Lo smart working, definito anche “lavoro agile”, è stato introdotto come una formula innovativa di lavoro da casa, che è stata sempre più utilizzata soprattutto da quando, purtroppo, la situazione globale a livello sanitario è stata colpita dall’epidemia di Covid-19, diffusasi in tutto il mondo.
Questo tipo di lavoro viene considerato più flessibile rispetto alle ore classiche di lavoro in sede, in quanto la Legge non fissa un numero di ore o giorni in cui è possibile lavorare da casa. Sono il datore di lavoro e i dipendenti stessi a decidere, tramite un accordo, come comportarsi. Le parti determinano quindi quali devono essere i giorni di lavoro in sede e quelli in smart working, chiaramente in base alle esigenze dell’attività produttiva.
Il lavoro agile oggi è diventato importante più che mai ed è stato ribadito anche nel Dpcm del mese di ottobre dal nostro Esecutivo. Si tratta di una nuova formula che incentiva le aziende e i datori di lavoro a lasciar operare da casa i propri dipendenti, limitando quindi gli spostamenti e gli assembramenti, a beneficio della situazione epidemiologica.
Smart working: quanti giorni a settimana è possibile lavorare dal proprio domicilio?
Il lavoro agile, quindi, viene deciso in ogni suo aspetto operativo e pratico dal datore di lavoro e dai suoi dipendenti, tramite accordo. Non è detto che tutti i dipendenti della stessa azienda seguano gli stessi orari e la stessa organizzazione per quanto riguarda lo smart working; molto varia a seconda delle esigenze personali e soprattutto in base alle mansioni e ai ruoli in azienda.
Lo smart working, quindi, può essere svolto anche un solo giorno a settimana, due o più. La decisione spetta all’azienda e ai propri dipendenti. L’articolo 18 della legge n.81/2017 dichiara che lo smart working deve essere organizzato per “fasi, cicli e obiettivi”; questo significa che ogni lavoratore deve rispettare le scadenze settimanali o mensili con la libertà di organizzare i suoi orari di lavoro autonomamente. Ci sono però dei casi in cui il lavoro agile dal proprio domicilio deve essere eseguito in determinate fasce orarie, le stesse che solitamente si seguono in ufficio, per particolari esigenze.
Come detto, sia i giorni della settimana che gli orari di lavoro in smart working, secondo la normativa vigente, possono essere svolti “senza precisi vincoli di orario”, chiaramente sono le parti (datore di lavoro e dipendenti dell’azienda) a dover decidere preventivamente. Gli accordi devono essere flessibili, perché le esigenze possono cambiare nel tempo. Attenzione: devono essere rispettati ovviamente i limiti minimi e massimi di orario stabiliti nel contratto collettivo.
Nei lavori di assistenza clienti, come in molti altri, ci sono delle fasce orarie (e di riposo) che devono essere obbligatoriamente rispettate anche in smart working; in altri casi invece c’è più libertà, purché siano rispettate le consegne previste. Alcune realtà seguono gli stessi orari d’ufficio anche per il lavoro agile, altre invece si accordano con i dipendenti in base alle loro esigenze.
La definizione di smart working secondo la normativa è il lavoro di un dipendente (a tempo indeterminato, a termine, apprendista o tirocinante) svolto da casa invece che in ufficio, con mezzi propri quali la connessione internet domestica e il proprio PC personale, a meno che l’azienda non fornisca il necessario a chi ne fosse sprovvisto.