Il nuovo Governo presieduto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è appena insediato e diverse saranno le novità che arriveranno nei prossimi mesi. Una di queste, di certo, sarà la riforma sulle pensioni, con l’esecutivo che sarebbe propenso a Quota 41 e estendere Opzione Donna introducendo la cosiddetta “Opzione Uomo”, ma soltanto i prossimi mesi di lavoro diranno ciò che realmente sarà fatto e ciò che, invece, potrebbe essere accantonato o messo da parte momentaneamente.
Di certo, guardando al quadro momentaneo dell’Italia, la fotografia scattata di recente dall’Istat sulle pensioni non è delle migliori. L’istituto ha quindi lanciato un chiaro campanello d’allarme, sottolineando come un terzo dei pensionati del Bel Paese fatica ad arrivare a fine mese con l’assegno.
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Pensioni, un terzo degli italiani riceve meno di 1.000 euro
Il dato che emerge nell’ultimo studio dell’Osservatorio Istat è infatti quello che sottolinea che circa un terzo dei pensionati italiani riceve un assegno mensile inferiore a 1.000 euro. Si tratta di circa il 32,8% dei pensionati, un numero elevato che porta a circa 5,3 milioni le persone che percepiscono meno di 1.000 euro, di cui oltre 3 milioni sarebbero donne. Nel documento redatto dall’Istat sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari, e si guarda alla singola pensione sono sotto 1.000 euro il 59,2% dei trattamenti, pari a 13,46 milioni su quasi 22,76 milioni.
Da osservare, nello specifico, il reddito pensionistico medio che vede l’11,3% dei pensionati, ovvero 1,8 milioni di pensionati, con pensioni al di sotto dei 500 euro mensili, mentre quelli che percepiscono l’assegno tra i 500 e i 1.000 euro al mese sono il 21,5%, circa 3,47 milioni. Soltanto il 21,1%, invece, fa parte della classe successiva, quella tra i 1.000 e i 1.500 euro che è composta da quasi 3,4 milioni di pensionati. Numeri alla mano, quindi, la maggior parte degli italiani pensionati (53,9%) riceve un assegno mensile sotto i 1.500.
Pensione, il quadro per il 2023
Se da un lato c’è un quadro allarmante sui “poveri” delle pensioni, dall’altro emerge una nicchia di pensionati che possono sorridere. L’Istat ha infatti fornito dei dati anche su chi riceve pensioni da pascià, con assegni da 4.000 a 5.000 euro al mese. Nel primo caso, infatti, sono 614.173 pensionati con oltre 4.000 euro al mese, mentre oltre i 5.000 sono 337.055 (il 2,1% del totale dei pensionati in Italia).
Ma intanto, nell’attesa della riforma delle pensioni che potrebbe arrivare col nuovo Governo, alcuni possono richiedere l’assegno prima della riforma Meloni. Allo stato attuale delle cose nel 2023 si potrà andare in pensione per vecchiaia all’età di 67 anni (con 20 di contributi). Per quanto riguarda la pensione anticipata per gli uomini sarà concessa a 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre per le donne a 41 anni e 10 mesi di contributi. Diversa la situazione per quanto riguarda i lavori gravosi, con i lavoratori che potranno chiedere di andare in pensione a 66 anni e 7 mesi di età se con 30 anni di anzianità contributiva. Gli anziani senza contributi versati fino a dicembre 1995 potranno andare in pensione nel 2023 dopo aver compiuto 71 anni di età e con alle spalle almeno 5 di contributi.
Con “Opzione Donna” potranno invece andare in pensione le lavoratrici dipendenti o autonome con calcolo dell’assegno del tutto contributivo che hanno compiuto 58/59 anni e hanno 35 anni di contributi.