Pensione di cittadinanza: di cosa si tratta e a chi spetta

Nel 2019 potrebbe essere attuato uno dei provvedimenti chiave della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Il Movimento 5 Stelle sta lavorando alla pensione di cittadinanza, che è stata una delle promesse elettorali insieme al reddito di cittadinanza. Entrambe sono misure per aiutare le persone in povertà. La PdC è pensata per famiglie che soddisfano i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza e che hanno una persona nel nucleo familiare con almeno 67 anni o con meno di 67 anni ma con gravi disabilità o non autosufficiente. Il RdC, invece, è un sostegno economico per aiutare le persone a tornare al lavoro e a essere parte della comunità. Tornando alla pensione di cittadinanza, ecco di cosa si tratta e chi verrà coinvolto nel provvedimento.

La pensione di cittadinanza, il cavallo elettorale del M5S 

Uno dei punti più rilevanti della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle è stato senza dubbio quello relativo la pensione di cittadinanza. Considerando come tantissimi italiani sono costretti a sacrifici immani per riuscire a sopravvivere un intero mese con quel po’ di pensione concessa dallo Stato, il M5S ha ottenuto un gran numero di voti da parte di chi ora si aspetta una soluzione a questo gravoso problema.

Nel 2019 dovrebbe entrare in vigore la misura della pensione di cittadinanza, o almeno ciò si prevede, andando ad agevolare tutti quei pensionati che ricevono un sostegno inferiore alla soglia di povertà stabilita dall’Istat, ovvero 780 euro mensili. Ciò vuol dire che una grande fetta dei pensionati nostrani riceverà un netto aumento pensionistico, fino a raggiungere la quota indicata, che potrebbe garantire uno stile di vita quantomeno dignitoso.

Si tratta di un sistema che in parte equivale al reddito di cittadinanza anche se vi sono delle differenze. Lo scopo di entrambi è però quello di voler creare una certa parità di reddito tra gli italiani, ovviamente senza l’obbligo di seguire corsi e accettare nuove proposte lavorative.

Come accedere alla pensione di cittadinanza 

Per poter avere accesso alla Pdc, una volta che entrerà in vigore, sarà necessario rispettare determinati requisiti Isee, che dovranno attestare lo stato di povertà dell’individuo. L’incremento dell’assegno percepito potrebbe derivare anche da altri fattori, come ad esempio il numero dei componenti del nucleo familiare effettivamente a carico del pensionato. Non è da escludere dunque che l’incremento venga modificato, aumentando leggermente a seconda dei singoli casi, che ovviamente il governo sarà chiamato a delineare con precisione nei prossimi mesi.

Sicuramente, molte persone beneficeranno di questo aumento nelle pensioni. Secondo le statistiche di marzo 2018 dell’Inps, il 62.2% delle pensioni è inferiore a 750 euro, un importo molto basso che non permette una vita dignitosa. Le donne sono particolarmente colpite, rappresentando circa il 75% del totale. Anche l’Unione europea ha criticato l’Italia per l’inadeguata protezione contro la povertà.

Oltre al sostegno insufficiente contro la povertà, c’è anche un altro grave problema da risolvere: il 2045 sarà la data limite per le pensioni in quanto un terzo degli italiani lascerà il lavoro. A partire da tale data sarà necessario un trattamento pensionistico per ogni lavoratore e, se si considera che non tutti tra i 15 e i 64 anni stanno effettivamente lavorando, tale sistema pensionistico sembra impossibile da sostenere. In merito a tale problema anche Tito Boeri ha lanciato l’allarme. Ha spiegato che se non si andrà in pensione a 70 anni, salteranno i conti dell’Inps.

Quali sono i dubbi sulla manovra

Al momento, ci sono ancora incertezze sulla pensione di cittadinanza e sul reddito di cittadinanza perché si aspettano informazioni sui soldi che copriranno questi programmi. Si pensa di finanziarli con tasse sui giochi d’azzardo, aziende petrolifere e banche. Potrebbero anche essere ridotti i finanziamenti alla stampa. Un’altra idea è prendere una parte dei soldi dal Fondo Sociale Europeo, specialmente per le misure contro la povertà.