Alitalia dà il via a uno degli ultimi atti prima di chiudere definitivamente i battenti, licenziando 2.723 lavoratori. Si tratta di 2.688 dipendenti dell’ex compagnia di bandiera più i 55 di Alitalia CityLiner, società satellite che operava su tratte brevi, che si trovano in cassa integrazione a zero ore. In una lettera inviata ai sindacati, ai ministeri del Lavoro, dei Traporti e delle Imprese, i commissari del vettore in amministrazione straordinaria hanno annunciato “l’avvio di una procedura che determina, suo malgrado, licenziamenti per riduzione di personale”.
Il maxi licenziamento
Nella comunicazione si legge che i lavoratori in Cigs non possono essere reimpiegati a causa di un’eccedenza di personale “sebbene non siano stati ultimati i processi di ricollocazione”.
“Allo stato nessun ulteriore strumento di legge o adottabile in via negoziale”, scrivono i commissari, è utilizzabile per fronteggiare i licenziamenti e “limitare le conseguenze sul piano sociale“.
“Le condizioni dell’azienda non consentono altresì l’attuazione di interventi di altro genere sull’utilizzazione del personale mediante ricorso a forme flessibili dell’orario di lavoro o sul lavoro a tempo parziale” si legge ancora.
I licenziamenti erano attesi dal prolungamento di quest’estate della Cassa integrazione straordinaria fino al 31 ottobre 2024, scadenza non più prorogabile. Dopo questa data scatterà la Naspi, ma nel frattemo, in attesa dell’esito delle trattative tra la compagnia e i sindacati, già dall’1 gennaio i dipendenti potranno usufruire su base volontaria dell’assegno di disoccupazione
Nella lettera i commissari di Alitalia in amministrazione straordinaria hanno comunicato, infatti, che ”la procedura avviata da Alitalia in a.s. è stata attentamente valutata al termine di un percorso condiviso, che prevede la sottoscrizione di un accordo specifico con le organizzazioni sindacali e che si attiverà esclusivamente su base volontaria. È quindi a totale discrezione del dipendente aderire o meno in base a proprie personali valutazioni”.
Ad essere risparmiati dal taglio saranno soltanto 172 dipendenti, essenziali per mandare avanti l’ultima fase di liquidazione dell’azienda (qui avevamo parlato della richiesta di rimborso dell’Ue sul prestito da 400 milioni ad Alitalia mentre qui abbiamo spiegato cosa cambia per i passeggeri dopo l’accordo tra l’erede di Alitalia, ITA Airways, e Lufthansa).
Le reazioni dei sindacati
“Il Governo intervenga subito affinché i circa 3.000 lavoratori di Alitalia non vengano abbandonati al loro destino”, hanno dichiarato il segretario generale Claudio Tarlazzi e il segretario nazionale Ivan Viglietti della Uiltrasporti Commentando la notizia del maxi licenziamento di Alitalia.
“Il Decreto Asset – hanno affermato i due segretari – ha fissato per questi lavoratori il termine per fruire della cassa integrazione al 30 ottobre 2024, quindi dal giorno successivo si pone il problema della ricollocazione di questi lavoratori che rappresentano un patrimonio importante per il settore del trasporto aereo del nostro Paese, un settore che sta vivendo uno sviluppo importante avendo raggiunto i livello pre-Covid”.
“Chiediamo che i 3.000 lavoratori vengano ricollocati nelle tre aziende nate dallo spacchettamento di Alitalia o in altre aziende del settore – è la richiesta dei rappresentati sindacali – a seguito di una adeguata formazione che consenta anche il mantenimento delle certificazioni, una misura questa che era già stata prevista e che non ha, invece, avuto mai applicazione. In alternativa riteniamo necessario che venga allungato il periodo di cassa integrazione per tutto il 2025, come avevamo già richiesto”.
Rivendicazioni sulla stessa linea delle parole del coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito: “Per quanto ci riguarda è necessario che il Governo fermi immediatamente i licenziamenti e proroghi la cassa integrazione per tutto il 2024 e anche per il 2025, fino a quando non verranno ricollocati in servizio tutti i lavoratori e le lavoratrici di Alitalia in amministrazione straordinaria”.
Secondo il dirigente “una proroga, considerando la crescita del settore che si è registrata nell’ultimo anno, è essenziale per consentire alle società (Ita, Swissport, Atitech) che hanno ereditato gli asset di Alitalia di riassorbire tutti i lavoratori e le lavoratrici attualmente in Cigs che non dovessero maturare i requisiti pensionistici” (qui abbiamo spiegato come cambierà il mondo dei trasporti).