In Italia il sistema previdenziale penalizza le donne: secondo i dati dell’Inps aggiornati al 31 dicembre 2023, le lavoratrici a riposo sono il 52% del totale, pari a 8,4 milioni contro i 7,8 milioni di maschi. Tuttavia percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 153 miliardi di euro contro i 194 miliardi dei maschi. E l’importo medio mensile dei redditi pensionistici percepiti dagli uomini supera quello delle donne di circa il 35%: per gli uomini il reddito medio da pensione si aggira sui 2.056,91 euro mentre per le donne è di 1.524,35 euro.
Così viene evidenziato nel XXIII Rapporto annuale dell’Inps, presentato il 24 settembre a Roma nel Palazzo della Civiltà del Lavoro di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone Calderone, fra gli altri.
Donne e lavoro
Il taglio del cuneo fiscale a ottobre 2023, ha portato benefici al 79% dei lavoratori, pari a circa 11,6 milioni di individui. La misura si è tradotta in una riduzione contributiva con relativo aumento del netto in busta paga: la percentuale è aumentata all’84% per le donne, ma ha superato il 90% per i giovani sotto i 35 anni. L’importo medio mensile della decontribuzione si è aggirato sui 100 euro, che però salgono a 123 euro se si considerano i rapporti a tempo pieno e attivi per l’intero mese.
Le donne rimangono ancora troppo spesso ai margini del mercato del lavoro, soprattutto nelle aree depresse del Paese: “Dobbiamo integrare chi resta ancora fuori dal mercato del lavoro, i giovani e le donne in particolare”, ha affermato a questo proposito la ministra Calderone, intervenendo a margine della presentazione del rapporto Inps.
I perché del gender gap previdenziale
Prima del rapporto Inps, in aprile era arrivato il focus dell’Eurostat: secondo i dati contenuti nello studio “Gender pension gap by age group – Eu-Silc survey”, in Italia gli assegni pensionistici presentano in media una differenza che supera i 400 euro al mese, con gli uomini che percepiscono 1.366 euro e le donne 950. Il divario è pari al 30,1%.
Il gap previdenziale fra uomini e donne è diretta conseguenza del gap occupazionale. Sono diverse le ragioni dello scalino professionale e previdenziale fra i generi. Una riguarda il fatto che in Italia, ma non solo, quando all’interno della coppia uno dei due partner deve trascurare la propria professione per ragioni familiari (nascita di un figlio o accudimento di un anziano) nella stragrande maggioranza dei casi è la donna a sacrificarsi. Le conseguenze di tali situazioni si trasmettono nell’immediato in una carriera talvolta azzoppata (spesso dal ricorso al part time dopo un periodo di aspettativa) e in una pensione di importo più basso.
Ma un altro motivo risiede nelle scelte lavorative delle donne, la cui presenza nelle professioni Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) è ancora minoritaria. Le lauree Stem, tradizionalmente, danno accesso a professioni dagli stipendi mediamente più alti.