Tre proposte di legge per ridurre gli attuali orari di lavoro e introdurre la settimana corta. In Commissione lavoro alla Camera è iniziato l’iter per esaminare i testi presentati da Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento cinque stelle e Partito democratico, con l’obiettivo, declinato in diverse soluzioni, di sfondare il muro delle 40 ore lavorative.
La proposte di Avs
La proposta di legge incardinata da Avs, primo firmatario Nicola Fratoianni, mira a una “riduzione dell’orario settimanale di lavoro a 34 ore effettive a parità di retribuzione”.
Secondo il progetto presentato dal partito di opposizione, il traguardo dovrebbe essere raggiunto tramite “l’istituzione di un Fondo di incentivazione destinato ai datori” che adottino “una diminuzione di almeno il 10 per cento dell’orario settimanale“.
Con la riforma sarebbe introdotto il diritto a una pausa di 15 minuti ogni ora e limiti agli straordinari di 2 ore al giorno e 6 a settimana, con sanzioni da 500 euro a lavoratore sulla violazione delle regole per gli orari e le pause e di mille euro per chi infrange le norme sugli straordinari o sul lavoro notturno. La nuova legge dovrebbe prevedere, inoltre, una patrimoniale per finanziare il fondo di incentivazione (qui l’approfondimento su quanto deve durare la pausa di lavoro).
Secondo Fratoianni, la proposta “favorirebbe un aumento dell’occupazione in alcuni comparti” grazie a un “chiaro rapporto fra orari ridotti e tassi di occupazione più elevati” (qui l’esempio della settimana corta introdotta da Luxottica dall’1 aprile).
La proposta del M5s
Punta a un monte-ore di lavoro ancora più basso invece il M5s, che con il testo a firma del leader del movimento ed ex premier Giuseppe Conte, chiede di accorciare i turni, sempre a parità di retribuzione, a “32 ore settimanali“.
Rispetto alla proposta di Avs, i cinquestelle ipotizzano, inoltre, di “riconoscere alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e datori di lavoro più rappresentanza a livello nazionale” e destinare ai datori di lavoro, “un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi fino a 8.000 euro annui per i primi tre anni”.
La proposta del Pd
Più elastica sarebbe la proposta del Partito democratico, che non fissa un monte-ore, ma avanza l’ipotesi di sperimentare la progressiva riduzione dell’orario di lavoro, a pari salario, anche su quattro giorni di lavoro settimanali. Anche in questo caso si prevede un esonero contributivo del 30% per chi aderisce alla sperimentazione, del 40% per i lavori usuranti.
“Ho fatto un appello alla maggioranza e al governo: ascoltateci – ha dichiarato il deputato Arturo Scotto, primo firmatario del testo del Partito democratico – Se è vero che tutta Europa va nella direzione della riduzione dell’orario di lavoro occorre che l’Italia non arrivi per l’ennesima volta in ritardo – ha dichiarato – Siamo pronti a un confronto costruttivo, ma il Parlamento deve battere un colpo. Dalla settimana prossima inizieremo il ciclo di audizioni: sentiremo le parti sociali, le imprese che hanno già innovato introducendo in accordo con i sindacati, mondo dell’accademia, associazioni. Vogliamo che divenga un dibattito sul modello di sviluppo e di produzione nel tempo della rivoluzione digitale ed ecologica”.
“Una settimana lavorativa corta – ha spiegato il parlamentare dem – equivale a minori spostamenti, minori gas di scarico immessi nell’atmosfera e minori sprechi di risorse, con ricadute positive immediate sull’ambiente. La riduzione delle ore di lavoro può portare a una migliore salute fisica e mentale diminuendo i rischi legati a stress e a stili di vita troppo frenetici aumentando così la soddisfazione dei dipendenti, riducendo i costi legati a malattie e assenteismo con un aumento della produttività. Con la settimana corta vincono tutti, i lavoratori, le aziende e l’economia nel suo complesso” (qui abbiamo spiegato come funziona la settimana corta in Germania).