Scuola: stipendi più alti per i prof, ma solo in alcune regioni? Bufera su Valditara

Dure polemiche contro il ministro Valditara che ha proposto la "differenziazione regionale" degli stipendi per i docenti: in cosa consiste

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Neanche il tempo di aver messo d’accordo tutti, o quasi, con il rinnovo dei contratti per il settore scolastico che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara attira a sé numerose polemiche per alcune dichiarazioni alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi.

A causare le critiche sono state le parole sull’aumento degli stipendi dei docenti con allusione a una differenziazione regionale che, secondo tanti oppositori, potrebbero causare numerose disuguaglianze nel sistema scolastico.

Le parole di Valditara sulla differenziazione regionale

Nel corso del suo intervento, il ministro dell’Istruzione e del merito ha lanciato una nuova proposta sulla scuola per avere nuove forme di finanziamento, anche privato, per coprire gli stipendi dei professori. La retribuzione dei docenti, secondo Valditara, potrebbe quindi subire una differenziazione regionale perché “chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più”.

Comunque, osserva il ministro, anche con l’autonomia differenziata “non credo che il contratto nazionale verrà toccato”. Gli insegnanti “devono essere in numero sufficiente, avere una preparazione adeguata e garantire la continuità educativa. Lanceremo un importante reclutamento”.

Ad accogliere positivamente la proposta il presidente dell’Anp Lazio Mario Rusconi, che ha sottolineato che “l’idea degli stipendi differenziati per il personale della scuola mi sembra che sia realistica perché nasce dal divario molto forte che esiste nel tenore di vita fra Nord e Sud d’Italia”. Rusconi ha poi spiegato che “molti dirigenti scolastici e docenti che lavorano al Nord, vengono dal Sud e si trovano in difficoltà perché con lo stipendio che percepiscono non riescono a mantenere condizioni di vita adeguate”.

“L’eventuale misura va concertata a livello contrattuale ma risponde a un problema reale. Molti miei ex studenti, laureati in fisica, ingegneria o economia e commercio hanno rinunciato a contratti per le materie che potevano insegnare perché con i loro stipendi non potevano mantenersi” ha sottolineato il presidente dell’Anp Lazio (qui vi abbiamo parlato del congedo mestruale a scuola).

Parere favorevole anche da parte del ministro della PA Paolo Zangrillo, che si dice d’accordo con la proposta di Valditara in quanto “dobbiamo considerare quella retributiva una leva importante su cui lavorare per riconoscere capacità ed esperienze alle persone che lavorano nelle nostre strutture”.

Le critiche alla proposta di Valditara

Come detto, però, l’eventuale aumento di stipendi su base regionale non è piaciuta a tutti. I primi a puntare il dito sono stati i capigruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato e alla Camera, Luca Pirondini e Anna Laura Orrico, che hanno definito la scuola voluta da ministro come “quella delle disuguaglianze“. “Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico”, si legge nella nota del M5s.

“Il disegno di Valditara ci inquieta: il suo piano è esattamente quello che gli contestammo in Parlamento e le sue parole ci stanno dando ragione” hanno concluso. Parole che sono state prese al balzo dal Pd, con la presidente dei senatori Simona Malpezzi che ha sottolineato che si tratterebbe di una scelta molto grave che potrebbe andare a creare “insegnanti di serie A e di serie B“.

Critiche anche da Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli. In qualità di primo cittadino di un Comune che potrebbe avere stipendi ridotti per i suoi docenti paragonati a quelli di Milano, Manfredi ha spiegato che la scelta sarebbe un errore: “A me piaceva la proposta di pagare meglio gli insegnanti che vanno a lavorare nelle scuole più difficili, gli istituti di frontiera delle grandi metropoli italiane. Sono al Nord e sono al Sud”.