Come si calcolano i giorni di malattia

I giorni di malattia a disposizione di un dipendente cambiano a seconda del contratto: ecco cosa c'è da sapere

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Redazione

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Il diritto ad assentarsi dal lavoro per malattia o per sottoporsi a cure mediche ed esami è un diritto fondamentale regolamentato dalla legge.
Non tutti però sanno come funziona la legislazione in questo senso: per esempio, molti si chiedono quanti giorni di malattia si possono fare all’anno, come si contano i giorni di malattia e come vengono pagati. Di fatto, il diritto ai giorni di malattia non è un diritto assimilabile ai giorni di ferie, semmai rappresenta una tutela nel caso in cui ci si ammali. Ma ciò non implica che si debba per forza usufruirne.

Tutte le volte che ci si ammala si ha diritto a un’indennità di malattia a condizione che l’indisposizione sia attestata dal certificato medico; ciò non toglie che esiste un periodo massimo di malattia. Se la conservazione del posto anche durante i giorni di malattia è un diritto sacrosanto, è pur vero che dopo un certo periodo di tempo viene meno. In questo caso la regolamentazione dipende dal Contratto Collettivo Nazionale e dall’INPS.

Quanti giorni di malattia spettano in un anno

La questione, in realtà, dovrebbe essere impostata a rovescio: non bisognerebbe parlare tanto di quanti giorni di malattia si possono fare, ma semmai di quale sia il limite dei giorni di malattia. E questo dipende dal contratto collettivo e dalla tipologia di impiego. Questo periodo di tempo viene chiamato periodo di comporto, superato il quale il datore di lavoro, se vuole, può licenziare il lavoratore dipendente. Il periodo di comporto non è fisso ma dipende da diversi fattori, per esempio:

  • tipologia di lavoro e tipo di contratto;
  • anzianità di servizio, in alcuni casi a parità di tipologia di lavoro chi ha un’anzianità di servizio maggiore, ha diritto a un periodo di comparto anche doppio;
  • metodo di conteggio dei giorni di malattia.

A chi si chiede, infine, come funziona la malattia INPS, la risposta è che l’ente dopo un determinato numero numero di giorni sospende l’indennità.

Come si fa il conteggio dei giorni di malattia

Per sapere se si è superato il periodo di comporto e se non si hanno più a disposizione giorni di malattia, bisogna tenere conto di come vengono calcolati i giorni. I metodi di calcolo sono due:

  • quando il calcolo viene fatto tenendo conto per ogni assenza solo dei giorni di malattia consecutivi, si chiama “periodo di comparto secco”;
  • quando invece si tiene conto di tutti i giorni di malattia, che siano consecutivi o meno, all’interno di un determinato arco di tempo, allora di parla di “periodo di comporto per sommatoria”

Se, per esempio, per contratto collettivo nazionale un dipendente in una certa posizione lavorativa ha diritto a 180 giorni di malattia all’anno, per fare il calcolo bisogna valutare il tipo di periodo di comporto. Se il periodo di comporto è secco, per un eventuale licenziamento verranno prese in considerazione solo le assenze consecutive: pertanto il dipendente dovrà accertarsi di non assentarsi oltre 180 giorni di fila. In tal caso, al cent’ottantunesimo giorno di assenza potrebbe scattare il licenziamento.

In caso, invece, di periodo di comparto per sommatoria, verranno contati e sommati tra di loro tutti i giorni di assenza per malattia nel corso dell’anno, che, in genere, si intende solare. Quindi, in questo secondo caso, il licenziamento potrebbe già scattare dopo 180 giorni di malattia anche non consecutivi. Potrebbe non essere, pertanto, sufficiente rientrare al lavoro prima dei 180 giorni, perché potrebbe sommarsi ad altri giorni di malattia goduti in precedenza.