Continua la crisi della moda in Italia, un settore che ha sviluppato alcuni distretti produttivi limitati dal punto di vista territoriale, come quello di Firenze. Nella provincia del capoluogo toscano si concentrano oltre 40mila lavoratori, che ora temono un’ondata di licenziamenti anche dalle grandi marche che hanno stabilito nella zona le proprie sezioni produttive.
A chiudere per prime sono però le industrie artigiane, nella zona ne sono scomparse una media di due alla settimana, in un periodo difficile che continua dal 2023. I sindacati chiedono nuovi ammortizzatori sociali al governo in modo da permettere alle grandi aziende di oltrepassare il momento difficile senza licenziamenti.
La preoccupazione dei sindacati sulla moda italiana
I sindacati della zona di Firenze lanciano l’allarme alle istituzioni statali sulle condizioni di salute del settore della moda nel distretto produttivo della provincia attorno al capoluogo della Toscana. Qui grandi marchi producono capi che vanno esportati in tutto il mondo e lavorano 40mila persone. L’intero comparto è però in difficoltà:
“Da quanto sappiamo e stando all’accordo che abbiamo raggiunto nei mesi passati, non dovrebbero esserci licenziamenti in vista per chi lavora nei grandi marchi della moda in zona. Va anche detto che se la situazione continua a non essere gestita dalle istituzioni come sta accadendo adesso, c’è il rischio che prima o poi possano arrivare” ha dichiarato al sito Firenze Today Gianluca Valacchi della Femca Cisl Firenze.
“Le funzioni Corporate di aziende come Gucci ad esempio, ovvero dove si formano il processo del prodotto e i campionari, sono svincolate dall’ottica dell’andamento del mercato. Stessa cosa per le varie Balenciaga, Dior, Valentino e via dicendo. In generale il settore produzione è più in sofferenza. Ci vogliono nuovi ammortizzatori sociali e far sì che alla fine di questa tempesta a uscirne siano le aziende virtuose e non quelle che vanno avanti in modi poco chiari” ha spiegato Massimo Bollini della Filctem Cgil.
Diversi i fattori che pesano sulla crisi del settore, dall’instabilità mondiale a una generale difficoltà della moda di sostenersi economicamente di fronte alle sfide della concorrenza a bassissimo prezzo proveniente dall’estero. Le ricadute localmente sono però sensibili: secondo i dati Cna, chiudono 2 aziende di moda artigianali a settimana ormai dal 2023.
I problemi del lavoro nella moda
I sindacati denunciano anche la situazione dei lavoratori nella moda. Molti sindacati lamentano un impiego eccessivo della manodopera, con orari doppi rispetto a quelli contrattuali. Una situazione insostenibile per Luca Toscano, di Sudd Cobas:
“Non si può sganciare il ragionamento dei posti di lavoro da quello sugli orari di lavoro inteso che dalle indagini sono emerse aziende dove 84 ore di lavoro per una persona, il doppio delle 40 da contratto, sono la norma. Da questa crisi una soluzione socialmente sostenibile sarebbe quella di far tornare i lavoratori a occupare un posto di lavoro, non due”.
Per questa ragione i sindacati richiedono un intervento delle istituzioni. Strumenti di assistenza e ammortizzatori sociali straordinari potrebbero essere fondamentali per permetter alle aziende di superare il momento difficile senza licenziare una parte consistente delle decine di migliaia di lavoratori oggi impiegati nella sola provincia di Firenze.