Frodi alimentari, via libera del Senato a due nuovi reati nel Codice Penale

Il Senato ha approvato un provvedimento per tutelare l'agroalimentare italiano che prevede nuovi reati per contrastare le frodi alimentari

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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L’economia agroalimentare italiana vale oltre 65 miliardi di euro di export e basa la sua forza su qualità, tracciabilità e autenticità delle produzioni. Proprio per proteggere questo patrimonio, il Senato ha recentemente approvato un provvedimento che introduce formalmente nel Codice Penale due nuovi reati, ovvero:

  • frode alimentare;
  • commercio di prodotti con segni mendaci (ovvero falsi o ingannevoli).

Il testo è stato passato alla Camera per l’ultimo passaggio parlamentare, ma segna già una tappa nel percorso di rafforzamento della tutela del Made in Italy agroalimentare.

Frode alimentare: un anno di carcere e multa salata

Il reato di frode alimentare è una fattispecie pensata per colpire chi immette sul mercato italiano, anche tramite piattaforme digitali e canali telematici, prodotti alimentari e bevande che sa essere non genuini rispetto a origine, provenienza, qualità o quantità. La pena prevista è la reclusione da due mesi a un anno, accompagnata da una multa da 1.000 a 4.000 euro.

Il legislatore punisce chi mette in commercio prodotti con una condotta dolosa. Tuttavia, il reato non è punibile quando il valore economico del prodotto è minimo o quando non si produce alcun danno al consumatore. Questa impostazione mira a distinguere le frodi vere e proprie dalle irregolarità formali prive di impatto economico o sanitario.

Segni mendaci, il reato contro la disinformazione alimentare

Il secondo reato introdotto nel Codice Penale colpisce un fenomeno sempre più diffuso: l’uso di segni distintivi falsi o ingannevoli per attribuire a un prodotto caratteristiche che non possiede. Un problema molto diffuso in un mercato dove etichette, packaging e richiami geografici orientano fortemente le scelte dei consumatori.

Chi utilizza segni mendaci per trarre in inganno il cliente su origine, provenienza, qualità o quantità rischia la reclusione da 3 a 18 mesi e una multa fino a 20.000 euro.

I prodotti confiscati saranno donati gratuitamente

I prodotti alimentari confiscati che risultano idonei al consumo, non contraffatti, non deteriorati e conformi ai requisiti di conservazione e sicurezza, potranno essere donati gratuitamente a persone in difficoltà, enti locali e organizzazioni caritative.

Una misura che coniuga contrasto alle frodi e lotta allo spreco alimentare, destinando prodotti recuperati a finalità sociali.

Pene accessorie e aggravanti con un impianto più muscolare

Il provvedimento introduce poi una serie di strumenti aggiuntivi per colpire i comportamenti più gravi o ripetuti nel tempo.

Per esempio, in caso di frodi di particolare gravità o di recidiva è prevista la chiusura da 5 giorni a 3 mesi dell’impianto di produzione. Le pene sono aumentate anche quando:

  • i prodotti coinvolti sono DOP o IGP, quindi parte del patrimonio delle eccellenze protette;
  • vengono utilizzate dichiarazioni o documenti di trasporto falsi;
  • le frodi riguardano volumi significativi;
  • si commercializzano come biologici prodotti privi di certificazione bio.

Aggravanti ulteriori scattano quando l’illecito è realizzato attraverso operazioni multiple e organizzate. Mentre è previsto un sistema di vigilanza continuo e permanente sulle filiere DOP e IGP, con ispezioni mirate.

Una nuova governance per l’agroalimentare

Il pacchetto di nuove leggi non riguarda solo le frodi, ma anche le regole che governano il settore agricolo. L’ente Age-Control Spa avrà il compito di verificare che le aziende agricole rispettino le regole sociali legate al lavoro e all’ambiente, ovvero le condizioni che permettono di ricevere i fondi europei.

Per quanto riguarda invece i centri che aiutano gli agricoltori con le pratiche burocratiche, chi perde l’autorizzazione per irregolarità non potrà aprirne uno nuovo per i successivi 6 mesi (periodo che si allunga a 2 anni in caso di recidiva).

I centri che lavorano in regioni o province dove non sono autorizzati dovranno pagare una multa salata, che va da 2.000 a 8.000 euro.