Dopo mesi di trattative e lunghi tira e molla i docenti scolastici e il personale Ata possono sorridere. È stato infatti firmato all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, il rinnovo del Ccnl scuola e istruzione che permetterà ai lavoratori di ricevere un maggior compenso economico già a partire dalle prossime buste paga.
Il nuovo contratto per la scuola, al momento, riguarda soltanto il lato economico e si presenta come un accordo ponte in attesa di quello normativo per il quale la trattativa prosegue. Ma in cosa consiste questa nuova intesa che fa sorridere la scuola?
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Aumenti ai docenti, a quanto ammontano
Nel nuovo contratto per scuola e istruzione firmato nelle scorse ore all’Aran c’è quanto richiesto dal comparto scolastico negli ultimi mesi, ovvero quell’aumento in busta paga che seppur “minimo” lascia lo spiraglio a nuovi step di salita nel futuro. Nello specifico si tratta di incrementi lordi medi mensili che valgono 98 euro, ma se si guarda solo alle buste paga dei docenti, allora l’asticella sale a 100,78 euro lordi.
Nello specifico per i docenti l’accordo comporterà un incremento medio di 100 euro per 13 mensilità (circa il +4,2%), a cui si aggiungeranno successivamente quelle risorse che arriveranno dall’accordo che completerà la sequenza contrattuale 2019-2021, su cui si è impegnato il ministro Valditara. Il Governo, come sottolineato dal numero uno dell’Aran Antonio Naddeo, punta infatti ad arrivare a 123 euro lordi mensili di aumento nel 2023 per i docenti.
Per questi successivi aumenti il governo potrebbe attingere anche agli oltre 300 milioni ereditati dal governo Draghi per la valorizzazione professionale dei docenti ma anche del personale scolastico (scopri qui quanto guadagna un bidello). Aumenti che arrivano in una fase particolarmente difficile per l’economia italiana, tra inflazione e caro energia che stanno dando del filo da torcere agli stipendi degli italiani (in un nostro altro articolo vi abbiamo parlato del nuovo contratto sanitari).
Arretrati, quando arrivano
Il nuovo contratto firmato all’Aran prevede anche il pagamento degli arretrati che erano dovuti al comparto scuola. Questi, secondo quanto riferito, dovrebbero arrivare tra dicembre 2022 e gennaio 2023, con 1,2 milioni di statali della scuola che attenderanno con ansia i guadagni maturati durante il 2019-2021. Gli arretrati sul piatto valgono in media più di duemila euro a dipendente, ovvero 2064,96 euro.
Nel dettaglio, gli arretrati medi per il comparto scuola riferiti a tutto il personale pesano 2.337 euro, con una somma di 2.450 euro che spetterà ai docenti. Per quanto riguarda gli amministratori dell’università, invece, ci sarà il versamento degli arretrati pari a 2.110 euro.
Negli enti di ricerca gli arretrati salgono a 2.940 euro (esclusi i ricercatori e tecnologi a cui andranno 4.113 euro). Per il personale Afam sono invece previsti 3.449 euro di arretrati.
Il commento di Meloni e Valditara
Al raggiungimento dell’accordo sono arrivate le parole entusiaste della premier Giorgia Meloni che ha sottolineato come la firma sull’intesa “comporta un impegno finanziario importante, che corrisponde alla volontà del governo di effettuare un forte investimento nella formazione e nell’istruzione dei giovani, essenziale per un paese avanzato che voglia competere tra le moderne economie della conoscenza”.
Soddisfatto anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: “Diamo così un primo segnale concreto sul tema delle retribuzioni, fondamentale per rivalorizzare e restituire autorevolezza alla figura del docente. Siamo consapevoli che si tratta di un primo passo, un primo passo atteso da tanto tempo e ottenuto in un contesto peraltro difficile a causa della crisi energetica”.