Diego Dolcini, il mago della calzatura

"Visionario", "geniale" e "creativo" sono solo alcuni degli aggettivi per descrivere lo smisurato talento di Diego Dolcini.

Foto di Paolo Gelmi

Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Diego Dolcini, classe 1969, è considerato tra i più grandi geni creativi della calzatura, colui che a livello mondiale ha ridato lustro e prestigio al modo di creare le calzature in stile italiano. Il suo percorso di crescita professionale inizia dopo gli studi a Pescara e Napoli e con il suo successivo trasferimento nella città di Milano, dove si laurea alla Domus Accademy con Gianfranco Ferrè, per iniziare subito dopo uno stage a Parigi per Dior. In poco tempo gli addetti ai lavori si accorgono del genio creativo di Diego e della sua visione stilistica davvero raffinata e all’avanguardia. Il suo modo di interpretare le calzature risulterà vincente, la sua creatività conquisterà in breve tempo consumatrici e consumatori in tutto il mondo. Le sue creazioni spaziano dal design più contemporaneo, ricco di dettagli originali, sino ai modelli più classici ma con un’impronta moderna: donne e uomini di ogni età sono conquistati da questa visione raffinata e pioneristica.

Nel 1994 Diego fonda il suo brand, ricevendo anche un premio prestigioso, con la vittoria del “Vogue Talents” per le scarpe. Successivamente saranno tante le collaborazioni che lo vedranno Direttore creativo del settore calzature per brand iconici e luxury come : Gucci, Bruno Magli, Emilio Pucci, Trussardi, Narciso Rodriguez, Casadei, Balmain e Dolce&Gabbana . La sua grande capacità creativa gli permette di adeguare la propria visione con quella delle maison con cui collabora, creando sempre un mix di eleganza e design, capace di esaltare e rispettare il brand e la sua identità creativa. Capacità molto rare, in un sistema davvero difficile che non prevede troppe rivoluzioni. Il primo a credere nel talento di Diego è stato Domenico De Sole, AD della Maison Gucci, che nel 1999 lo porterà a disegnare le scarpe al fianco di Tom Ford, consacrando il designer napoletano a livello mondiale.

Nel settembre 2019, per celebrare i suoi 25 anni di carriera, Diego Dolcini pubblica un libro in 2 volumi, “From heart to toe”,  in cui racconta la sua vita professionale e la storia delle sue meravigliose calzature, la passione per questo accessorio e le iconiche donne che hanno amato e calzato le sue creazioni; immediatamente dopo esce, a supporto del suo racconto, anche un cortometraggio, “The Movie”.

A quasi 30 anni di onorata e gloriosa carriera, Diego ha ancora tanto talento e creatività da regalarci per continuare a farci sognare attraverso le sue creazioni. Proprio per questo motivo, QF Lifestyle ha deciso di incontrarlo, per farsi raccontare aneddoti, pensieri e novità del suo crescente percorso professionale.

diego dolcini


Diego, quando ha capito che la sua strada sarebbe stata quella del designer di 
calzature?Durante i miei studi di Architettura al Politecnico di Milano ero affascinato dalla moda, erano i primi anni ’90 e tutto era particolarmente magico in quel settore. Intanto assistevo uno stilista di calzature da uomo. Ho sempre avuto la passione del disegno e venendo da studi artistici mi guadagnavo i primi soldi mettendo in bella i suoi schizzi. Dopo l’università vinsi una borsa di studio alla Domus Academy per un master in fashion design. Uscito con il massimo dei voti, iniziai a fare i primi passi facendo esperienza con personaggi del calibro di Ferrè, Gattinoni, Capucci dove ho appreso il senso della disciplina e la dedizione al bello.

Tra le tante collaborazioni che lei ha avuto, per citarne alcune Bruno Magli, Gucci, Dolce&Gabbana, Casadei, Narciso Rodriguez, Ermenegildo Zegna e Kiton, quale ha segnato per lei un momento indimenticabile?
Sono state tutte esperienze estremamente formative, diverse tra loro ma con un denominatore comune, quello di trovare un ambiente professionale con grande visione per la creatività ed il prodotto. Quando assumi la direzione creativa di un dipartimento come quello degli accessori, lavorare con maison così importanti ti mette in gioco a diversi livelli di professionalità, acquisendo competenze non comuni. Ho avuto la fortuna di confrontarmi ed interagire con tutti i reparti delle aziende arricchendo la mia competenza specifica, in Gucci, con Tom Ford ho visto tutto, non solo ho sperimentato qualsiasi tipo di scarpa, uomo e donna ma ho imparato tantissimo anche sul RTW e su come costruire il prodotto giusto per la donna di riferimento. Mi hanno dato l’opportunità di accrescere la mia creatività e mi hanno formato come manager, mettendomi alla prova dallo stile al merchandising, dall’immagine alla vendita, dal prodotto ai numeri.

Nel 1994 ha creato la sua linea di calzature, che differenza c’è tra una collaborazione con un grande brand e la creazione di una collezione propria?
Come dicevo prima, lavorare con grandi maison ti mette di fronte a livelli diversi di sfide, dove il mantra principale è quello di costruire profitti. Quando inizi una esperienza in proprio ti lasci andare un po’ di più nello sperimentare la tua personale visione del mondo e del prodotto. Quando lo fai per gli altri, devi seguire e rispettare il DNA del brand per cui fai consulenza. Io credo che un bravo professionista oggi, debba avere grande rispetto della maison per cui lavora, calarsi profondamente nell’Heritage e nei codici del marchio. Molti miei colleghi spesso fanno l’errore di proporre sé stessi e questo spesso genera confusione.

Quali sono gli elementi fondamentali che non devono mancare ad un designer di accessori?
Credo che oggi siano richieste diverse competenze, oltre che caratteristiche umane e personali. In primis una grande passione, poi l’umiltà e la curiosità di apprendere. Suggerisco di approfondire gli aspetti tecnici di costruzione di una scarpa e lasciarsi guidare dalla propria capacità interpretativa sull’immaginario creativo.

Quale crede sia stata la chiave di volta che l’ha portata al successo mondiale?
Negli anni ‘90 la moda proponeva uno stile minimale, concettuale, con l’idea di vestire le donne con una coscienza piuttosto femminista. In quel contesto ero persuaso nel proporre scarpe dalle linee semplici seguendo la tendenza ma cercando di dare quel tocco di irresistibile femminilità. Ai tacchi grossi e comodi, proponevo tacchi sottili e sexy creando così un’estetica inaspettata per i tempi… Sentivo che le donne non volevano rinunciare alla loro capacità di affascinazione, anzi usavano le mie scarpe come nuova arma di seduzione.

Se dovesse scegliere un modello di scarpe da lei creato, quale crede sia il più rappresentativo ed iconico delle sue creazioni?
Il sandalo “opanca” modello semplicissimo, fatto solo di poche linee ma molto complesso nella costruzione della suola in cuoio con due ali laterali che diventano parte della tomaia.

Oltre alle forme quanto sono importanti i materiali e come li seleziona?
Le forme sono essenziali per dare carattere alle linee, i materiali sono importanti per definirne la superficie. Scelgo i materiali cercando di risvegliare i sensi primari, occhio e vista, pelle e tatto. Sono le prime cose che ti attraggono quando scegli una scarpa.

Dopo il Covid-19 tutto è cambiato anche nel settore della moda, come si è adeguato Diego Dolcini a questo cambiamento?
In realtà con l’avvento del digitale e dei social, tante cose stavano già cambiando prima, il Covid-19 ha solo accelerato questa tendenza. Io cerco di stare al passo, di guardarmi intorno e di fare le cose che ritengo più giuste ed in linea con il mio occhio attento e vigile. Non sono solito cadere nella trappola dei facili abbagli. Il fenomeno dei social ha creato tanti squilibri e tanta confusione, ma ha aperto a delle nuove opportunità, basta saperle cogliere. Oggi tutto si sta regolamentando e le cose stanno prendendo una piega di maggior respiro, coscienza. Non bastano dei follower per diventare designer di accessori, ma avere una community o una fan base forte aiuta alla divulgazione del proprio messaggio, nel nostro lavoro bisogna avere esperienza ed autorevolezza, non è facile improvvisarsi.

Esiste una donna o un uomo famoso che l’ha resa particolarmente orgoglioso nel vedere indossare le sue creazioni?
Ho avuto la fortuna di essere stato scelto da diverse celebrities che hanno apprezzato le mie creazioni in tempi non sospetti. Fino a poco tempo fa non esisteva il placement o l’invio a pagamento per fare indossare una tua creazione. Tutto avveniva in maniera spontanea, quando qualcuno si riconosceva nel tuo stile, ti sceglieva e basta, ti contattava lo stylist o la celebrity direttamente per indossare una tua scarpa. Ho dato spesso le mie scarpe per film o red carpet, ho lavorato a progetti importanti con Mariah Carey, Madonna, Julia Roberts, Beyoncé, Chiara Ferragni ma solo per il piacere di fare qualcosa insieme.

Lei disegna principalmente calzature femminili, ma abbiamo visto che ha avuto delle collaborazioni prestigiose come con Balmain, dove era Direttore Creativo della divisione calzature delle collezioni donna e uomo, che differenza c’è tra disegnare collezioni femminili al disegnare collezioni maschili?
Disegnare scarpe è una missione! Ho sempre amato disegnare le scarpe in ogni forma e foggia. Per me che sono conosciuto perlopiù con le scarpe sexy da donna, è bizzarro pensare che dal punto di vista del successo di vendita l’ho avuto con le scarpe da uomo e le sneakers (Gucci e Zegna), a distanza di anni ancora oggi sul mercato.

Sul tema della sostenibilità, come la pensa Diego Dolcini?
E’ un tema delicato da affrontare ma essenziale se vogliamo salvaguardare il pianeta dal punto di vista degli sprechi che ci sono spesso nella moda. Da parte mia, cerco di creare in modo sostenibile, attento e responsabile.

Nel 2019 per i suoi 25 anni di carriera esce un libro che racconta la sua storia e quella delle sue creazioni “From Heart to Toe”, successivamente un cortometraggio “The Movie”: crede di aver raggiunto il suo obiettivo con queste 2 iniziative oppure c’è ancora molto da raccontare?
Credo che non si finisca mai di raccontare…quando sei un creativo, la testa non si ferma mai! Ora ho in cantiere un lungometraggio che affronta il tema della creatività e le sue dinamiche, progetto lungo ma intrigante, mi pone nuove sfide in un settore che conosco solo per passione. Oltre alle mie consulenze, ho iniziato una bellissima esperienza didattica al Polimoda di Firenze, dove incontro gli studenti dell’ultimo anno per definire gli accessori degli outfit del loro final work.

Se dovesse dare un consiglio ad un giovane che vuole intraprendere un percorso professionale come il suo, quale consiglio gli darebbe?
Umiltà, curiosità, passione, determinazione…never give up!

Progetti futuri?
Da circa un anno sto lavorando ad una nuova startup nell’ambito del benessere con il marchio GAIT-TECH®, dove insieme ad un gruppo di professionisti, esperti del piede abbiamo realizzato su loro brevetto, un device biomeccanico da inserire all’interno delle solette, per salvaguardare i piedi di coloro che non vogliono rinunciare al tacco alto senza farsi del danno. Il progetto è stato presentato tra i finalisti dell’area digital health del CES 2023, una vera rivoluzione a livello globale nell’abito della sostenibilità per la produzione di calzature con tacco alto. Dopo il lancio a Las Vegas, abbiamo iniziato un interessante dialogo con i maggiori gruppi del lusso incuriositi dall’importante attenzione mediatica che ha suscitato il progetto.