Lavoro, Italia 12esima nella classifica dei Paesi per attrattività

Secondo lo studio "Decoding global talent," la capacità del nostro Paese di attrarre lavoratori è tra le più alte al mondo, ma dietro le economie più avanzate

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’Italia è 12esima nella classifica dei Paesi per capacità di attrarre lavoratori e un professionista italiano su quattro cerca occupazione all’estero. Lo rivela lo studio Decoding global talent, realizzato dal Boston Consulting Group tramite un’indagine su 150mila persone con oltre 180 nazionalità diverse, per analizzare la mobilità dei talenti nel pianeta.

Lo studio sull’attrattività dei Paesi

Arrivato alla sua quarta edizione, il report, in collaborazione con The Network e The Stepstone Group, ha rilevato come nel 2023 il 23% dei professionisti abbia cercato attivamente opportunità occupazionali fuori dal proprio Paese, mentre il 63% si è mostrato interessato alla possibilità di trasferirsi, con una maggiore preferenza verso le maggiori economie anglosassoni.

A guidare la classifica delle mete preferite dai lavoratori nel mondo è l’Australia, con gli Stati Uniti al secondo posto, seguiti da Canada e Regno Unito. In questa particolare graduatoria, l’Italia risulta 12esima, fuori dalle prime 10 posizioni, occupate in ordine sparso da Paesi come Spagna, Francia, Singapore e Svizzera.

Per quanto riguarda le città predilette dai professionisti, Londra rimane in testa, con Amsterdam e Dubai sul podio, Abu Dhabi subito dietro e New York che si piazza al quinto posto, scalando tre posizioni rispetto al 2020. Nei primi 30 posti delle metropoli con più attrattiva si registrano anche tre nuove entrate: Bangkok (17° posto), Chicago (24°) e Atene (27°).

L’analisi rivela che la scelta di una destinazione rispetto un’altra è dettata da una somma di motivazioni diverse, dalle opportunità professionali alla qualità della vita, dalla sicurezza alla stabilità, oltre a considerazioni pratiche come l’accesso ai servizi sanitari e la facilità di ottenere visti e permessi di lavoro. Con gli anni è però aumentato il peso di fattori come il buon ambiente lavorativo in azienda, il rapporto con i colleghi, lo sviluppo delle competenze e la flessibilità nell’organizzazione del lavoro.

Le mete preferite dai lavoratori italiani

Anche i lavoratori italiani sono spinti a trasferirsi all’estero per motivi come crescita personale, nel 55% degli intervistati, per il miglioramento della qualità di vita complessiva (62%), oltre che per trovare offerte di lavoro concrete (67%) e per fattori economici (66%).

Secondo lo studio di Bcg, sono circa il 15% i connazionali disposti a partire per un’occupazione oltreconfine, percentuale che sale al 20% tra chi ha meno di 30 anni e arriva al 24% per i laureati, o in possesso di master o dottorato. Le destinazioni preferite dagli italiani dove cercare lavoro sono, nell’ordine: Svizzera, Spagna, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Australia, Canada, Austria e Olanda.

“Le scelte dei lavoratori sono sempre più guidate da aspetti della employer value proposition che indirizzano bisogni più emozionali rispetto al passato – ha spiegato Matteo Radice, Managing director e partner di Bcg – questo emerge anche da altre ricerche: il buon clima aziendale, il rapporto con i colleghi, lo sviluppo delle competenze, la flessibilità nell’organizzazione del lavoro, ad esempio, sono elementi che dieci anni fa non rivestivano la medesima importanza”.

Gli stranieri che guardano all’Italia come un Paese dove trovare un’occupazione sono invece soprattutto argentini, nel 19% dei casi, egiziani (11%), marocchini, romeni e tunisini (10%). Il 72% degli intervistati ha indicato la qualità della vita come motivo principale per venire nel nostro Paese, seguito dalla qualità delle opportunità lavorative e da cultura accogliente e inclusività (45%), costo della vita (34%) e ambiente family-friendly (33%).