Salario minimo, la direttiva europea rischia di saltare

La normativa sul salario minimo è stata definita "incompatibile" con il Trattato dell’Unione Europea dall'Avvocato generale della Corte di giustizia

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Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Pubblicato: 27 Gennaio 2025 13:43

La direttiva europea sul salario minimo rischia la bocciatura. La Corte di giustizia Ue ha definito la normativa “incompatibile” con il Trattato dell’Unione Europea, per violazione delle competenze nazionali degli Stati membri sul fronte della retribuzione salariale e del diritto di associazione.

La normativa sul salario minimo in bilico

La direttiva europea sul salario minimo rischia di essere annullata a causa di una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’Avvocato generale, Nicholas Emiliou, accogliendo il ricorso presentato dalla Danimarca e sostenuto dalla Svezia, ha stabilito che la direttiva viola i trattati europei, in quanto interferisce eccessivamente con le competenze nazionali in materia di retribuzioni e di diritto di associazione.

La questione ha creato un acceso dibattito in Ue: se Danimarca e Svezia si sono opposti alla norma, considerata un’inaccettabile intromissione dell’Unione Europea in materie di competenza nazionale, ecco i Paesi che hanno espresso un parere favorevole:

  • Belgio;
  • Germania;
  • Grecia;
  • Spagna;
  • Francia;
  • Lussemburgo;
  • Portogallo.

Sostengono l’importanza di un’azione coordinata a livello europeo per garantire condizioni di lavoro più eque. “Prendiamo atto con preoccupazione dell’opinione dell’Avvocato generale della Corte Ue”, ha dichiarato il gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, a cui aderisce anche il Pd.

La direttiva Ue

La direttiva europea sul salario minimo, approvata dal Consiglio e dal Parlamento europei nel settembre 2022, prevedeva che gli Stati membri adottassero le misure necessarie per conformarsi alle nuove norme entro novembre 2024. Tuttavia, a dicembre dello stesso anno, l’attuazione della direttiva era tutt’altro che uniforme. Secondo un’analisi condotta da Etuc, solo 14 Paesi, tra cui Italia e Germania, avevano completamente recepito la direttiva nel loro ordinamento nazionale. Altri cinque Stati, tra cui la Francia, avevano attuato solo parte delle disposizioni, mentre altri come la Spagna, Svezia, Danimarca e Polonia, si trovavano allo stadio di bozze di legge.

La direttiva, che non prevede un obbligo a introdurre un salario minimo per gli Stati che non ce l’hanno, né i livelli di salario minimo per quelli che lo prevedono per legge, è stata criticata dalla sinistra e dai sindacati.

Il documento impone agli Stati membri che dispongono già di un salario minimo legale di stabilire una procedura chiara e trasparente per fissarlo e aggiornarlo periodicamente. In particolare, la direttiva prevede che gli aggiornamenti dei salari minimi avvengano almeno ogni due anni e non oltre quattro. Tuttavia, è proprio il riferimento ai ‘livelli’ di salario minimo, seppur non esplicitato numericamente, che costituirebbe per l’avvocato una violazione delle competenze esclusive degli Stati membri.

Nella direttiva sono previsti anche obblighi specifici per gli Stati membri che non hanno ancora un salario minimo legale diffuso. Questi Paesi sono tenuti a definire un piano dettagliato per estendere la copertura del salario minimo all’80% dei lavoratori entro un termine stabilito (l’Italia non rientra in questa categoria, in quanto la sua copertura contrattuale raggiungerebbe già il 100%).

Per gli Stati membri, la direttiva prevede inoltre misure volte a garantire l’effettivo accesso al salario minimo, come controlli più rigorosi, informazioni chiare e sanzioni per i datori di lavoro inadempienti. Si stima che la piena attuazione della direttiva porterebbe a un aumento salariale per oltre 20 milioni di lavoratori europei. Anche se non si tratta ancora di una sentenza vera e propria, il rischio che la direttiva alla fine venga annullata è alto, visto che nella maggior parte dei casi i giudici della Corte Ue seguono le indicazioni date dall’Avvocato generale.