Luigi Ksawery Lucà, AD Toyota: “La sfida dell’elettrico si gioca sull’accessibilità”

Luigi Ksawery Lucà, AD Toyota Italia, racconta a QuiFinanza lo scenario della mobilità elettrificata in Italia e quali criticità ci separano della neutralità carbonica.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

Pubblicato: 17 Febbraio 2022 11:50

Con 25 anni di esperienza nella commercializzazione di veicoli elettrificati – principalmente con tecnologia Full Hybrid Electric – oggi Toyota ha una leadership indiscussa grazie agli oltre 19 milioni di veicoli elettrificati venduti al livello globale.

L’obiettivo è quello di poter contribuire, attraverso lo sviluppo tecnologico, i suoi prodotti e servizi, alla creazione di una società centrata attorno alla persona e inclusiva, dove ognuno possa essere libero di muoversi. Toyota lo fa sviluppando sia soluzioni di mobilità innovative ed elettrificate, sia nuovi servizi, in grado di connettere le persone, la società, le comunità e offrire loro nuove modalità per muoversi agevolmente e in maniera sostenibile.

Abbiamo intervistato Luigi Ksawery Lucà, Amministratore Delegato di Toyota Motor Italia, per raccontare assieme lo scenario attuale della mobilità elettrificata in Italia e capire le criticità che ci separano dal raggiungimento della neutralità carbonica, a cui Toyota punta entro il 2035.

Luigi Lucà Toyota

Iniziamo parlando dell’attuale scenario della mobilità elettrica in Italia, per capire in che contesto si inserisce la strategia di elettrificazione del Gruppo Toyota.
La nostra strategia di elettrificazione viene da molto lontano. L’ibrido è stata la prima tecnologia elettrificata sulla quale abbiamo lavorato, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e i consumi per il cliente. È partita più di vent’anni fa con la Prius ed è stata estesa poi a tutti gli altri modelli della casa. Questo ci ha portato ad avere oggi circa 19 milioni di vetture elettrificate nel mondo, tutte con una batteria, un motore elettrico e un inverter, che sono i tre componenti chiave dell’elettrificazione. In questi anni abbiamo accumulato una solidissima esperienza sia nella gestione dei motori elettrici, che nelle batterie e più in generale nel completo ciclo dell’energia. Abbiamo imparato ad avere un approccio multi-tecnologico rispetto alle emissioni, per cui abbiamo deciso di perseguire quattro strade: l’ibrido, il plug-in ibrido, l’elettrico e l’idrogeno. Le prime due sono a bassissime emissioni, le altre due sono a zero emissioni seppur richiedano un’infrastruttura di ricarica.

Immagino che quella dell’infrastruttura sia una delle maggiori complessità attuali?
Sicuramente è una delle maggiori, ma non l’unica. Ad oggi l’infrastruttura di ricarica è particolarmente carente, nonostante ci siano diversi partner pronti ad investire. La difficoltà maggiore con cui ci si scontra è la complessità della legislazione italiana. Al di là della volontà politica di investire ulteriori risorse, molte colonnine sono poi inutilizzabili perché manca l’autorizzazione. E poi, il territorio di molte città italiane non aiuta: tra potenziamento della rete, installazioni e permessi da richiedere, diventa di un tema di grande complessità tecnico-amministrativa.

Oltre all’infrastruttura, quali sono le altre criticità?
Dobbiamo considerare che il 65% delle vendite di auto nel nostro Paese sono sui segmenti A, B e B-Suv, quindi parliamo di vetture relativamente compatte e accessibili dal punto di vista del prezzo. Eppure, da parte dei clienti italiani esiste la volontà di andare verso soluzioni a bassissime o a zero emissioni. Possiamo dire che attualmente esiste una distanza fra l’aspettativa e ciò che il mercato è in grado di offrire.

Un intervento dello Stato, con incentivi o sgravi, potrebbe colmare questa distanza?
L’incentivo dello Stato compensa un costo che rimane particolarmente elevato per le vetture elettriche. Quanto ciò sia sostenibile nel lungo periodo, è un grosso punto di domanda. Il nostro obiettivo è quello di mettere l’esperienza a disposizione dei clienti e del mercato, per avere ad esempio un abbattimento importante nel costo delle batterie, lavorando in particolare su quelle a stato solido, che permettono di ridurre i tempi di ricarica. La durata della batteria è uno dei problemi fondamentali su cui si giocherà la partita nei prossimi anni. In questa direzione, stiamo per lanciare la BZ4X, che sarà la prima vettura completamente elettrica di casa Toyota. Il nostro obiettivo con questa auto è di garantire che dopo dieci anni la batteria abbia ancora il 90% di capacità di ricarica.

Quali sono gli impatti sulla mobilità e sulla collettività dei veicoli a zero emissioni?
Gli impatti sono enormi, innanzi tutto sulla qualità dell’aria: non solo questi veicoli abbattono la CO2, ma soprattutto gli inquinanti veri e propri come i NOx. Un altro degli impatti sarà sicuramente il costo dell’energia elettrica: nel momento in cui verrà meno l’accisa sui carburanti, lo Stato dovrà recuperarla altrove. Dal punto di vista del comportamento dei clienti non penso ci saranno grossi impatti, ma ci si adatterà velocemente. Il tema che può far variare effettivamente l’impatto dell’elettrico è l’accessibilità: se l’elettrico rimane una tecnologia per pochi, si creerà un vero problema per la mobilità.

Da questa nostra chiacchierata sta affiorando come il tema dell’accessibilità sarà la chiave. Per capirci e far capire anche meglio ai nostri lettori, quando oggi parliamo di veicoli elettrificati, di che numeri stiamo parlando?
In Italia, i veicoli elettrici o a batteria rappresentavano a gennaio il 3,4% delle vendite. Il numero era molto più alto a dicembre, per via del fenomeno delle immatricolazioni spinte da parte di alcune case automobilistiche, che devono necessariamente immatricolare i veicoli per non pagare le multe relative alla CO2. In questo senso diventa un po’ difficile definire quale sia la domanda spontanea e quale quella indotta. Dal nostro punto di vista, l’ambizione è di avere entro il 2025 un 80% di vetture ibride o plug-in ibride, un 10% di vetture a zero emissioni e un altro 10% di motori cosiddetti convenzionali. Entro il 2030 vorremmo invece passare a livello europeo ad un 50% di veicoli a zero emissioni, grazie all’estensione dell’infrastruttura e alla riduzione dei costi delle batterie.

Il gruppo Toyota ha coniato un termine – ‘Beyond Zero’ – che è diventata anche una strategia e una visione. In cosa consiste?
“Beyond Zero” è il modo in cui intendiamo la mobilità del futuro. Questa filosofia si compone di quattro pilastri: il primo è quello della mobilità elettrificata, ovvero quali soluzioni andiamo a fornire per abbattere le emissioni. Il secondo aspetto è quello relativo all’esperienza del cliente, offrendogli qualcosa che va al di là, qualcosa in più. Questo qualcosa in più è la connettività, che è funzionale alle emissioni: più sei bravo a guidare in elettrico, meno paghi. Sempre qui si apre tutto il tema della sicurezza: le vetture Toyota da anni sono equipaggiate di serie al livello più alto di sicurezza. Ecco che “oltre lo zero” significa puntare ad avere zero incidenti: è sicuramente un’ambizione alta, ma lavoriamo anche in questa direzione. Il terzo punto è quello di andare oltre la mobilità a zero emissioni, offrendola a chi la macchina non ce l’ha, o non la vuole. Ecco che entra in gioco il nostro brand Kinto, con cui offriamo delle soluzioni di car sharing, car pooling, subscription e via dicendo.  Infine il quarto – ma non meno importante – pilastro di “Beyond Zero” è il contributo che diamo alla società. Riceviamo tanto, perché fortunatamente siamo un’azienda che produce e che vende, e abbiamo quindi la volontà e la necessità di restituire qualcosa alla società. E lo facciamo attraverso iniziative volte all’inclusione di chi ha limitazioni alla mobilità.

Lasciamoci con un piccolo assaggio di futuro.
Direi costruire una società basata sull’idrogeno. E questo apre un nuovo capitolo, sia per quanto riguarda la sperimentazione di mobilità e connettività alimentata ad idrogeno, sia per quanto riguarda la produzione a cella combustibile di generatori da inserire su autobus, camion e navi per fornire soluzioni che contribuiscano ad una società più pulita e anche più equa.