Stipendio più ricco per i capigruppo alla Camera. Chi ha votato a favore

I capigruppo incasseranno quasi 1.300 euro in più. La delibera è passata con i voti di M5S e centrodestra. Ecco chi ha annunciato di voler rinunciare alla misura

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Piatto più ricco per i capigruppo alla Camera dei deputati: con la delibera 45/2023 l’Ufficio di presidenza di Montecitorio ha stabilito di concedere un extra nello stipendio dei capigruppo. Tutti i partiti saranno interessati dal provvedimento, compreso il gruppo Misto (per il quale però l’importo è dimezzato).

Aumento di stipendio per i capigruppo alla Camera

I capigruppo incasseranno una indennità aggiuntiva uguale a quella già erogata ai presidenti di commissione. Si parla di 2.226,92 euro lordi al mese, pari a 1.269,34 euro netti. La cifra sarà erogata da ciascun gruppo parlamentare nel 2023, mentre a partire dal 2024 la somma sarà elargita direttamente dalla Camera. Le risorse saranno prelevate dal contributo concesso ai gruppi parlamentari. Di conseguenza, viene spiegato, gli aumenti non andranno a gravare maggiormente sul bilancio complessivo di Montecitorio.

L’Ansa ha avuto accesso ai dati relativi al voto. Avrebbero votato per il sì il centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Il Pd con Chiara Braga, Verdi-Sinistra e Roberto Giachetti di Iv si sarebbero astenuti. Subito dopo il voto i capigruppo di M5S, FdI e Pd, rispettivamente Francesco Silvestri, Tommaso Foti e Chiara Braga, hanno annunciato che rinunceranno alla misura.

Un approfondimento di Pagella Politica del novembre 2022 ha evidenziato come al taglio dei parlamentari non sia corrisposto un taglio dei costi della politica. In pratica, dopo la riduzione da 630 a 400 del numero dei deputati e da 315 a 200 del numero dei senatori eletti, i costi sono rimasti sostanzialmente invariati. I partiti che cavalcarono la proposta stimavano un risparmio di 500 milioni di euro a legislatura. Si è dunque ridotta la rappresentanza senza ridurre i costi.

Quanto guadagna un deputato della Camera

Quello dei deputati viene definito “stipendio” secondo una locuzione entrata nell’uso comune, ma formalmente errata. La dicitura corretta è “indennità parlamentare” ed è pari a 5.269,04 euro su dodici mensilità. La misura varia in base al domicilio fiscale del parlamentare poiché le vanno sottratte le addizionali regionali e comunali. In generale un deputato incassa una media di 5.000 euro netti al mese.

Ma a questa cifra va poi aggiunta una diaria a titolo di rimborso per le spese di soggiorno a Roma. Si parla di 3.503,11 euro al mese. Ogni volta che il deputato si assenta dalle sedute in cui si vota, la diaria viene decurtata di 206,58 euro. Ma è considerato presente il deputato che partecipi almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. C’è poi una ulteriore decurtazione, fino a 500 euro mensili, legata alle percentuali di assenze alle sedute delle Giunte, della Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d’inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali.

Oltre a questo, ci sono poi una serie di bonus a sostegno di spese telefoniche, di viaggio e di altra natura. Per tutti i dettagli sul trattamento economico dei deputati si rimanda al sito della Camera.

Tornano i vitalizi al Senato

Intanto mentre alla Camera vengono alzati gli emolumenti per i capogruppo, salvo lasciare a ciascun esponente la facoltà di rinunciare, il Senato ha fatto marcia indietro sul taglio dei vitalizi scatenando le polemiche. Il Consiglio di garanzia del Senato ha abolito la delibera 6 del 2018 fortemente voluta dal M5S che tagliava i vitalizi. Il colpo di spugna è arrivato su spinta di Luigi Vitali, ex senatore di Forza Italia e presidente dell’organo.