I numeri del flop di Quota 100: priorità riforma pensioni, ecco come

Pensioni, i numeri certificano ilflop di Quota 100. Riforma del sistema semre più urgente.

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Redazione

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Uomo, età massima 63 anni, lavoratore dipendente del settore privato: è l’identikit di chi usufruisce (ancora per poco) di Quota 100, la sperimentazione dell’anticipo pensionistico volta a contrastare gli effetti distorsivi della Riforma Fornero. Introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 per una sperimentazione triennale, la misura bandiera della Lega non ha dato i risultati sperati e verrà abolita con l’anno nuovo. I numeri sono impietosi, e all’orizzonte si profila una riforma del sistema non semplice. Le ipotesi in campo e le possibili soluzioni.

I numeri di Quota 100

L’ultimo monitoraggio dell’INPS su Quota 100, misura che consente di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi, indica che al 31 agosto 2021 erano state accolte 341.128 su 433.202 presentate, di cui 35.238 in lavorazione e 56.836 respinte.

Nel dettaglio, a richiedere Quota 100 sono perlopiù i lavoratori dipendenti che sono 273.519. L’analisi per settore evidenzia una prevalenza del privato (166.282 domande) sul pubblico (107.237) ed una scarsissima adesione degli autonomi (67.609). La gran parte dei beneficiari (il 69,3%) sono uomini, mentre le donne sono il 30,3% del totale.

L’importo lordo medio annuo è di 25.663 euro (17.983 euro per gli autonomi, 27.237 euro per i dipendenti privati e 28.064 euro per i dipendenti pubblici). G

La spesa complessiva per le pensioni con “Quota 100” liquidate fino al 31 agosto 2021 è pari a 11,6 miliardi di euro, ma altri 7 miliardi si spenderanno nei prossimi anni per l’effetto trascinamento.

Quale futuro?

Lo scadere di “Quota 100” dal 1° gennaio 2022 rischia di creare un vuoto, che andrà necessariamente colmato per fugare il rischio di un ritorno alla contestatissima Riforma Fornero e di un repentino innalzamento dell’età pensionistica. Ma all’interno della maggioranza e fra politica e parti sociali non c’è uniformità di vedute, posti che che le risorse sono poche.

Fra i sindacati, che puntano dritto a Quota 41 (41 anni di contributi a prescindere dall’età) o su pensionamenti anticipati a 62-63 anni, e la formula “Quota 101” che rappresenta un’evoluzione di quota 100 con ricalcolo contributivo dell’assegno, la priorità della riforma Draghi è favorire il pensionamento dei giovani ed il ricalcolo del reddito dei pensionati. Come è ancora tutto da vedere.

Per il momento il governo ha mostrato disponibilità e apertura, ma ad utilizzare in primis gli strumenti già esistenti. A partire da una miglior strutturazone ed un ampliamento dell’Ape Sociale, del rafforzamento di Opzione Donna. Ma difficilmente potrà bastare.