Il 28 marzo 2025 la Commissione europea ha presentato il cosiddetto “pacchetto vino”, un insieme di proposte legislative volte ad aggiornare le norme comunitarie sul settore vitivinicolo e rispondere a sfide quali cambiamenti climatici, evoluzione dei consumi e pressioni sui mercati. Il 5 novembre 2025, la commissione AGRI del Parlamento europeo ha approvato la relazione che apre i negoziati interistituzionali (triloghi) con il Consiglio e la Commissione. Il dossier entra così nella sua fase avanzata.
Le proposte mirano a modificare strumenti come la regolazione della produzione, le etichettature, l’innovazione dei prodotti e le misure promozionali. Le novità, una volta approvate, saranno applicabili anche in Italia. Il voto finale in plenaria è previsto infatti entro la fine dell’anno, e l’entrata in vigore avverrà 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Ma cosa potrebbe cambiare?
Cosa prevede il cosiddetto “pacchetto vino”
Il pacchetto introduce la possibilità per gli Stati membri di attivare misure volontarie per contenere l’eccesso di produzione di vino. Tra le azioni possibili, ci sono l’estirpazione di superfici vitate, vendemmia verde (raccolta ridotta per anno) e distillazione. In questo modo, diventano strumenti nazionali di stabilizzazione. Non essendo più necessariamente trattati come nuovi aiuti finanziati centralmente dalla Commissione, possono essere adattati di volta in volta al contesto e le esigenze.
Le nuove regole ampliano e rendono poi più flessibili gli interventi di promozione sui mercati internazionali. Ovvero riconoscono la possibilità di aumentare la quantità di denaro pubblico che viene messa a disposizione per queste iniziative di promozione. E anche le campagne di promozione internazionale potranno durare di più nel tempo. L’obiettivo è aiutare il vino europeo a competere meglio e a farsi conoscere di più nei Paesi al di fuori dell’Unione Europea. Per questo motivo il pacchetto mira ad alleggerire gli oneri amministrativi e a introdurre maggiore flessibilità nella gestione delle risorse.
Tra le novità più rilevanti ci sono infine regole più precise per l’etichettatura delle bevande a basso o nullo contenuto alcolico. Ad esempio, soglie chiare per poter usare la dicitura “alcohol-free” e condizioni definite per “alcohol-reduced”. Anche il vino dealcolato viene esplicitamente ricondotto alla normativa vitivinicola, con implicazioni su produzione e certificazione. Inoltre, viene introdotta maggiore libertà per quanto riguarda l’innovazione nei prodotti aromatizzati, incluso l’utilizzo di vino rosato per alcune referenze regionali, per rispondere alla domanda dei consumatori e sostenere nuovi segmenti di mercato.
5 anni per la ristrutturazione e conversione dei vigneti
La proposta UE fissa un limite massimo di 5 anni per l’attivazione delle misure di ristrutturazione e conversione dei vigneti (cioè il passaggio a varietà più resistenti/climate-friendly o interventi strutturali). Una volta che il pacchetto vino viene approvato ed entra in vigore, dunque, gli Stati membri (Italia compresa), devono adattarsi con un piano di riconversione che non può superare il quinquennio. E questo, secondo Coldiretti, resta un punto critico rilevante.
Questa soglia temporale, sempre secondo l’associazione, può risultare troppo stretta per molte imprese viticole italiane che già affrontano investimenti complessi e che necessitano di orizzonti più estesi per ammortizzare le spese e attuare strategie di lungo periodo.
Inoltre, c’è la necessità di recepire le nuove regole UE e trasporle nei decreti attuativi che tengano conto del contesto italiano, includendo la gestione delle misure nazionali legate a estirpazioni, all’andamento della vendemmia verde e a possibili ristrutturazioni aziendali. Le imprese vitivinicole che intendono ristrutturare o convertire vigneti devono anticipare la progettazione e valutare costi, tempi e risorse: il limite temporale potrebbe essere vincolante.