Maternità durante la NASpI: come comportarsi

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

La maternità è il periodo in cui una donna porta avanti la gravidanza e dà alla luce un bambino. Durante questo periodo, la madre ha bisogno di tempo per recuperare fisicamente dal parto e per prendersi cura del neonato. È un momento cruciale per lo sviluppo del bambino e richiede un sostegno adeguato, sia emotivo che finanziario.

Durante la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), la maternità diventa importante perché offre alle madri lavoratrici un sostegno finanziario mentre sono inattive dal lavoro a causa della gravidanza e della maternità. Questo periodo di inattività può essere necessario per garantire una buona salute sia alla madre che al bambino, e l’indennità mensile fornita dalla NASpI aiuta a coprire le spese quotidiane e a sostenere la famiglia durante questo periodo critico. Inoltre, offre alle madri la possibilità di concentrarsi pienamente sul benessere del neonato senza il peso delle preoccupazioni finanziarie.

Ecco dunque come si conciliano le norme che tutelano il diritto al congedo di maternità e quelle relative all’indennità di disoccupazione.

Disoccupazione e maternità: le definizioni a norma di legge

Sul sito dell’INPS si legge che “La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) è una indennità mensile di disoccupazione, istituita dall’articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015 n. 22 – che sostituisce le precedenti prestazioni di disoccupazione ASpI e MiniASpI – in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati a decorrere dal 1° maggio 2015”.

Tale sussidio sociale viene erogato su domanda del lavoratore disoccupato che percepisce la NASpI a partire dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, qualora la domanda sia stata presentata entro 8 giorni, oppure entro e non oltre il termine massimo previsto dalla Legge se la domanda è stata presentata dopo l’ottavo giorno.

Con congedo di maternità invece si intende il periodo di astensione dal lavoro nel periodo di gravidanza, durante il quale la lavoratrice ha diritto a percepire un’indennità economica in sostituzione della retribuzione. Si tratta di un “periodo protetto” della durata di 5 mesi durante i quali la donna che lavora non può essere licenziata.

La Legge di Bilancio 2020 ha stabilito le seguenti tre modalità per usufruire del congedo di maternità:

  • 2 mesi prima più 3 mesi dopo la data presunta del parto
  • 1 mese prima più 4 mesi dopo la data presunta del parto, la cosiddetta maternità flessibile
  • 5 mesi dopo la data presunta del parto.

Maternità in disoccupazione NASpI: quali sono i requisiti?

Vediamo adesso quali sono i principi che regolano la maternità durante la NASpI. Cominciamo col dire che l’indennità per congedo di maternità spetta anche se la lavoratrice è disoccupata, a patto che siano soddisfatti i seguenti requisiti:

  • entro i 60 giorni: è limite massimo di tempo ammesso dalla sospensione del lavoro fino all’inizio del congedo di maternità;
  • sopra i 60 giorni: l’indennità giornaliera di maternità viene corrisposta solo se la madre ha già diritto alla NASpI, ovvero al sussidio di disoccupazione.

Se nessuno dei due requisiti è soddisfatto, ovvero sono passati più di 60 giorni e non è stata riconosciuta la NASpI, si ha diritto all’indennità per maternità soltanto se sono trascorsi al massimo 180 giorni fra la risoluzione dell’ultimo contratto di lavoro e l’inizio del congedo di maternità. Inoltre la lavoratrice deve avere versato almeno 26 contributi settimanali nel biennio che precede il periodo di congedo. In tal caso, l’INPS riconosce per i 5 mesi di maternità un’indennità sostitutiva pari all’80% della retribuzione.

Maternità e disoccupazione: che succede in caso di dimissioni?

La NASpI in linea di principio è un indennizzo previsto per coloro che perdono il lavoro involontariamente, quindi a causa di un licenziamento o di dimissioni per giusta causa.

Per le donne in stato di gravidanza però, a tutela ulteriore, è stata fatta un’eccezione e quindi è possibile beneficiare della disoccupazione anche in caso di dimissioni senza giusta causa. Devono però sussistere due requisiti:

  • almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la cessazione del rapporto di lavoro;
  • 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi antecedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.

Maternità anticipata in disoccupazione: ecco come funziona

La maternità anticipata rispetto ai tempi del congedo obbligatorio è un diritto volto a tutelare la salute della madre e del nascituro. Per questo motivo si estende ad un ampio numero di casistiche. Ecco le categorie di lavoratrici che possono beneficiarne:

  • dipendente pubblica / dipendente privata;
  • lavoratrice occasionale / a progetto;
  • libera professionista iscritta alla gestione separata INPS;
  • associata in partecipazione di un’azienda;
  • in stato di disoccupazione e percepente la NASpI

Bisogna però ricordare che la concessione del congedo di maternità anticipato è vincolato alle seguenti, precise condizioni:

  • stato di salute della futura mamma che può compromettere l’esito della gravidanza;
  • lavoratrici in stato interessante che lavorano in un ambiente non salubre;
  • mansioni che confliggono con la gravidanza, perché troppo gravose, oppure potenzialmente nocive.