Il Reddito di cittadinanza non sarà più a vita: durerà al massimo tre anni e sarà ridotto (probabilmente del 25%) negli ultimi 12 mesi dopo un percorso di formazione e inserimento nel mondo del lavoro. Si arriverà così ad un percorso totale di 36 mesi, al termine dei quali il beneficio cesserà.
Si tratta di una delle proposte di modifica del governo al sussidio in vista della prossima manovra.
Reddito di cittadinanza, il piano del Governo
“Siamo ancora nella fase di studio. Abbiamo proposto di non estenderlo più a vita ma con una tempistica precisa per chi è abile al lavoro: 18 mesi di reddito con sei mesi di stop, con formazione e inserimento nel mondo del lavoro, poi un decalage di 12 mesi. Arriviamo a un percorso di 36 mesi di reddito e poi si esce”, ha spiegato il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon, parlando delle ipotesi di riforma del Reddito di cittadinanza a cui si sta lavorando in vista della prossima manovra.
Durigon ha riconosciuto che “la parte assistenzialistica ha avuto una grande funzione”, ma il Reddito è stato “un vero fallimento per gli abili al lavoro“. Ecco perché nei giorni scorsi ha detto che il Reddito non deve essere represso, ma che chi può andare a lavorare deve farlo. “Chi percepisce il reddito deve avere la formazione adeguata per rientrare nel mondo del lavoro, non bisogna pensare che non si possono accettare offerte congrue”.
Reddito di cittadinanza, cosa cambierà
Lo scopo del governo Meloni è quello di garantire il sussidio solo a chi non è in grado di lavorare, mentre per tutti gli altri potrebbe arrivare un taglio. Manterrebbero l’aiuto solo gli invalidi, chi è in difficoltà e chi ha minori a carico senza adeguati mezzi di sostentamento. Verrà ridotta la platea dei beneficiari, anche introducendo il limite di età dei percettori: la soglia dei 60 anni diventerà scriminante per togliere o meno il sussidio.
Reddito di cittadinanza, i nuovi requisiti
Dal 2023 cambieranno i requisiti del Reddito di cittadinanza. Ne ha parlato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Chi ha tra i 18 e i 59 anni e non ha figli a carico, ha spiegato, se può lavorare perderà l’assegno, anche se non immediatamente.
“Chi non può lavorare non può essere trattato come chi può. Chi non può lavorare va tutelato anche di più di oggi. Chi può lavorare va incentivato. Per questo ridurremo la platea dei percettori del Reddito di cittadinanza”, ha chiarito ancora Fazzolari.
Il Reddito verrà mantenuto dunque dagli invalidi, da chi è in difficoltà, da chi ha minori a carico e non ha adeguati mezzi di sostentamento.
“L’obiettivo è quello di spronare i percettori del Reddito facendo capire loro che l’obiettivo non può essere incassare questo sussidio a vita ma piuttosto cercare trovare assieme allo Stato un lavoro”, ha insistito anche il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.