Italiani sicuri, ecco quale sarebbe lo stipendio giusto

Quale sarebbe lo stipendio tipo per gli italiani? A rispondere alla domanda un recente sondaggio: ecco le stime dei lavoratori e le idee sui sussidi

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Gli ultimi anni, tra pandemia e guerra in Ucraina, hanno messo a dura prova gli italiani, con una crisi economica senza fine che ha portato all’aumento dei prezzi e a un costo della vita elevato. Uno scenario al quale, purtroppo, non è seguito l’aumento degli stipendi per molti lavoratori che si sono trovati ad affrontare costi quasi raddoppiati con le stesse entrate di anni fa.

Insomma, una situazione non del tutto rosea e soddisfacente per gli abitanti occupati del Bel Paese che di recente hanno fatto sapere la loro sulla spinosa questione degli stipendi. Qual è infatti lo stipendio giusto, o per meglio dire stipendio tipo, che gli italiani accetterebbero in questo momento?

Stipendio tipo, la richiesta degli italiani

A provare a rispondere a questa domanda è stato un sondaggio di Quorum/YouTrend redatto per Sky TG24 che ha posto il quesito al centro di una ricerca che ha dato importanti risultati. Dallo studio, infatti, emerge che gli italiani si sento mal pagati e che la maggior parte purtroppo vive una situazione non equa in base alla propria posizione lavorativa.

Se da un lato, infatti, ci sono imprenditori e datori di lavoro che sempre più spesso lamentano di non trovare dipendenti nonostante l’elevata offerta economica, dall’altro ci sono proprio i diretti interessati a rispondere in una situazione non ancora in linea con quelle che sono le richieste. I salari troppo bassi, infatti, sono ritenuti dalla maggior parte degli italiani il vero e proprio primo ostacolo nella ricerca di lavoro.

Dallo studio di Quorum/YouTrend sul tema lavoro emerge infatti che l’87% degli intervistati sarebbe pronto ad accettare 1.200 euro netti per un primo impiego, ma il più delle volte questa non è la prassi. Considerando uno stipendio mensile netto per un lavoro a tempo pieno, il 68% degli intervistati ha poi indicato come buona una cifra tra i 1.000 e i 1.500 euro.

Vale la pena però entrare più nel dettaglio. Nella fascia dei potenziali “giovani al primo impiego”, quelli tra i 18 e 34 anni, la percentuale di accettazione (77%) è sensibilmente più bassa rispetto ai rispondenti delle fasce superiori che si attestano tra l’88 e il 91%. Divario anche tra Nord e Sud, con i cittadini delle regioni settentrionali che al 41% accetterebbero i 1.200 euro al mese, contro il 35% di quelli delle regioni meridionali.

Dal sondaggio, poi, emerge anche che il 59% dei lavoratori dipendenti intervistati ritiene di guadagnare una cifra non equa rispetto alla sua posizione lavorativa e di essere quindi pagato meno di quanto dovrebbe. Una situazione marcata tra diplomati e laureati, mentre il 12% degli under 35 ammette anche di pensare di guadagnare più di quanto dovrebbe (qui vi abbiamo parlato del costo delle case in Italia).

Lotta alla disoccupazione, cosa fare

Il sondaggio di Quorum/YouTrend si inserisce poi anche su tante altre sfaccettature del tema lavoro, come i sussidi. Ecco quindi che il 19% degli intervistati li indicato come motivazione principale per la difficoltà di trovare lavoratori da parte delle imprese. Ed è poi il 52% degli intervistati che si è detto d’accordo con la strategia del governo Meloni di tagliarli per stimolare l’offerta di lavoro e cercare di combattere il problema della disoccupazione in Italia.

Analizzando nel dettaglio le risposte, ovviamente, sono soprattutto gli elettori dei partiti di governo quelli che premiano il sistema di taglio dei sussidi voluto dall’esecutivo. Tra i partiti d’opposizione, invece, la politica di taglio dei sussidi come stimolo all’occupazione è vista con sfavore.

La misura più efficace contro la disoccupazione resterebbe comunque, per il 25% degli intervistati, il taglio delle tasse sui salari. Al secondo posto, indicati dal 22% degli intervistati, ci sono gli sgravi alle imprese che assumono.