Il 38,8% dell’olio DOP/IGP si trova in Puglia ma in Italia aumentano le giacenze straniere

Il report sulle giacenze di olio in Italia conferma il calo degli stock, mentre cresce l’importazione di EVO UE ed Extra-UE. Vediamo cosa dicono i dati aggiornati a febbraio 2025

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 23 Marzo 2025 11:48

Il mercato dell’olio di oliva in Italia sta attraversando una fase di trasformazione, caratterizzata da una riduzione complessiva delle giacenze nazionali e da un aumento dell’olio di origine straniera.

Secondo il Report n. 3/2025 di Frantoio Italia, pubblicato a marzo dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), al 28 febbraio 2025 le giacenze totali di olio detenute in Italia ammontavano a 216.840 tonnellate, segnando un calo del 18,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre cresce la quota di prodotto importato dall’Unione Europea ed Extra-UE.

I dati sulle giacenze di olio in Italia

Da quello che emerge dai dati Masaf, nel breve periodo si è registrato un lieve aumento delle giacenze di olio in Italia, pari all’1,2% rispetto a gennaio 2025. Tale incremento, però, è stato trainato principalmente dall’incremento delle scorte di olio di oliva e raffinato (+14,6%) e di olio Evo (+1,1%), mentre proprio l’olio Evo italiano è calato e quello UE ed Extra-UE è cresciuto.

Nel dettaglio, l’olio extra vergine di oliva (Evo) rappresenta il 72,6% dello stock totale, ma all’interno di questa categoria emerge una forte tendenza alla riduzione dell’olio italiano. Con 89.307 tonnellate di Evo di origine nazionale in giacenza, la quantità è inferiore del 37,7% rispetto al febbraio 2024. Al contrario, si segnala un aumento delle scorte di olio di origine UE ed Extra-UE, rispettivamente di 8.059 tonnellate e 2.395 tonnellate nel solo mese di febbraio, compensando la riduzione del prodotto nazionale.

I numeri, parlano chiaro e testimoniano – di fatto – una crescente dipendenza dalle importazioni per l’Italia, un fenomeno che potrebbe influenzare il mercato interno e il posizionamento del Made in Italy nel settore oleario. Questo perché la riduzione delle scorte nazionali, combinata con l’aumento dell’offerta estera, pone interrogativi sulla competitività dei produttori italiani e sulla valorizzazione dell’olio di qualità certificata.

Il calo delle scorte IG suggerisce la necessità di strategie per valorizzare e sostenere maggiormente le produzioni locali, fronteggiando al contempo la concorrenza estera.

La Puglia guida la produzione Dop e Igp

Per quanto riguarda l’olio Dop/Igp, la Puglia si conferma la regione leader, con il 38,8% delle giacenze nazionali di olio certificato, seguita da Calabria, Sicilia e Toscana. Tuttavia, il totale dell’olio Dop/Igp in giacenza è in calo del 13,3% rispetto al 2024, attestandosi a 19,0 milioni di litri.

Il Sud Italia resta il cuore della produzione e dello stoccaggio, con il Mezzogiorno che continua a essere il principale bacino di stoccaggio dell’olio italiano, infatti: il 51% delle giacenze nazionali si trova nel Sud, con Puglia e Calabria che insieme detengono oltre il 42% del totale.

A livello provinciale, spiccano Bari (14,1%) e Perugia (10,3%), quest’ultima unica eccezione al predominio delle regioni meridionali.

Calo delle scorte di olio Bio ma aumenta la richiesta

Anche il settore dell’olio biologico ha subito una riduzione significativa delle giacenze, segnalando un trend di contrazione che potrebbe avere ripercussioni sul mercato e sulla disponibilità del prodotto nei prossimi mesi.

Da quanto emerge, infatti, al 28 febbraio 2025 lo stock totale di Evo e olio vergine Bio è sceso a 27.872 tonnellate, registrando un calo del 33,3% rispetto al 2024. Tuttavia, nonostante il calo significativo, la quota dell’olio Bio sul totale dell’Evo detenuto in Italia resta rilevante, attestandosi al 17,6%. Questo dato conferma l’importanza di questo segmento di mercato, che continua a rappresentare una fetta consistente della produzione nazionale.

Questa flessione, che si inserisce in un contesto più ampio di riduzione delle scorte nazionali, assume un peso specifico maggiore, caratterizzato da una domanda crescente da parte dei consumatori sempre più attenti alla sostenibilità e alla qualità certificata.

Se questa tendenza dovesse proseguire nei prossimi mesi, si potrebbe assistere a un aumento della pressione sui prezzi dell’olio Bio, con possibili ripercussioni sia per i produttori che per i consumatori. Inoltre, la riduzione delle giacenze interne potrebbe favorire un maggiore ricorso alle importazioni di olio biologico dall’estero, con il rischio di una minore valorizzazione del prodotto italiano certificato.