Tre regioni maglia nera dell’occupazione: la classifica

In Italia la media degli occupati tra i 20 e i 64 anni è del 64,8%, ma al Sud ci sono Regioni che faticano ad arrivare al 50%: ecco quali sono

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

C’è ancora un sostanzioso gap occupazionale tra Nord e Sud in Italia, nonostante i numeri nel 2022 abbiano sorriso e non poco ai lavoratori italiani. In un recente rapporto Istat sul tasso di occupazione in tutte le Regioni, infatti, emerge un quadro importante e d’ottimismo per il futuro, con la media nazionale d’occupazione che si avvicina ai massimi di sempre nel Paese.

Ma a balzare all’occhio dei più attenti è la situazione di divario che ancora una volta si registra tra i territori settentrionali e quelli meridionali, dove la differenza tra le percentuali massimi d’occupazione (79,2%) e quella minima (46,2%) fa risuonare un campanello d’allarme nelle media nazionale del 64,8%. Ma quali sono le Regioni con la percentuale più alta di occupati tra i 20 e i 64 anni e quali hanno la maglia nera in questa classifica?

Occupazione, percentuale media vicina ai massimi

Andando ad analizzare i dati Istat sul tasso di occupazione in tutte le Regioni italiane non possiamo non partire da quei territori in qui le percentuali vanno ben oltre più rosea aspettativa portandosi addirittura al di sopra, e anche nettamente, della media nazionale. Lo studio, basato sui contratti in regola (ricordiamo che l’Italia combatte il lavoro in nero con pesanti sanzioni), riguarda i dati sul benessere equo e sostenibile relativi al 2022 e premia in maniera incontrastata la Provincia autonoma di Bolzano, con una occupazione che sfiora quasi l’80% (79,2%), mettendosi alle spalle, la Provincia autonoma di Trento e la Valle D’Aosta che si dividono il secondo gradino del podio col 74,9% dei lavoratori tra i 20 e i 64 anni occupati.

Numeri che permettono al Nord di mantenere una media del 73,2% su cui si allineano, salvo qualche eccezione, le altre Regioni. Sopra questa percentuale, infatti, troviamo Emilia-Romagna (74,8%), Lombardia e Friuli-Venezia Giulia (entrambe col 73,4%), mentre poco al di sotto Veneto (72,9), Piemonte (71,3) e Liguria (70,7).

Passando al Centro, invece, i dati cambiano e le percentuali scendono nettamente. A tenere il passo con la media del Nord sono soltanto Toscana (73,7%) e Marche (72%), poi il diario si fa sentire. Con una media del 69,7%, infatti, la sola Umbria riesce a rimanerne in positivo (69,9%), poi per il Lazio si scende al 66,5% prima dell’effettivo gap sostanzioso col Sud.

Le regioni con la maglia nera

Arrivando al Meridione, infatti, i numeri registrati al Nord sono un lontanissimo ricordo e una percentuale difficile da raggiungere nel breve. A eccezione di cinque Regioni, infatti, tutte le altre sono sotto il 50% dell’occupazione.

Le migliori del Sud, la cui media d’occupazione è del 51,1%, sono Abruzzo (col 62,8%), Molise (58,8) e Sardegna (58,6%). Restano ancora al di sopra del 50% Basilicata e Puglia, rispettivamente dal 57,3% e 53,4% degli occupati tra i 20 e i 64 anni, poi il duro colpo per il Sud.

A chiudere la classifica, infatti, sono Campania, Calabria e Sicilia, dove i numeri sono allarmanti. In Campania si registra infatti soltanto il 47,3% degli occupati, numeri di poco al di sopra di quelli registrati in Calabria (47%). La vera e propria maglia nera va però alla Sicilia, Regione in cui i dati Istat portano l’occupazione al 46,2%.

Le percentuali delle donne al lavoro

Lo studio poi si concentra anche sul divario di genere, con il paragone tra le posizioni occupate da uomini e donne.

Ancora una volta il dato sottolinea che le donne lavorano meno, con la Valle D’Aosta che è l’unica Regione che si avvicina alla parità (79% dei maschi in età da lavoro e il 70,8% delle femmine). In Puglia, Campania, Calabria e Sicilia lavorano invece meno di due donne su cinque.