Beko smentisce Urso, confermate chiusure e licenziamento del 44% dei lavoratori in Italia

Beko conferma i licenziamenti di 1.935 lavoratori e smentisce il ministro Urso. Il piano industriale resta inalterato, con l'azienda che punta alla riorganizzazione in Italia

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 11 Dicembre 2024 16:28

Beko non fa un passo indietro e smentisce il ministro delle imprese Urso. L’azienda ha confermato la chiusura di due stabilimenti, due fabbriche e una linea produttiva nel sito di Cassinetta di Biandronno. La multinazionale turca ha quindi confermato i 1.935 esuberi, pari al 44% del totale dei lavoratori italiani. E sulla possibilità di rivedere il piano arriva un secco “no”.

L’unica alternativa sembra essere la discussione delle modalità con cui gestirlo. Impossibile fare altrimenti, spiega Maurizio David Sberla, responsabile relazioni esterne di Beko Europe. Secondo lui, infatti, l’azienda perde circa 180 milioni di euro all’anno in Italia e continuerà a farlo nel 2025, anche se i siti produttivi resteranno operativi. Il problema è che il mercato degli elettrodomestici è in calo e la capacità produttiva degli stabilimenti nel lungo termine non sarà più necessaria.

No a nuovo piano: Beko smentisce Urso

Beko arriva purtroppo a confermare il piano di razionalizzazione delle risorse in Italia, per un totale di 1.935 esuberi. Lo scambio con il ministro Adolfo Urso si conclude con un nulla di fatto, perché l’azienda afferma che il piano industriale è in linea e per questo non sarà modificato.

Le conseguenze della conferma del piano sono i posti di lavoro a rischio. Infatti, l’azienda multinazionale ha ribadito la volontà di licenziare il 44% della forza lavoro in Italia, considerata non necessaria alla produzione.

Lo spiega Maurizio David Sberna, responsabile relazioni esterne dell’azienda, secondo cui il piano non può cambiare ed è in linea con il Golden Power. “Siamo disponibili a discutere con il governo, le istituzioni locali e soprattutto con le organizzazioni sindacali per fare ulteriori valutazioni industriali al fine di identificare le modalità con cui affrontare la situazione”, ha detto.

Questo significa che gli esuberi restano e il governo non potrà fare nulla per impedirlo, se non tentare un ulteriore confronto. Urso è tornato quindi a sostenere che sarà necessario confrontarsi con i sindacati. Si potrebbe quindi arrivare ai poteri sanzionatori previsti in caso di inadempienza della normativa sul Golden Power.

Alle parole del ministro però non sembrano credere né Beko né i sindacati. Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm e responsabile del settore elettrodomestici, ha dichiarato che continueranno le mobilitazioni per cercare di ottenere il ritiro dei licenziamenti. Il nuovo confronto è rimandato a gennaio 2025.

I motivi di Beko: mercato in calo

A sostenere la decisione di Beko sono i dati del mercato degli elettrodomestici in calo. L’azienda fa sapere infatti di aver attuato piani di ristrutturazione anche in altri Paesi, come in Polonia e nel Regno Unito.

Dietro la decisione c’è lo scenario del mercato, in particolare in Europa e il confronto con la concorrenza asiatica. C’è da dire che la capacità produttiva degli stabilimenti Beko, e non solo, potrebbe finire per essere maggiore rispetto alla domanda. Da qui i tagli.

Secondo i dati resi noti da Sberna, i produttori europei hanno perso 9 milioni di pezzi e 14 punti di quota di mercato, passando da 49,1 milioni di pezzi nel 2015 e una quota di mercato del 67,3%, a 40,3 milioni nel 2023 con una quota di mercato del 53,3%. L’andamento dei produttori asiatici è l’opposto, passando dal 2015 al 2023 da 17,4 milioni di pezzi (23,9% del mercato) a 26,7 milioni di pezzi (35,3% del mercato).