclusivamente 41 anni di contributi, ma invece può essere un punto di partenza di un ragionamento che però contempli anche un collegamento a un gate di uscita che è l’età”: “realisticamente” l’età “può essere intorno ai 62-63 anni come ipotesi di lavoro però ci potrebbe essere un ragionamento sui 61″ e “quello solo per un anno in attesa di una riforma strutturale che vada anche a interessare la previdenza complementare”. Ad affermarlo è sempre il ministro del Lavoro, Marina Calderone intervenendo a Porta a Porta in onda su Rai 1.

Riforma di sistema

Per il ministro serve una riforma di sistema sulle pensioni: “Credo che se vogliamo guardare al tema e non solo esclusivamente in chiave di uscita dal mondo di lavoro ma che e cosa sarà in futura la spesa pensionistica e cosa saranno le pensioni dei nostri figli e dei nipoti questo tema. Temi che ci dobbiamo porre”, aggiunge Calderone.

Opzione donna e Ape sociale verso il rinnovo: come funzionano queste misure

Per quanto riguarda Opzione donna, dovrebbe essere confermata la possibilità per le lavoratrici di conseguire il pensionamento a 58 anni con 35 anni di contributi, con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Ricevendo cioè una pensione più bassa. Con questa misura, infatti, l’importo può calare anche del 25%, ed è uno dei motivi per cui sempre meno donne optano per questo scivolo pensionistico.

L’Ape sociale prevede un’indennità che viene erogata dall’Inps ai lavoratori delle attività gravose che hanno compiuto 63 anni, e hanno 30 o 35 anni di contributi. Entrambe le misure dovrebbero essere prorogate nella formula attuale.

Qua nel dettaglio tutti i requisiti e le modalità per accedere a Opzione donna e qua tutti i i requisiti e le modalità per accedere all’Ape sociale.