Sulla scuola il governo fatica a far tornare i conti. E non si sta parlando della partita – apparentemente chiusa – che si gioca sui docenti non vaccinati, per i quali è arrivato l’obbligo di essere immunizzati per poter tornare a fare lezione in presenza. Anche gli studenti si stanno muovendo in gran fretta per mettere in sicurezza l’anno: come riporta il Financial Times, infatti, i nostri giovani sono i terzi al mondo per numero di adesioni alla campagna di vaccinazione; proprio su di loro, d’altra parte, fa leva il piano di Figliuolo per raggiungere al più presto l’immunità di comunità.
Di quanti nuovi docenti hanno bisogno le scuole italiane
Il problema a questo punto sembrerebbero essere non i docenti o gli studenti, ma le cattedre. Sì, perché su un totale di 112mila cattedre libere ne sono state assegnate 80mila a settembre, ma delle otto decine di migliaia previste 38mila sono state per adesso le immissioni in ruolo. Il grosso di questa nuova iniezione di forza lavoro negli istituti scolastici arriva da chi già aveva una carriera – più o meno – avviata: quindi precari storici o vincitori di vecchie selezioni. I “nuovi” insegnanti reclutati tramite il concorso sprint previsto dal decreto Sostegni Bis sono una quota parte piuttosto piccola dei 38mila: si tratta in effetti di 6mila unità.
Quali sono le regioni che hanno maggiore bisogno di nuovi insegnanti
La ricerca di insegnanti si concentra nelle regioni del Nord. Secondo un’elaborazione del Sole24Ore, solo in Lombardia servirebbero 25.818 docenti. Veneto, Piemonte e Lazio, regioni effettivamente molto popolate, esattamente come quella governata da Attilio Fontana, seguono la classifica del fabbisogno di cattedre. Ne servono 11.912 nel Veneto, 10.985 in Piemonte, mentre il Lazio cerca 10.686 nuovi docenti – in base alla ripartizione delle 112mila cattedre lungo tutta la penisola. La quota minore tocca a Basilicata e Molise, anche qui, si potrebbe supporre, per ragioni di ordine demografico.
All’8 agosto erano 217.870 i lavoratori del settore scolastico che non avevano ancora ricevuto il vaccino anti Covid. Si tratta di circa il 14,87% del personale impiegato nelle scuole italiane, che naturalmente pone al governo un problema di ordine numerico: proprio per questo sono necessarie nuove risorse, pronte a sostituire chi sui vaccini non intende fare dietrofront.