Pensioni, l’Inps frena: in 10 anni conti in rosso, ma “nessun allarme”

L'Ente di previdenza ha presentato le stime su conti futuri con la relazione del Comitato di indirizzo e vigilanza, sottolineando il saldo negativo previsto nel prossimo decennio

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Più pensionati che lavoratori e il bilancio è destinato a finire in rosso. L’ennesima allaerta sul sistema previdenziale arriva proprio dall’Inps, che prevede come, entro il 2050, gli over 65 potrebbero pesare per il 35 per cento della popolazione e che già nel 2032 la situazione patrimoniale dell’Istituto finirebbe in negativo, passando da +23 miliardi di euro del 2023 a -45 miliardi nel 2032.

Nessun allarme, tuttavia, assicurano dall’Istituto, perché ad oggi i conti sarebbero in ordine. Vediamo cosa dicono i dati e come li ha commentati l’Istituto stesso.

I conti in rosso dell’Inps

La previsione negativa è sostenuta dalle stime del Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps, che in in audizione alla commissione di controllo sugli enti previdenziali ha stimato anche che entro 10 anni i risultati di esercizio peggioreranno da -3 a -20 miliardi.

Il presidente del Civ, Roberto Ghiselli, ha spiegato nella sua relazione come il fenomeno sia dovuto alla “combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età”.

“Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale – ha aggiunto – Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva”.

La crisi demografica in Italia, del resto, sono in linea con il rapporto dell’Ocse, che nelle stesse ore ha confermato la tendenza ormai stabile alla denatalità del nostro Paese, ultimo in Europa insieme alla Spagna per tasso di fecondità totale, che si attesta a 1,2 figli per donna. Tra i Paesi sviluppati membri dell’organizzazione internazionale fa peggio soltanto la Corea del Sud, con 0,7 figli per donna, per un fenomeno che, si spiega, “mette in pericolo la prosperità delle generazioni future”.

Il sistema pensionistico a rischio

L’invecchiamento della popolazione unito al calo delle nascite, combinato anche alle precarietà del lavoro e a redditi e contributi bassi, sono fattori che porteranno il modello pensionistico al rischio tracollo e che richiedono la “necessità di ripensare il sistema del welfare“, come ha sottolineato il presidente dell’Inps, Gabriele Fava.

Nella relazione del Consiglio di vigilanza, gli esperti hanno precisato che i dati presentati non sono inediti, “ma valori previsionali di medio periodo già prudenzialmente valutati e in linea con le previsioni macroeconomiche della programmazione di bilancio dello Stato”.

Ad oggi i conti dell’Istituto non sono in crisi e lo scenario prospettato “potrebbe prendere forma solo in assenza di efficaci politiche di contrasto”, ha spiegato ancora il Civ.

Stando ai numeri presentati in audizione, nel 2023 la spesa pensionistica è salita a 304 miliardi, con un incremento rispetto all’anno precedente del 7,4%, incremento determinato sostanzialmente dalla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica che si era registrata l’anno precedente.

Secondo i dati del rendiconto generale del 2023, che l’Inps porterà in approvazione il 16 luglio, a fronte di entrate complessive pari a 536 miliardi di euro, di cui 269 miliardi di entrate contributive (+5,1% sul 2022) e 164 miliardi di trasferimenti correnti dalla fiscalità generale (+3,3%), le uscite complessive sono di 524 miliardi, di cui 398 miliardi per prestazioni istituzionali (+4,55%).

Il costo dei trasferimenti Gias (Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali) a consuntivo è cresciuto di 7,4 miliardi, in particolare per l’incremento dei versamenti verso i percettori dell’Assegno unico universale, l’incremento dei trasferimenti per sgravi contributivi e l’incremento delle coperture degli oneri pensionistici della Ctps, la gestione separata delle pensioni destinate ai dipendenti dello Stato.

L’Inps frena sull’allarme

Attenzione però. Dopo le comunicazioni del presidente del Comitato di Indirizzo e Vigilanza, organo di rappresentanza delle parti sociali, Roberto Ghiselli, è stato lo stesso Inps in una nota ufficiale a precisare che “non si tratta di dati e numeri inediti, ma di valori previsionali di medio periodo che sono già prudenzialmente valutati negli strumenti economico-finanziari dell’Istituto e in linea con le previsioni macroeconomiche della programmazione di bilancio dello Stato”.

Il tema che si pone – chiarisce – è quello di una loro lettura corretta e contestualizzata, ricordando che, come affermato dal presidente Ghiselli, abbiamo a che fare con uno scenario di medio e lungo periodo che potrebbe prendere forma solo in assenza di efficaci politiche di contrasto. “In questo senso va comunque sottolineato come anche in passato previsioni altrettanto pessimistiche non hanno trovato riscontro nell’orizzonte temporale evidenziato”.

L’inverno demografico, il trend inflazionistico, le profonde trasformazioni della nostra società sono tutti fenomeni ampiamente attenzionati e affrontati con un’articolata strategia, spiega ancora l’Istituto di previdenza. Proprio per questo, l’Inps sta attuando misure di legge volte a favorire la stabilità e la sostenibilità del sistema, assicurando una rete di protezione e di sicurezza per il Paese.

Il bilancio 2023 restituisce la fotografia di un Istituto con i conti in ordine e ben governato: lo certifica lo stesso recente voto positivo del CIV. Tra le principali inversioni di tendenza che possiamo registrare ci sono l’allargamento della base contributiva sostenuta dalle politiche governative sul mercato del lavoro e la costante attenzione al contenimento della spesa pensionistica.

“La coesione sociale è la missione che ci affida il dettato costituzionale. In questo senso l’Inps invita tutti ad avere fiducia nella capacità del sistema Paese di saper affrontare le sfide di cambiamento, grazie anche a un avanzato sistema di welfare, efficacemente presidiato da 126 anni dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale e garantito dallo Stato italiano” conclude la nota.