Il governo aprirà un tavolo di confronto con i sindacati sulle pensioni, per introdurre più flessibilità in uscita dal 2023. È quanto ha annunciato il presidente del Consiglio, Mario Draghi in Consiglio dei ministri. In mattinata, il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha spiegato che il confronto sulla riforma si chiuderà “nei primi mesi del prossimo anno”.
L’obiettivo, come ha sottolineato Orlando, è “tornare a un sistema contributivo, ma superando la lotteria di Quota 100”. Chi uscirà prima dal mondo del lavoro sarà, dunque, penalizzato rispetto all’attuale sistema misto in cui è presente una quota retributiva Per il ministro, a differenza di quanto fatto con Quota 100, ora bisogna “evitare che a condizioni diverse corrispondano trattamenti uguali”.
Il confronto tra governo e parti sociali servirà ad abbozzare – in vista della presentazione del Documento di economia e finanza (Def) di aprile – la nuova riforma delle pensioni che entrerà in vigore dal primo gennaio 2023. Vediamo tutte le ipotesi attualmente sul tavolo prevedono uscite a 64, 63 e 62 anni.
Pensione a 64 anni con 20 di versamenti
Tale ipotesi prevede la pensione anticipata, ricalcolata in configurazione contributiva, con almeno 64 anni d’età e 20 di contribuzione al raggiungimento di un ammontare mensile pari a 1,5-2,5 l’importo mensile dell’assegno sociale. Rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero l’opzione diventerebbe utilizzabile, in forma totalmente contributiva, anche per i lavoratori ancora in parte nel retributivo.
Pensione a 62 anni con 25 di contributi
Questa opzione prevede una soglia anagrafica minima di 62 anni compensata da un requisito contributivo più elevato (l’ipotesi è 25 anni). Si consentirebbero in questo caso i pensionamenti anticipati richiesti dai sindacati anche se l’assegno verrebbe ricalcolato con il contributivo.
La proposta Tridico: anticipo quota contributiva
Anticipare a 62-63 o 64 anni la sola quota contributiva dell’assegno, erogando la parte “retributiva” al raggiungimento della soglia di vecchiaia dei 67 anni. Questa la proposta formulata dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico che richiede, tuttavia, almeno 20 anni di contributi.
Pensione a 63 anni con 41 di versamenti
L’ipotesi presentata dalla Lega prima del varo della manovra prevede la possibilità di uscita con 63 anni d’età e un’anzianità contributiva di 41 anni.
Possibili ritocchi all’Ape sociale
Sul fronte dell’Anticipo pensionistico sociale si lavora ad emendamenti al disegno di legge di bilancio che vadano ad ampliare il bacino di beneficiari ad altre mansioni gravose e ai lavoratori precoci. Allo studio anche la proposta del
presidente della Commissione tecnica sui lavori gravosi, Cesare Damiano, di abbassare da 36 a 30 la soglia contributiva (in aggiunta al requisito di 63 anni d’età) per l’accesso dei lavoratori edili all’Ape sociale.