General Motors ha annunciato licenziamenti: tagli a oltre 1.000 posti nella divisione software

General Motors annuncia oltre 1.000 licenziamenti nella divisione software, tagliando l'1,3% della forza lavoro globale. La mossa mira a ridurre i costi operativi

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

General Motors torna a far parlare di sé, ma stavolta non per l’ennesima innovazione nel settore dei veicoli elettrici. Il colosso americano ha annunciato un’ondata di licenziamenti che colpirà più di 1.000 dipendenti della divisione software e servizi, una mossa che coinvolgerà circa l’1,3% della sua forza lavoro globale. Il cuore di questa operazione sembra essere la razionalizzazione: semplificare per correre più veloce.

Questo taglio, infatti, si inserisce in una più ampia strategia di riduzione dei costi, mentre l’azienda cerca di rimanere competitiva in un mercato sempre più dominato dall’elettrificazione e dalla concorrenza internazionale. I licenziamenti toccheranno anche il Global Technical Center di Warren, Michigan, dove molte delle posizioni verranno eliminate.

Detroit, epicentro della sforbiciata

Il taglio più pesante si abbatte sul cuore tecnologico di General Motors, nei pressi di Detroit. Qui, circa 600 posizioni saranno eliminate, in uno dei centri nevralgici dell’innovazione automobilistica dell’azienda. Una notizia che arriva come un fulmine a ciel sereno, soprattutto dopo anni di assunzioni in massa per far fronte a una crescente domanda di tecnologie avanzate. Ora, però, sembra che il vento sia cambiato, e Gm sta facendo un’inversione a U.

Il peso della concorrenza e delle materie prime

La decisione arriva dopo un periodo turbolento per l’intera industria automobilistica, che sta cercando di adattarsi a rapidi cambiamenti. I gruppi industriali, compresi quelli del calibro di Gm, sono costretti a rivedere le loro strategie in un mondo oramai segnato dall’aumento della domanda di veicoli elettrici, dalle pressioni economiche globali e dalla difficoltà di approvvigionamento di materie prime chiave, alcune delle quali diventate essenziali solo di recente.

La concorrenza con grandi marchi e colossi asiatici come Tesla (che comunque ne ha licenziati 14.000 da poco) e Byd non lascia spazio a errori, e la ricerca di efficienza operativa è diventata una priorità. Anche Ford, rivale storica di Gm, ha attraversato una fase di ridimensionamento più di un anno fa, e Stellantis non è immune da problemi.

Variazioni ai vertici, cambio di rotta

Non è un caso che tutto questo avvenga in concomitanza con scossoni ai vertici aziendali. L’uscita di scena di Mike Abbott, un ex pezzo grosso di Apple, appena un anno dopo essere entrato in General Motors nel marzo del 2023, per motivi di salute, ha aperto la strada a nuove direzioni. La sua breve permanenza non ha fatto in tempo a imprimere un’impronta duratura, ma di certo ha fatto partire un domino di decisioni radicali.

Un portavoce di Gm ha dichiarato che la riorganizzazione è una necessità per correre più velocemente e per concentrare le risorse dove avranno l’impatto maggiore. Niente fronzoli, insomma, ma scelte nette e decise per tenere Gm in corsa nella gara all’elettrificazione e all’intelligenza artificiale su quattro ruote.

Una strategia che punta al risparmio

Questa ondata di licenziamenti non è un fulmine a ciel sereno. General Motors aveva già fatto intendere lo scorso aprile che avrebbe adottato misure di contenimento dei costi, con un piano che mirava a ridurre le spese di 2 miliardi di dollari. Insomma, un modo molto morbido per dire che avrebbero dovuto cercare un altro lavoro. In quell’occasione si era parlato di uscite incentivate, ma adesso la questione sembra aver preso una piega ben più dura. Le parole sono finite, ora si passa ai fatti: General Motors ha bisogno di tagliare per poter investire con più forza là dove il futuro chiama.