Continua la crisi di una delle più famose aziende di abbigliamento italiane: Benetton. Dopo l’addio dell’ultimo membro della famiglia che ha fondato la società, i problemi economici stanno iniziando a farsi sentire sulla dirigenza, che sta cercando un accordo con i sindacati per ridurre le spese legate al lavoro.
La prima proposta però è stata rispedita al mittente dalle rappresentanze dei lavoratori. Benetton aveva chiesto ai dipendenti di accettare un contratto di solidarietà al 40% di sei mesi per evitare licenziamenti e cassa integrazione. Una soluzione che i sindacati non hanno voluto prendere in considerazione. Le soluzioni alternative però sono poche.
Benetton in crisi: i sindacati rifiutano il contratto di solidarietà
Il primo incontro tra sindacati e Benetton per risolvere la situazione di crisi in cui il gruppo di abbigliamento italiano si trova si è concluso con un nulla di fatto. Le rappresentanze dei lavoratori hanno infatti rifiutato la proposta della società di un contratto di solidarietà per evitare cassa integrazione e licenziamenti e dare sollievo parziale ai conti dell’azienda.
Il contratto avrebbe previsto una riduzione fino al 40% dello stipendio da parte dei lavoratori per 6 mesi in cambio della garanzia che l’azienda avrebbe evitato licenziamenti. I contratti di solidarietà infatti sono accordi tra aziende e lavoratori, per i quali i dipendenti accettano una riduzione dello stipendio temporanea per permettere alla società di riprendersi da un periodo difficile.
Cgil, Cisl e Uil hanno ritenuto l’accordo eccessivamente penalizzante per i dipendenti di Benetton. Hanno inoltre criticato la mancanza, a loro dire, di un piano industriale credibile per la ripresa dell’azienda, stando a quanto riportato dall’agenzia Ansa. I lavoratori che dovrebbero aderire a queste misure di solidarietà, stando ai calcoli di Benetton, sarebbero 375. Un nuovo incontro con i sindacati sarà fissato per il 15 di luglio e, dal giorno successivo, saranno avviate le assemblee dei lavoratori.
La situazione economica di Benetton: cosa sta succedendo
Il bilancio operativo di Benetton Group approvato alla fine di maggio presentava una perdita operativa di 113 milioni di euro e una totale di 230. Nello stesso consiglio di amministrazione il cofondatore dell’azienda Luciano Benetton è uscito dalla dirigenza dimettendosi dal ruolo di presidente. Con questa decisione la famiglia che ha fondato l’azienda di abbigliamento è ufficialmente uscita interamente dalla dirigenza del gruppo, mantenendo soltanto il ruolo di proprietari.
Nonostante le accuse di Luciano Benetton alla dirigenza, la crisi dell’azienda è nota da anni. Dopo aver raggiunto il picco del proprio valore nella prima parte del nuovo millennio, la società ha gradualmente perso terreno nei confronti delle principali rivali, specialmente dei grandi gruppi di fast fashion. A questo problema strutturale se ne sono aggiunti numerosi a livello congiunturale. Prima la crisi finanziaria del 2008, poi la pandemia e le tensioni internazionali e infine anche il crollo del Ponte Morandi di Genova.
Edizione, la holding della famiglia Benetton, controllava infatti ai tempi anche Autostrade per l’Italia, la società che si occupa della manutenzione delle autostrade del nostro Paese e che è poi passata sotto il controllo dello Stato tramite la Holding Reti Autostradali Spa, con un concreto danno di immagine per la famiglia Benetton.