Disoccupazione in calo al 6,2% ad agosto, mezzo milione di lavoratori in più in un anno

Ad agosto la disoccupazione è scesa ai minimi dal 2007: in un anno, mezzo milione di lavoratori in più

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Nuovo dato positivo per la disoccupazione in Italia. Ad agosto il tasso di persone in cerca di lavoro ma che non riescono a trovare un impiego è sceso al 6,2%. Si tratta del dato più basso in assoluto dal 2007 in termini percentuali. Sono poco più di 1,5 milioni le persone disoccupate, un calo di quasi mezzo milione di individui rispetto allo scorso anno.

In compenso il tasso di occupazione è rimasto stabile al 62,5%, segnalando quindi un aumento degli inattivi. I record occupazionali non quadrano però con la crescita bassa del Pil, in un Paese come l’Italia dove i due dati sono storicamente legati. Diverse teorie spiegano questa disconnessione, dalla bassa produttività agli errori di calcolo.

Disoccupazione ai minimi dal 2007

Cala ancora la disoccupazione in Italia. Le persone in cerca di lavoro ma che non lo trovano sono 1.588.000 ad agosto, in calo di due decimi di punto percentuale rispetto al 6,4% di luglio. Si tratta di un record positivo per l’ultimo decennio. Per ritrovare un dato simile bisogna tornare anzi fino al 2007, prima della crisi finanziaria globale.

Rispetto allo stesso mese del 2023, ci sono quasi mezzo milione di persone in più che hanno un posto di lavoro in Italia. Ad agosto 2024, però, il tasso di occupazione è rimasto stabile al 62,3%. Si tratta di uno dei dati più bassi dell’intera Unione europea, che conferma che il nostro Paese ha ancora un grosso problema occupazionale.

La ragione per cui, anche se diminuiscono i disoccupati, non aumenta il numero di occupati è che a crescere è la vasta popolazione degli inattivi, ossia le persone che non hanno un lavoro ma non lo cercano. Il tasso di inattività del nostro Paese è salito al 33,4% dal 33,3% di luglio del 2024.

Perché l’occupazione cresce ma il Pil no

Tra il 2023 e il 2024 il Pil italiano è cresciuto di circa l’1%. Il numero di occupati invece è cresciuto del 2,1%. Questo significa che ogni nuovo occupato guadagnato nel 2024 ha generato metà della ricchezza che invece genera il lavoratore medio in Italia. Si tratta di un dato anomalo per un Paese come il nostro, dove occupazione e crescita economica sono spesso andate di pari passo.

Le spiegazioni a questo fenomeno possono essere varie. Quella più logica punterebbe verso una bassa qualità dei nuovi posti di lavoro, ma l’aumento dei contratti a tempo indeterminato smentirebbe questa visione. La Banca d’Italia ha proposto un’altra interpretazione. Gli imprenditori starebbero preferendo l’assunzione di un maggior numero di persone all’innovazione. Questo spiegherebbe sia l’aumento degli occupati sia il calo della produttività.

Un’altra teoria è quella dell’errore di calcolo. È possibile che ci siano problemi nelle raccolte dei dati sul Pil che potrebbero portare in futuro a una correzione, come accaduto nel 2021, quando il prodotto interno lordo fu aumentato a posteriori aggiungendovi una crescita dell’1,3% e facendo passare il dato dal +7% al +8,3%.

Il problema di questa visione è che si tratterebbe di un errore di proporzioni enormi, ben superiore a quello del 2021. Per riportare il dato in linea con la crescita dell’occupazione bisognerebbe aumentare il Pil italiano almeno dell’1%. Vorrebbe dire raddoppiare il dato stimato fino ad ora. Anche se l’errore del 2021 è paragonabile a questo supposto sbaglio in rapporto al Pil, non lo è in rapporto alla crescita stessa. In quell’anno la correzione fu di un settimo del calcolo preliminare.