Almaviva licenzia 400 dipendenti tra Palermo e Catania

Call center Almaviva, licenziamento dall'1 agosto per 394 lavoratori di Palermo e Catania. Il Ministero si sfila, Regione Siciliana senza soluzioni immediate

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Non c’è accordo tra Almaviva Contact e sindacati: la procedura di licenziamento collettivo per 394 lavoratori dei call center di Palermo e Catania scatterà il 1° agosto.

La lunga trattativa al ministero del Lavoro, durata 9 ore, si è chiusa con un nulla di fatto e un muro contro muro sulle condizioni per prorogare gli ammortizzatori sociali in attesa del nuovo servizio sanitario 116-117.

Verso i licenziamenti in Almaviva a Palermo e Catania

I dipendenti Almaviva coinvolti erano stati impiegati nel servizio emergenza Covid del ministero della Salute, terminato ormai da mesi.

La Cassa integrazione straordinaria in deroga, che aveva finora evitato i licenziamenti, scade il 31 luglio. L’azienda ha ribadito di non poter sostenere ulteriori proroghe senza un piano concreto di reimpiego del personale e ha proposto un incentivo all’esodo pari a circa 4 milioni di euro, da sommare all’indennità Naspi.

Saltata l’ipotesi di accordo

Secondo Almaviva, l’accordo avrebbe garantito per i prossimi due anni un trattamento economico superiore a quello attualmente percepito, dando tempo alle istituzioni di completare i progetti di ricollocazione e dando, eventualmente, tempo ai lavoratori licenziati di avere una base dalla quale ripartire.

Le organizzazioni sindacali hanno respinto la proposta, giudicando inaccettabile la richiesta dell’azienda di sottoscrivere fin da ora il licenziamento collettivo previsto per dicembre senza garanzie concrete di assorbimento dei lavoratori nei nuovi servizi regionali.

Sul tavolo c’è il Numero unico per le Cure non urgenti (116-117), che dovrebbe partire entro fine anno e che dovrebbe offrire sbocchi occupazionali a parte del personale oggi a rischio, oltre al progetto di digitalizzazione e dematerializzazione documentale della Regione Siciliana. Nessuno dei due è però operativo al momento, lasciando scoperta la copertura economica tra la fine della Cig e l’avvio dei nuovi servizi. I lavoratori, di fatto, sono in un limbo.

Il governo nazionale, come detto, si è tirato fuori dalla vertenza e la patata bollente passa così alla Regione Siciliana. L’unico ammortizzatore certo per i lavoratori Almaviva resta la Naspi, per un massimo di due anni, in attesa di eventuali ricollocazioni.

Da parte sua, Almaviva sottolinea di avere sempre

perseguito la strada della responsabilità e della collaborazione istituzionale, contribuendo sia pur in condizioni critiche a garantire una gestione dei lavoratori in chiave di sostenibilità sociale, di fronte alla chiusura sindacale non può che prendere atto della conclusione della procedura con esito negativo.

Il presidente della Regione, Renato Schifani, è deluso per l’occasione persa e promette che la Regione sarà

presente e continuerà a esserlo, ma chi rifiuta ogni forma di mediazione si assume la responsabilità di lasciare i lavoratori senza prospettive.

Senza una soluzione rapida, il 1° agosto quasi 400 operatori di call center resteranno senza lavoro e senza prospettive certe di reimpiego. La Regione si prepara a convocare un tavolo locale, ma la strada appare tutta in salita.

La crisi dei call center

Ma la vertenza Almaviva si colloca nell’ambito della crisi strutturale del settore call center in Italia, che è caratterizzato da appalti pubblici e privati con margini sempre più ridotti. In questo settore, ormai, il ricorso agli ammortizzatori sociali e alla precarietà è diventato la regola.

In questo Almaviva non c’entra nulla, ma per chiudere il cerchio relativo alla crisi dei call center si ricorda che recentemente l’Agcm ha acceso i fari sul settore, sanzionando alcune realtà per contratti truffa.