Il mercato dell’olio d’oliva italiano sta attraversando una fase critica. Dopo mesi di tensioni sui mercati internazionali e un alternarsi di rincari e oscillazioni, nella prima settimana di dicembre i prezzi dell’extravergine Made in Italy hanno toccato il livello più basso degli ultimi tre anni. Una caduta verticale che, secondo Coldiretti e Unaprol, è stata accelerata anche dall’arrivo di olio dalla Grecia a prezzi irrisori, intorno ai 4 euro al chilo. Un livello che appare fuori scala rispetto ai costi di produzione italiani.
Il prezzo dell’extravergine italiano sotto i 7 euro
In meno di due mesi, il prezzo dell’olio extravergine italiano all’ingrosso ha perso circa tre euro al chilo, scendendo sotto la soglia dei 7 euro. Per capire la gravità della situazione basta confrontare questa cifra con i costi di produzione medi nelle principali regioni olivicole italiane (Puglia, Calabria, Sicilia, Toscana) che oscillano tra gli 8 e i 10 euro al chilo. Molti produttori oggi vendono in perdita.
La caduta dei prezzi non è quindi una normale oscillazione di mercato, ma il segnale di una distorsione profonda della concorrenza, acuita da comportamenti scorretti come quelli emersi nel recente sequestro in Puglia, dove l’Ufficio Icqrf Puglia-Basilicata, insieme alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Dogane, ha sequestrato 14.000 litri di olio extravergine senza indicazione obbligatoria dell’origine, presumibilmente proveniente dalla Grecia. Si tratta di una violazione grave che non riguarda soltanto le regole sulle etichettature, ma la trasparenza dell’intero sistema. Senza indicazione dell’origine, il consumatore viene ingannato e il produttore italiano subisce un danno ingiustificabile.
Coldiretti e Unaprol denunciano la presenza di veri e propri “trafficanti di olio”, che sfruttano le lacune normative e gli spazi grigi del mercato europeo per immettere prodotto a basso costo, spacciandolo talvolta come italiano o comunque come extravergine di qualità superiore a quella reale. Il mercato dell’olio extravergine è vulnerabile perché il prodotto è facilmente miscelabile, difficilmente riconoscibile a occhio nudo, e perché le normative europee sul commercio intra-UE sono, per loro natura, molto libere e poco vincolanti. In questo contesto, la tracciabilità diventa l’unico vero scudo contro le frodi.
Arrivi record dalla Grecia: +139% nei primi otto mesi dell’anno
Secondo l’analisi Coldiretti, basata su dati Ismea, nei primi otto mesi dell’anno le importazioni italiane di olio d’oliva (vergine ed extravergine) sono aumentate del 78% in volume. A trainare questa impennata è soprattutto la Grecia, da cui gli arrivi sono cresciuti addirittura del 139%.
Si tratta di un fenomeno senza precedenti, che ha alterato in modo strutturale l’equilibrio di mercato. L’Italia, tradizionalmente uno dei principali Paesi produttori, ma anche uno dei maggiori importatori per far fronte a consumi interni molto elevati, si trova oggi esposta a una competizione che rischia di diventare sleale.
L’olio greco arriva infatti a prezzi che si aggirano fra i 4 e i 4,2 euro al chilo, circa la metà dei valori che il mercato riconosceva all’olio extravergine italiano fino a pochi mesi fa. La differenza non è marginale. Si tratta di una forbice che modifica le dinamiche di acquisto della grande industria olearia e dei confezionatori, che spesso lavorano sul mix di oli comunitari.