I robot guideranno l’industria verso un futuro sostenibile?

Intervista al Managing Director di FANUC Italiana per comprendere il ruolo dei robot per una produzione industriale più sostenibile

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Riccardo Lozzi

Giornalista green

Giornalista esperto di tematiche legate alla Green Economy e fondatore di una startup innovativa.

L’automazione e la tecnologia stanno rapidamente cambiando il panorama industriale contemporaneo, portando nuove sfide e opportunità. In particolare, l’accelerazione della digitalizzazione, attraverso l’uso di robot, di sistemi intelligenti e di processi automatizzati, sta trasformando la produzione, migliorando l’efficienza, la precisione e la qualità dei prodotti.

Allo stesso tempo, la tecnologia sta dando vita a soluzioni innovative per affrontare le sfide ambientali su cui è aumentata l’attenzione dei consumatori. Molte aziende produttrici devono quindi considerare il rispetto dei cosiddetti criteri ESG (Environment, Social and Governance) non solo per centrare una piena sostenibilità ambientale esociale, ma anche per rimanere competitive sul mercato.

Una delle società leader nel settore dell’automazione e della robotica industriale è FANUC. Nata nel 1956 in Giappone, oggi conta sedi e miglaia di dipendenti in tutto il mondo. Con Marco Delaini, Managing Director di FANUC Italia, affronteremo i discorsi legati all’innovazione tecnologica e come i nuovi sistemi di intelligenza artificiale stiano cambiando il mercato del lavoro, oltre a supportare le imprese nella transizione ecologica. Nell’intervista proviamo quindi a comprendere dall’interno se e come la crescita economica possa essere in armonia con la conservazione dell’ambiente e il miglioramento del benessere sociale

Cosa significa industria 5.0 e come si inserisce FANUC in questa nuova concezione?

L’industria 5.0 rappresenta una svolta nell’ambito della produzione industriale. Si basa su alcuni paradigmi fissati anche dalla Commissione Europea, aggiungendo al concetto di resilienza quello della sostenibilità e ponendo attenzione sull’umanocentrismo. Tema quest’ultimo ancora più importante con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Concetti che erano stati tralasciati nel modello di industria 4.0, la quale basava la produzione soprattutto sulla trasformazione digitale e su un approccio data driven. FANUC si inserisce in questa concezione innanzitutto nei processi di produzione cercando di ridurre l’impatto ambientale e il consumo di risorse, obiettivo ormai centrale per molte aziende. FANUC su input della sede centrale giapponese ha anticipato i tempi con un’attenzione all’ambiente a partire dagli anni ’70 e ’80. Il nostro attuale obiettivo è di centrare il risultato di una produzione carbon neutral entro il 2050, con obiettivi intermedi precisi da raggiungere in questo lasso di tempo. Inoltre, realizziamo macchinari per sistemi industriali, i quali sono loro volta ecosostenibili per la produzione industriale di altre aziende grazie all’innovazione tecnologica presente al loro interno.

Parlando di sostenibilità, sappiamo che l’attuale livello di riciclo dei rifiuti plastici è molto basso. Come si può contribuire a ridurre questo problema e quali sono gli obiettivi in questo senso?

Il problema dei rifiuti plastici è indubbiamente critico. Il nostro nuovo macchinario FANUC Roboshot, con la sua precisione e riproducibilità, può aiutare a ridurre gli sprechi di materiale plastico durante i processi di produzione. Inoltre, stiamo lavorando costantemente su soluzioni più sostenibili, come l’utilizzo di materiali riciclati e l’ottimizzazione dei processi per ridurre il consumo di plastica vergine. Il nostro obiettivo è contribuire in modo significativo alla riduzione dei rifiuti plastici, promuovendo l’uso responsabile dei materiali e delle risorse. La plastica può avere un’altissima capacità di riciclo, il problema è la dispersione nell’ambiente, per cui è necessario un impegno congiunto a livello politico, culturale e sociale. Roboshot permette l’iniezione di plastica non pura ma riciclata. Se è necessario che le macchine siano in grado di lavorare materiali riciclati, sia il sistema industriale che la politica devono però impegnarsi maggiormente per perseguire l’obiettivo di un maggiore riciclo per avere più materia prima di questo tipo. Inoltre, gli stessi macchinari devono avere un alto indice di recuperabilità. Ad esempio, più del 90% dei componenti di Roboshot possono essere riciclati. Anche le singole persone devono fare la loro parte. Le nuove generazioni si stanno certamente muovendo in questa direzione, spingendo anche le aziende ad aumentare il loro impegno per l’ecologia.

Qual è il vostro impegno nel rispettare gli obiettivi UE della Direttiva “SUP” sulla Single Use Plastic e quindi sul riciclaggio?

Rispettare gli obiettivi della Direttiva “SUP” è essenziale per noi e lo dovrebbe essere per tutta l’industria produttiva. Nel caso specifico di FANUC stiamo lavorando attivamente per la rigenerazione dei macchinari e dei nostri robot, tenendo in vita per un tempo maggiore questi prodotti.  Stiamo sviluppando sia a livello italiano che a livello europeo programmi di rigenerazione per le nostre macchine, consentendo loro di avere una seconda vita. Questo riduce il rifiuto di macchine obsolete e promuove il riutilizzo dei componenti. Grazie a tale processo aiutiamo le aziende a ridurre il loro impatto ambientale nei processi produttivi.

Come si evita di incorrere in un altro rischio, ovvero che le macchine rigenerate diventino obsolete rispetto alle nuove tecnologie non rispettando standard più elevati sul risparmio energetico?

Questo è un aspetto cruciale quando si tratta di rigenerare le macchine, le quali potrebbero essere più energivore rispetto ai nuovi prodotti. Bisogna trovare un equilibrio tra dare una seconda vita ai prodotti e riuscire a realizzare un upgrade che permetta di essere meno energivori e inquinanti. Si tratta di una bella sfida. Molti dei componenti delle macchine possono essere riutilizzati o aggiornati per renderli più efficienti dal punto di vista energetico. Inoltre, l’adozione di tecnologie di automazione avanzata, come l’intelligenza artificiale, può migliorare l’efficienza dei processi anche nelle macchine più anziane. Abbiamo però bisogno dell’aiuto della politica, perché le normative attuali non permettono di integrarlo con le nuove tecnologie e quindi garantendo un minore consumo. L’evoluzione tecnologica deve riguardare ovviamente i prodotti nuovi, ma anche come riutilizzare al meglio i prodotti vecchi.

In concreto, che tipo di iniziative fare in Italia?

In Italia stiamo lavorando a stretto contatto con aziende e istituzioni per promuovere la sostenibilità e l’innovazione. Ad esempio, stiamo collaborando con alcune aziende per implementare soluzioni che migliorano l’efficienza energetica e riducono gli sprechi grazie all’integrazione di intelligenza artificiale, robotica avanzata e soluzioni di automazione che stanno trasformando il modo in cui produciamo. Si è partiti dai digital twin per applicare nuove soluzioni nel mondo digitale ed eliminare i processi di sviluppo intermedio, prima di arrivare alla produzione intensiva. Partendo da questa che ormai è una tecnologia acquisita, utilizzare durante la produzione macchine e robot intelligenti che utilizzano il machine learning per ottimizzare i processi e ridurre, o se possibile, eliminare gli sprechi e i consumi in fase di lavorazione. Un esempio tangibile è un progetto in corso con una grossa azienda italiana leader nel settore dell’ottica, per la quale, grazie all’utilizzo di macchine intelligenti e dell’IoT per identificare e migliorare i processi e ottimizzare i consumi di materie prime, abbiamo portato a un miglioramento del 7% nell’efficientamento delle attività produttive.

Per una crescita sostenibile, è importante rispettare i criteri ESG. Oltre agli obiettivi ambientali, in che modo i robot possono contribuire a perseguire quelli di social e governance?

Siamo partiti con un primo bilancio sulla sostenibilità, in cui la FANUC Italia ha raggiunto uno score del 74,56% rispetto a una media di settore del 53,67%. Nonostante l’ottimo risultato nei criteri ESG, dovuto al fatto che ci siamo mossi in anticipo rispetto alle altre aziende del settore, per noi si tratta solamente di un punto di partenza. Abbiamo l’edificio di Lainate che ha ricevuto la certificazione LEED Gold, utilizzando esclusivamente energia elettrica. Di questa il 30% è autoprodotta e il 70% proviene da produzione green certificata. Per l’anno prossimo l’autoproduzione dovrebbe raggiungere il 50% del totale, che è il massimo a cui possiamo arrivare a causa della tecnologia presente sul mercato. A questo bisogna aggiungere i parametri sulla salute e sicurezza, con zero infortuni su un milione di ore lavorate. Secondo la mia percezione di valore, tra i parametri principali da valutare quando parliamo di rispetto dei criteri Social e Governance, la salute e la sicurezza occupano il primo posto. A questo segue il lavoro dignitoso e la crescita economica dei dipendenti e, a completare questo podio, troviamo la diversità e la parità di genere. Offriamo quindi ai nostri dipendenti la possibilità di una crescita professionale interna, in Italia, in Europa e anche in Giappone. A questo è correlato un ritorno economico in termini di stipendio, al quale si aggiunge anche una redistribuzione degli utili come riconoscimento dei risultati aziendali.

Cosa ne pensa della Robot Tax?

La questione della Robot Tax è complessa e in evoluzione. È difficile, in primis, andare a identificare l’automazione flessibile dall’automazione più rigida. La definizione di macchine intelligenti e robotica spesso si sovrappone e la differenziazione è sicuramente un problema di non facile soluzione. La robotica collaborativa aiuta l’uomo, sviluppando un sistema in cui persona e robot lavorano insieme risolvendo, ad esempio, problemi relativi alla sicurezza del dipendente all’interno dei sistemi produttivi. Esiste quindi un tema di costo sociale che riusciamo a ridurre grazie all’utilizzo della robotica da mettere a confronto con il costo economico che si recupera con la Robot Tax. Secondo me la riduzione degli incidenti del lavoro ha un valore sociale più alto rispetto a quello che si raggiungerebbe con la tassazione. La robotica dovrebbe essere a servizio dell’uomo proprio per evitare i lavori più pericolosi e nocivi. Inoltre, secondo un report dello scorso giugno realizzato da McKinsey sull’intelligenza generativa, l’AI entro il 2040 creerà tra lo 0,6 e lo 0,7% annuale di nuovi posti di lavoro. Bisogna quindi formare il personale per utilizzare queste nuove tecnologie, così da garantire un alto livello di occupazione. Un processo che deve essere rivolto sia a chi alla nuova forza lavoro, ma anche alle persone già impiegate.