Arrivano 1,3 mln di assunzioni: i lavori più richiesti e dove trovarli

Non solo i consumi tornano ai livelli pre-Covid: anche le offerte di lavoro sono buone. I profili più ricercati a le regioni dove si assume di più

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Mentre l’economia nel suo complesso è ormai tornata ai livelli pre-Covid, con i consumi in netta risalita, buone notizie arrivano anche sul fronte lavoro. Dopo un luglio che già aveva fatto tirare un bel sospiro di sollievo, con 585mila assunzioni, anche agosto e i prossimi mesi si mostrano particolarmente ricchi dal punto di vista dell’offerta di lavoro.

Secondo il Bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal, solo ad agosto le imprese avranno attivato ben 293mila contratti di lavoro, tra indeterminato e determinato superiori a 1 mese: rispetto ad agosto 2022, significa 8mila contratti in più, pari al +3%. Le previsioni del mese di agosto si basano sulle interviste realizzate tra il 19 giugno e il 5 luglio 2023 su un campione di quasi 92mila imprese dell’industria e dei servizi con dipendenti iscritte al Registro imprese delle Camere di Commercio.

Se poi allarghiamo l’orizzonte temporale e ci spingiamo in là con lo sguardo per i prossimi 3 mesi, il trimestre agosto-ottobre ci riserva 1,3 milioni di assunzioni: uno scenario positivo, simile allo scorso anno nello stesso periodo, quando c’erano stati 9mila contratti in più.

Mentre il governo Meloni si appresta a varare il nuovo strumento Supporto Formazione e Lavoro per gli orfani del Redditi di cittadinanza, aumenta su base annua sia la previsione per i contratti a tempo indeterminato (+6mila, +12,5%) sia quella per i contratti a termine e stagionali (+9mila, +6,3%), mentre diminuiscono i contratti di collaborazione occasionale e a partita IVA (-4mila, -24,9%) e i contratti in somministrazione (-3mila, -7,9%).

I settori in cui si assume di più

Mentre la pandemia ha letteralmente reso introvabili diversi lavori, ad agosto, nonostante i sogni degli italiani vadano in altre direzioni (qui i 7 lavori più desiderati nel Belpaese), a farla da padrona è l’industria, alla ricerca di ben 84mila lavoratori, che diventano 389mila se consideriamo il trimestre agosto-ottobre.

Solo il manifatturiero ha bisogno di 56mila lavoratori nel mese e di 247mila nel trimestre. Qui le maggiori opportunità di lavoro sono offerte dalle industrie della meccatronica, che ricercano 14mila lavoratori nel mese e 62mila nel trimestre, seguite dalle industrie alimentari, bevande e tabacco, che necessitano di 12mila professionisti entro fine mese e 40mila nei prossimi tre. Bene anche le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo, le cui offerte sono pari a 10mila nel mese e 49mila nel trimestre. Guardando poi al settore costruzioni, i contratti di lavoro offerti sono 28mila solo adesso e 142mila fino a ottobre.

Per quanto riguarda il settore dei servizi, sono invece 209mila i contratti di lavoro previsti ad agosto e oltre 892mila nel trimestre agosto-ottobre. Ancora una volta è il turismo a offrire le maggiori opportunità di impiego con quasi 62mila lavoratori ricercati in questo mese e circa 200mila nel trimestre, anche se scende rispetto a prima, seguito dal comparto dei servizi alle persone (poco meno di 38mila nel mese e circa 223mila nel trimestre), dal commercio (37mila nel mese e 162mila nel trimestre) e dai servizi operativi di supporto a imprese e persone (27mila nel mese e 106mila nel trimestre).

In aumento anche la domanda di lavoratori immigrati, con 66mila ingressi programmati solo ad agosto, +11mila rispetto allo stesso periodo del 2022, pari al 22,6% del totale contratti. I lavoratori stranieri sono ricercati soprattutto nei servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (il 36,5% degli ingressi programmati sarà coperto da personale immigrato), nei servizi operativi di supporto a imprese e persone (35,7%), nell’alimentare (27,0%), nelle costruzioni (26,3%) e nella metallurgia (25,8%).

Quali figure professionali mancano: i lavori che le aziende non riescono a coprire

Scende invece nei prossimi tre mesi l’offerta di lavoro nel settore dei servizi alle imprese, del turismo – come ovvio dopo la stagione estiva, anche se resta come visto prima in generale buona – delle industrie alimentari e quelle chimico-farmaceutiche.

In questi campi – e qui il dato ritorna ancora una volta – resta alta la difficoltà da parte delle aziende di reperimento di figure professionali specializzate, che arriva a interessare ben il 47,5% delle assunzioni previste, quasi 6 punti in più rispetto ad agosto 2022, quando era al 41,6%. Questo quadro conferma il dato dei mesi precedenti, attestandosi al 47,5%.

Le aree per cui le imprese fanno più fatica ad assumere sono quelle della installazione e manutenzione (di difficile reperimento il 64,2% dei profili), della progettazione e Ricerca&Sviluppo (61,2%) e dei sistemi informativi (52,9%).

Focalizzandoci sulle professioni di più difficile reperimento, troviamo operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (72,8%), fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (71,1%), e ancora fabbri ferrai costruttori di utensili (70,1%), tecnici in campo ingegneristico (69,3%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (66,8%) e ingegneri (63,3%).

 

I lavori più richiesi tra agosto e ottobre 2023

Ma ecco qui riassunti quali sono le professioni più richieste per i principali gruppi professionali, da qui a ottobre (la somma delle entrate per ciascun “gruppo esposto” non corrisponde però al totale):

Le regioni in cui si assume

Per quanto riguarda invece la “geografia” delle offerte di lavoro per i prossimi tre mesi, ecco le regioni dove si assume di più:

Fare business con la cultura: i dati

Un altro dato che infine vale la pena sottolineare, come mostra una analisi di Unioncamere e Centro studi Tagliacarne, è che cresce la voglia di fare business culturale, e sempre più donne e giovani puntano sulla cultura in questo senso. Sul totale delle imprese culturali esistenti in Italia, oltre 275mila, 1 su 4, cioè il 24,5%, è una impresa femminile, e 1 su 10, cioè il 10,2%, è guidata da giovani di meno di 35 anni.

In entrambi i casi il “peso” percentuale di donne e giovani è maggiore rispetto al totale delle aziende italiane, in cui le imprese femminili sono il 22,2% e quelle giovanili l’8,7%. Hanno invece un’incidenza minore, ma comunque non trascurabile, le imprese condotte da stranieri, che costituiscono il 5,6% del totale delle imprese culturali e creative, a fronte del 10,8% complessivo.

Nel 2022 le imprese culturali sono cresciute del +1,85% rispetto al 2021, quelle di giovani segnano il +2,84% con quasi 600 imprese in più. Cresce anche la partecipazione degli stranieri (+2,04) mentre inferiore alla media è l’aumento delle imprese femminili (+1,19%).

“Forse per l’alto livello di scolarizzazione (la domanda di laureati nelle imprese culturali e creative nel 2022 è pari al 40,6%, a fronte del 15,1% del totale economia) o per l’utilizzo di piattaforme digitali (da quelle musicali a quelle televisive e dell’editoria) l’industria della cultura mostra di essere attrattiva per i giovani e per le donne d’impresa e dà spazio a giovani occupati di 25-44 anni in modo più accentuato rispetto al resto dell’economia”, sottolinea il presidente di Unioncamere Andrea Prete.

Delle 275mila aziende del settore cultura, al primo posto per numero ci sono le imprese di architettura e design (+5,8% rispetto al 2021) e le attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (+4,3%). Crescono anche i comparti videogiochi e software (+2,5%) e comunicazione (+2,0%). Più debole invece la crescita delle performing arts e arti visive (+0,6%), mentre rimane stabile il numero delle imprese che operano nel sotto-settore dell’audiovisivo e musica. L’unico comparto a registrare in segno meno è l’editoria, che registra un -2,7%, anche se le imprese appartenenti alla sfera editoria e stampa ad oggi sono ben il 22,8% del totale.