Il Carnevale 2025 è salato, almeno per quanto riguarda l’aspetto gastronomico e il rischio è che anche passate le feste i rincari rimangano: il prezzo del burro continua la sua corsa al rialzo segnando il +20% e questo spinge all’insù il costo al chilo di tutte le specialità del periodo come ad esempio le frappe, che nelle varie regioni d’Italia sono altresì note come chiacchiere, fregnette, galani, cenci, eccetera.
Magari i rincari riguardassero esclusivamente il burro: a costare di più sono anche altre materie prime alla base della pasticceria, fra le quali spiccano il cacao e le uova.
Perché il burro costa di più
Un’indagine del Codacons ha evidenziato come le frappe e le castagnole di Carnevale abbiano subito rincari tra il +6% e il +8%, arrivando a prezzi record in alcune pasticcerie, al netto del valore aggiunto rappresentato da manodopera e brand.
Se il +20% su base annua nel prezzo del burro sembra uno sproposito, si ricordi che lo scorso anno il rincaro all’ingrosso fu del +82,8%. I motivi sono sempre gli stessi: l’aumento del costo del latte ha spinto al rialzo il prezzo dei prodotti derivati, e oltre ai maggiori costi di produzione si registra l’aumento della domanda.
Quanto costano le frappe al chilo
Nel periodo di Carnevale 2025 le frappe (o chiacchiere o intrigoni o sossole…) hanno prezzi variabili, che oscillano dai 7 euro al chilo nei supermercati fino ai 50 euro al chilo in pasticceria. Hanno destato curiosità e scalpore, e hanno tenuto banco nel dibattito pubblico per le classiche 48 ore di hype, le chiacchiere di Iginio Massari, noto pasticcere televisivo, in vendita a 100 euro al chilo. Ma si tratta di un caso limite in cui alla massima qualità del prodotto si somma il prestigio di un nome che è diventato un brand.
Al di là dei picchi, nel 2025 l’intero settore dolciario è colpito dai rincari e i consumatori hanno solo due scelte: acquistare una minore quantità di prodotto o inseguire il risparmio scegliendo cibi di qualità inferiore rispetto allo scorso anno.
Su anche il costo del cacao
Il problema, come è evidente, si inserisce nella più ampia crisi del settore dolciario, aggravata dall’inflazione e dall’aumento dei costi di produzione.
Questa la mappa dei rincari:
- burro: +20% su base annua;
- cacao: +15,4%;
- cioccolato: +9,9%;
- uova: +2,5%.
Per quanto riguarda il cacao, altro ingrediente principe della pasticceria italiana, gli scarsi raccolti nell’Africa occidentale hanno mandato alle stelle i prezzi, cosa che ha costretto alla chiusura alcune aziende. Le chiusure più dolorose si sono viste in storiche cioccolaterie in Austria e Germania. L’export italiano, nonostante il periodo critico, cresce del +16,2%.
Su anche il prezzo delle uova
Se il prezzo medio delle uova sotto Carnevale è salito del +2,5%, controllando i prezzi all’ingrosso rispetto all’anno scorso si segna un aumento del +25%.
Se in Italia non si ride, in America si piange: le uova, alimento base per gli americani, soprattutto per quelli dei ceti medio-bassi, in 5 anni sono aumentate da 1,5 a 8 dollari la dozzina, quasi 0,70 centesimi a uovo. Per Trump il rischio è che il calo dei consensi possa arrivare più dal prezzo delle uova che non dalle decisioni spericolate in materia di politica estera.