Ferie dei lavoratori, è obbligatorio rispondere a mail, messaggi o telefonate del capo?

Garantite dalla Costituzione, le ferie (estive) mirano alla rigenerazione psicofisica. Le regole in materia di reperibilità e diritto alla disconnessione

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Il diritto alle ferie, sancito dalla Costituzione, e dettagliato dalla legge e dai contratti collettivi, implica il poter contare su una ‘finestra’ di riposo assoluto e di stacco dagli ordinari impegni di lavoro. C’è chi le vacanze le passa al mare, chi in montagna, chi in qualche città d’arte e chi preferisce – invece – oziare, oppure passare il proprio tempo senza fare lunghi viaggi, ma in compagnia degli amici e dei familiari o dedicandosi ai propri hobby e passioni.

Ma una domanda di fondo, in chi è sotto l’ombrellone o alla guida per una gita d’agosto, o ancora nel bel mezzo di un’escursione nei boschi, giunge spontanea: durante le ferie, bisogna essere reperibili e rispondere a mail, messaggi o telefonate? Oppure si può rinviare la risposta al ritorno in ufficio o sul luogo di lavoro? Ci sono regole specifiche a riguardo? E se sì, cosa si rischia a non rispondere al capo nella convinzione che il giro in bici oppure una nuotata in piscina, durante il riposo estivo, abbiano la precedenza?

Di seguito lo scopriremo.

Diritto alle ferie e reperibilità, una interessante indagine sulle abitudini dei lavoratori

In Italia i lavoratori in ferie avrebbero una propensione abbastanza spiccata a rispondere a mail di lavoro. Lo afferma un’analisi effettuata da Robert Walters, nota società britannica di recruitment. Su un totale di duemila lavoratori presi come campione, è emerso infatti che – durante le vacanze – ben il 42% degli intervistati controlla regolarmente la propria posta elettronica lavorativa, mentre il 37% – più di uno su tre – lo fa sporadicamente.

Insomma, prevale la curiosità del lavoratore nel leggere il messaggio e la volontà di rispondere, anche se – come meglio diremo tra poco – non c’è alcun obbligo generale. Secondo l’analisi, controllare le mail di lavoro durante i giorni di ferie rispecchierebbe il problema di chi non è in grado di separare la sfera professionale dalla vita privata, forse temendo dalla mancata risposta una delle sanzioni disciplinari.

La società di recruiting spiega altresì che, per una parte del campione analizzato, controllare la posta elettronica nelle ferie serve ad evitare di ritrovarsi sommersi di messaggi al ritorno in ufficio, mentre per altri il controllo e la risposta ai messaggi sono legati all’accesso continuativo ad internet, tramite smartphone o tablet.

Ma le ferie nascono per staccare completamente dal lavoro e – conseguentemente – garantire una reperibilità non richiesta, potrebbe non giovare al proprio benessere psicofisico. Non a caso, ben il 30% del campione ha ammesso di non aver recuperato pienamente le energie, dopo le ferie, proprio a causa di messaggi di posta o telefonate che non hanno permesso di distrarsi davvero.

Cos’è il diritto alla disconnessione durante le ferie

Probabilmente una bella fetta degli intervistati non sa o non dà sufficiente importanza al diritto alla disconnessione. Basta dare un’occhiata alla Costituzione o al Codice Civile, per rendersi conto che nella disciplina delle ferie è implicitamente contenuto tale diritto.

All’art. 36 Cost. infatti si trova scritto che il lavoratore:

ha diritto ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Nel carattere dell’irrinunciabilità, cui peraltro si collega l’impossibilità di versare al lavoratore un indennizzo in sostituzione, si può cogliere il diritto del dipendente a disconnettersi, ossia a prendere le distanze da quegli strumenti che nel resto dell’anno lo collegano – in vario modo – all’azienda. Perciò non bisogna essere per forza reperibili durante le ferie, e rispondere a mail e telefonate.

All’art. 2109 del Codice Civile, invece, si indica espressamente che il lavoratore subordinato ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuito, tenuto conto degli interessi del prestatore di lavoro.

Per questo motivo, durante le ferie il lavoratore ha diritto di riposarsi e non ha l’obbligo di svolgere alcuna attività lavorativa, né di essere reperibile e rispondere a mail o telefonate. Piuttosto sarebbe preferibile impostare un messaggio di risposta automatica, che possa informare clienti e datore di lavoro del periodo di ferie.

Il diritto alla disconnessione è multilaterale

In linea generale – lo abbiamo appena detto – non bisogna essere reperibili e rispondere a messaggi di posta o chiamate, durante le ferie. A conferma di ciò c’è il dato della legge. Basti pensare alla legge n. 81 del 2017 – la cd. legge sullo smart working – che dispone un accordo individuale tra lavoratore e datore di lavoro, atto a porre le misure necessarie per garantire la disconnessione.

Ma attenzione perché il diritto alla disconnessione non vale soltanto per i lavoratori in smart working, ossia coloro che più di altri utilizzano strumenti informatici per lavorare (a distanza). Tale diritto vale anche per i lavoratori in presenza, ossia per la generalità di coloro che sono in ferie.

Nelle norme vigenti non si distingue infatti tra tutela delle ferie dei lavoratori in presenza e da remoto. Ed anzi tale diritto si applica indipendentemente dal ruolo rivestito, dalla qualifica, dalle mansioni e dalla tipologia di contratto.

Piuttosto saranno le parti, eventualmente, a stabilire delle deroghe in tema di reperibilità: con la negoziazione individuale si potrà individuare casi o situazioni in cui contattare il lavoratore con mail, messaggi o chiamate, ed aspettarsi una sua risposta anche durante le ferie.

Una significativa sentenza della Cassazione in materia

Come anche precisato dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 27057/2013, il dipendente non ha il dovere di essere reperibile in vacanza: le ferie hanno come finalità il recupero delle energie psicofisiche del lavoratore e della lavoratrice e, conseguentemente, l’azienda o datore di lavoro non può chiedere di rinunciarvi per adempiere alla reperibilità.

Ecco perché in questa sentenza la Corte aveva affermato l’illegittimità di un licenziamento inflitto da un ente pubblico verso un dipendente, resosi irreperibile (con impossibilità ad essere richiamato) durante l’annuale periodo di ferie.

Deroga alla disconnessione tramite accordo di reperibilità

Tuttavia esistono attività che, per le più svariate ragioni, rendono opportuna la reperibilità anche durante le ferie. In tali casi le parti del contratto di lavoro dovranno discutere delle modalità con cui il dipendente si renderà disponibile a rispondere a mail, messaggi e/o telefonate, con la precisazione però che tale ulteriore obbligo dovrà essere controbilanciato da una sorta di indennizzo o compensazione per la disponibilità offerta – al di là dell’effettiva telefonata o messaggio (che potrebbe anche non esserci).

L’accordo dovrà essere formalizzato per iscritto e, ovviamente, dovrà essere il frutto di una libera volontà del dipendente. In altre parole l’accordo non potrà essere imposto dall’alto oppure sotto ricatto del datore di lavoro.

Tale patto dovrà bilanciare le esigenze aziendali con il diritto al riposo per ferie, anche perché abusare della reperibilità con continue telefonate o mail potrebbe generare stress eccessivo o burnout, andando a nuocere ad ambo le parti del rapporto di lavoro.

In altri casi può ricorrere invece l’esigenza di richiamare al lavoro il dipendente in ferie, purché sussistano ragioni valide e legittime. Comunque l’azienda sarà tenuta a rimborsare al lavoratore le spese effettuate per l’anticipato rientro e per eventuali oneri aggiuntivi. Mentre il periodo di ferie non fruito sarà recuperato in un momento successivo, da concordare con il datore di lavoro.

Contratti collettivi e accordi aziendali

Non solo. Anche il Ccnl di settore potrebbe disporre regole ad hoc sulla reperibilità nelle ferie. In concreto ciò da un lato significa tutelare comunque i diritti dei lavoratori, e dall’altro prevedere opportune forme di compensazione per l’obbligo di rispondere a messaggi e/o telefonate.

Esistono altresì possibilità di deroghe al diritto alla disconnessione attraverso accordi aziendali, i quali dovranno anch’essi essere gestiti con cura e nel rispetto delle normative di legge e di contratto collettivo, garantendo sempre adeguate forme di compensazione e tutela per il lavoratore.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo visto che sussiste un generale diritto alla disconnessione durante le ferie. Il lavoratore o la lavoratrice, quindi, potrà legittimamente non rispondere ai messaggi o alle telefonate durante il riposo annualmente previsto.

Piuttosto, la reperibilità nelle ferie è possibile solo in deroga alle regole generali, tramite la firma di un accordo ad hoc, o per la presenza di disposizioni di deroga nel contratto collettivo. In mancanza, non si potrà subire un licenziamento disciplinare per non essersi resi reperibili durante le ferie. Altrimenti sarà possibile trovare tutela in tribunale e opporsi al recesso unilaterale.

Invece, se la reperibilità è fissata in un patto scritto delle parti, o se è prevista dal Ccnl, il lavoratore dovrà ricordarsi di rispondere al messaggio o farsi trovare al telefono, appena possibile. Altrimenti l’azienda avrà il diritto di infliggere una punizione.

In sostanza, anche se nel bel mezzo della tintarella di un’afosa giornata estiva, di una partita di beach volley o di un’escursione montana, il lavoratore o la lavoratrice in ferie dovrà mandare un messaggio Whatsapp, via mail o richiamare il capo. Altrimenti il rischio concreto quello di subire una sanzione disciplinare per inadempienza contrattuale.