Sempre meno camionisti, ne mancano 22mila in Italia: -35% rispetto a cinque anni fa

Negli ultimi cinque anni il numero di conducenti è diminuito di quasi 410mila unità. I motivi della crisi e le prospettive future

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 10 Agosto 2024 15:40

Non solo ci sono sempre meno tir in giro, ma mancano anche i camionisti che li guidano. Un allarme lanciato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, il quale afferma che attualmente si registra un deficit di oltre 22mila autisti nel mercato del lavoro, con evidenti conseguenze sia per le aziende che per la società.

Tale situazione era in parte prevedibile, considerando che negli ultimi cinque anni, dal 2019 a oggi, il numero dei titolari della Carta di qualificazione del conducente (Cqc) necessaria per guidare un camion è diminuito di quasi 410mila unità, mentre si stima che entro il 2034 la metà degli autisti in servizio andrà in pensione.

Quanti autisti restano in Italia

Questo trend in calo sembra ormai inarrestabile, alimentato dal progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro, che ha reso la professione meno attrattiva rispetto a qualche anno fa, e dalle crisi succedutesi nel tempo.

“Per mettersi alla guida di un Tir è necessario, per legge, conseguire la patente di guida professionale (Cqc) che ha un costo di migliaia e migliaia di euro che scoraggia, in particolare i giovani, a intraprendere questo mestiere”, afferma la Cgia. A fronte di queste criticità, non sono poche le aziende di autotrasporto che da qualche anno si stanno facendo carico di questo costo per facilitare le assunzioni.

A livello nazionale, la situazione attuale mostra che, tra i 767.948 possessori della Carta di qualificazione del conducente (-34,8% rispetto a cinque anni fa), 7.190 hanno meno di 25 anni (+65,9%), e complessivamente 64.673 sono Under 35. Al contrario, la fascia degli Over 50 conta 412 mila unità, pari al 53,7% del totale. Il calo progressivo del numero di camionisti in tutto il Vecchio Continente è principalmente attribuibile all’aumento dello stress, del carico fisico e delle lunghe ore di lavoro che spesso coprono gran parte della giornata.

Le regioni con i cali maggiori

Negli ultimi dieci anni, il numero totale delle imprese di autotrasporto in Italia è diminuito di 21.248 unità. Se nel 2013 erano 101.935, nel 2023 il numero è sceso a 80.687, segnando un calo del 20,8%. A livello regionale, le situazioni più critiche si sono verificate in Valle d’Aosta, con una contrazione del 33,7% (-33 unità), in Friuli Venezia Giulia del 32,3% (-573), nel Lazio del 30,7% (-2.733), in Liguria del 30% (-773) e in Piemonte del 29,9% (-2.907). Le crisi economiche che si sono susseguite in questo periodo hanno contribuito significativamente a ridurre il numero di imprese nel settore:

  • Valle d’Aosta: -33,67%;
  • Friuli-Venezia Giulia: -32,34%;
  • Lazio: -30,70%;
  • Liguria: -29,97%;
  • Piemonte: -29,85%;
  • Marche: -28,95%;
  • Emilia-Romagna: -27,29%;
  • Sardegna: -26,10%;
  • Toscana: -24,44%;
  • Lombardia: -22,62%;
  • Veneto: -21,55%;
  • Umbria: -20,37%;
  • Abruzzo: -19,64%;
  • Basilicata: -17,38%;
  • Puglia: -10,80%;
  • Calabria: -10,65%;
  • Molise: -7,14%;
  • Sicilia: -7,13%;
  • Campania: -6,52%;
  • Trentino-Alto Adige: -1,15%.

Inoltre, soprattutto nel Nord, si è avvertita la crescente concorrenza dei vettori stranieri, in particolare quelli provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est. Un ulteriore fattore di riduzione è stato il numero elevato di aggregazioni e acquisizioni avvenute nell’ultimo decennio, che ha comportato una significativa diminuzione delle imprese monoveicolari. Tuttavia, questi processi hanno portato a un aumento della dimensione media delle imprese e, di conseguenza, a un miglioramento del livello di produttività del sistema logistico italiano.

Nonostante l’ultimo dato disponibile a livello provinciale risalga all’inizio del 2021, Roma risultava la provincia con il maggior numero di imprese di autotrasporto, con 6.199 ditte. Seguono Napoli con 4.502, Milano con 4.000, Torino con 2.962 e Palermo con 2.494. In queste cinque province si concentrava oltre il 20% delle attività di autotrasporto presenti in Italia, che tre anni fa contavano complessivamente 98.517 unità.

Come risolvere il problema

Il bilancio tracciato dalla Cgia di Mestre sulle prospettive future dei trasporti appare piuttosto cupo. Da un lato, la Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato esprime preoccupazione per i frequenti tagli all’offerta di bus, tram e metro, causati dalla carenza di autisti, con gravi disagi per turisti e pendolari. Dall’altro, il settore dell’autotrasporto è in piena riorganizzazione, con acquisizioni e fusioni aziendali che diventano sempre più comuni. “Nel giro di qualche anno, a seguito della difficoltà di trovare nuovi autisti, non è da escludere che il settore sprofondi in una grossa crisi per mancanza di personale“, afferma il report.

Già oggi si registrano segnali preoccupanti nel trasporto pubblico locale, dove la mancanza di autisti sta riducendo in modo significativo l’offerta di bus, tram e metro, causando gravi disagi a turisti e pendolari; secondo dati di novembre, nel trasporto pubblico mancano almeno 10mila conducenti. Con l’invecchiamento della forza lavoro e molti camionisti prossimi alla pensione, e con le nuove generazioni che solo in parte riescono a colmare queste lacune, c’è il pericolo che entro un decennio il settore non riesca più a soddisfare pienamente le richieste di trasporto merci dei committenti.

“Per far fronte a questa situazione non è da escludere che in futuro si possa incentivare il ricorso agli autisti stranieri, ai vettori internazionali e sperare che, in tempi ragionevolmente brevi, siano disponibili sul mercato a prezzi accessibili gli automezzi pesanti a guida autonoma”, spiega il report.

Le nuove regole per la circolazione dei mezzi pesanti

Non solo crisi dei camionisti: nelle ultime settimane, si è registrato un evidente e marcato calo nel numero di Tir in transito sulle nostre autostrade e strade extraurbane, una diminuzione è strettamente legata alla chiusura stagionale di numerose fabbriche e negozi in tutto il Paese, che, come da tradizione, sospendono le attività produttive e commerciali durante il periodo estivo, in particolare nel mese di agosto.

A contribuire ulteriormente a questa situazione vi è la consueta applicazione, durante il mese di agosto, dei divieti di circolazione per i mezzi pesanti, una misura adottata ogni anno con l’obiettivo di alleviare la congestione del traffico veicolare lungo le principali arterie stradali del Paese. Questo provvedimento, che riguarda i veicoli con una massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate, è studiato per garantire una maggiore fluidità del traffico, specialmente in un periodo dell’anno in cui si registra un aumento considerevole degli spostamenti per le vacanze.

Le restrizioni sono operative nei fine settimana di agosto; più precisamente, il venerdì dalle 16:00 alle 22:00, il sabato dalle 8:00 alle 22:00, la domenica dalle 7:00 alle 22:00, e il giorno di Ferragosto dalle 7:00 alle 22:00.